Aria pulita? C’è l’albero

Un albero salva vita. E’ quello posto a Belgrado, capitale della Serbia, in una pizza. Si tratta di un albero davvero speciale che purifica l’aria. Stiamo parlando infatti di un bioreattore che contiene delle micro alghe immerse in acqua che riducono l’anidride carbonica presente nell’aria grazie al processo di fotosintesi. Il bioreattore che purifica l’aria è da 10 a 50 volte più efficace degli alberi normali ed è utilissimo dove non ci sono piante vere, quindi nelle città che non sempre sono provviste di aree verdi. Sicuramente più utile di molti alberi natalizi che ornano le nostre piazze.

Il bioreattore di Belgrado

Anche il Regno Unito sta mettendo a punto una serie di azioni virtuose in favore dell’ambiente. Le autorità hanno messo in campo un progetto decidendo di fare un dono green ai cittadini. Ad ogni famiglia sarà infatti offerto un albero da piantare e saranno i cittadini a scegliere se prendersi cura della pianta oppure affidarla ad un delegato. Gli alberi sono fondamentali per far fronte ai danni ambientali causati dalle emissioni di Co2, ma anche per il benessere psicofisico delle persone. Inoltre realizzare nuove zone verdi crea nuovi posti di lavoro.

Queste azioni sono di esempio per tutti i paesi perché tutti siamo coinvolti in questa crisi ambientale che ci sta facendo vivere fenomeni atmosferici piuttosto violenti, come i recenti allagamenti in Sicilia e il terremoto nel centro Italia, ma anche le eruzioni vulcaniche come quella di Giava, in Indonesia, dove sono morte 14 persone e ci sono stati centinaia di feriti. E ormai tutti sanno che il termine del 2030 per ridurre le emissioni ed arrivare ad un riscaldamento complessivo del globo di 1,5 gradi, sta per scadere. Non bastano quindi certo le buone intenzioni, occorrono invece azioni più drastiche che non sembrano però arrivare dai Governi coinvolti, almeno fino ad ora.

Le previsioni fatte dagli studiosi, in particolare dal gruppo di scienziati indipendenti chiamato “Climate Action Tracker”, ci parlano di un aumento delle temperature pari a 2,4 gradi, quasi il doppio quindi di quanto stabilito dal protocollo di Parigi. Sono dunque assolutamente insufficienti gli accordi presi durante la Cop26. Urge che ogni paese ripensi a quanto c’è da fare entro il 2030 per non arrivare all’inevitabile conseguenza di condizioni meteo estreme caratterizzate da alluvioni e siccità che potrebbero risultare fatali per un miliardo di persone nel mondo colpite dagli effetti del caldo e dell’umidità in modo molto grave.

Bianca Folino