L’Italia rischia una condanna per comportamento inumano e degrado dalla Corte europea per i diritti umani. In sostanza il nostro paese ha violato l’articolo 3 della Convenzione sottoscritta. E questo per il problema delle carceri che è una ferita viva e aperta. Il 2022 si è infatti rivelato un anno nero e si è chiuso con un record in quanto a suicidi. Su 203 morti del 2022, 84 sono state persone che si sono tolte la vita.
Queste cifre sono quelle che danno l’idea del panorama del sistema carcerario italiano che è sempre più drammatico. Non c’è solo la questione del sovraffollamento che è ormai cronica: I detenuti stanno in celle da 5/6 persone con uno spazio minore di 3 metri quadrati a persona. A ciò si aggiungano le condizioni igieniche precarie che si traducono spesso in mancanza di acqua calda, di riscaldamento e docce. Quello che colpisce, oltre a tutto ciò è la totale carenza di percorsi rieducativi e di reinserimento.
Il paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria colui che ha scritto “Dei delitti e delle pene” e che per la prima volta ha cercato di focalizzare l’opinione pubblica sulla rieducazione delle persone che avevano agito in modo illegale e sulla prevenzione dei reati, non è in grado di provvedere ai bisogni primari dei detenuti. E men che meno alla loro rieducazione. E questo è davvero grave. Solo 7 detenuti su cento partecipa a corsi di formazione professionale e tre su dieci a corsi scolastici. Ma è grave anche la carenza di educatori. In sostanza nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a un operatore ogni 93 detenuti. Poco riescono a fare le cooperative che si occupano della questione cercando di porre riparo dove possono ad una situazione che è in fase peggiorativa.
Per non parlare della mancanza dei posti letto che ha raggiunto quota 9mila ormai. Nel nostro paese, su 56mila detenuti, uno ogni 670 si è ucciso e questo dovrebbe far riflettere tutti, l’intera società su come modificare il sistema carcerario. Sono numeri drammatici, come drammatica è la situazione vissuta dalle persone incarcerate che, non dimentichiamolo, sono uomini e donne prima che numeri. Giuseppe Battaglia era il nome dell’uomo che si è tolto la vita all’inizio del 2022, il primo morto in carcere e Aldo Latifaj l’ultimo, deceduto tre giorni prima della fine dell’anno.
Redazione