Arte postale, un circuito di vita

Tutto il fascino dell’arte postale, chiamata Mail art, un circuito controculturale che oggi è diventato un fenomeno di nicchia ma che dagli anni Settanta ai Novanta è stato una vera e propria corrente che si è propagata per tutto il globo. In un periodo in cui tutti si lamentavano delle lentezze e dei disservizi postali, diversi artisti, soprattutto visivi si sono rivolti proprio alle Poste per mandare in giro per il mondo le proprie opere. L’intento degli autori era quello di avere uno scambio e una condivisione con altri personaggi del mondo dell’Arte visiva. Non erano solo pittori, ma anche poeti ed esponenti delle avanguardie che prendevano parte a questo circuito piuttosto vitale.

Era poetico anche scegliere i ritmi rallentati delle poste, rivalutare l’attesa di una lettera che, una volta aperta, si sarebbe rivelata un dipinto o una poesia. E quindi, di rimando contraccambiare rispondendo e allargando sempre più il circuito dei partecipanti. Poteva sembrare un fenomeno spontaneo anche perché non c’erano regole precise da seguire, se non l’utilizzo delle poste come vettore per far circolare la propria arte e il fatto che l’iniziativa fosse completamente gratuita. Ma in realtà per quasi 30 anni la Mail art è stata una vera corrente controculturale. I partecipanti volevano in un certo senso uscire dalle logiche del mercato commerciale che in tutti i modi cercava di mercificare l’arte. Si organizzavano anche mostre ed esposizioni e quelli diventavano i momenti in cui era possibile, per gli artisti, incontrarsi dal vivo.

Anche l’Italia può vantare diversi artisti postali, alcuni noti altri meno. Uno fra tutti Vittore Baroni che fino a poco tempo fa ha realizzato, con diversi contributi, una piccola rivista, la “t.a.z.”: si tratta di un magazine che può essere letto con una lente di ingrandimento fornita con ogni numero realizzato in 50 copie e spedito agli artisti. I contributi richiesti dovevano avere la caratteristica di essere davvero piccoli, fossero essi testi o immagini, tanto da poter entrare in una piccola scatola che era il magazine stesso. Ad oggi ne sono state fatte 10 edizioni prima dello stop all’iniziativa.

Vittore Baroni all’opera per assemblare t.a.z.

E’ lo stesso Baroni a parlarcene e ad esprimere qualcosa circa la Mail art: «Il vecchio detto “piccolo è bello” si è sempre applicato al mondo dell’arte postale, dove la piccola unità di misura è quella della lettera standard, della cartolina e del francobollo (d’artista). Oggi, coi costi di spedizione in aumento costante e le incombenti carenze economiche, ma anche con le crescenti preoccupazioni per misure sostenibili ed eco-compatibili a sostegno della sopravvivenza del pianeta, la scelta delle piccole dimensioni – in netto contrasto con il gigantismo (e l’inquinamento mentale) favorito dalle “art stars” – appare ancora più logica, conveniente ed etica. Dopo aver prodotto per trent’anni esatti, dal 1979 al 2009, la rivista di mail art “ad assemblaggio” (con pagine originali inviate dai vari autori) Arte Postale !, raccogliendo opere in cento copie da autori di tutto il mondo, e dopo aver co-prodotto dal 2004 al 2018 la rivista “in scatola” BAU Contenitore di Cultura Contemporanea, ho deciso nel 2019 di cimentarmi in una nuova “assembling zine” chiamata t.a.z. (tiny art zine: “minuscola rivista d’arte”), che ospitando in una scatolina di cartone opere in tiratura di 50 copie nel formato 4×7 cm. intende esplorare il mondo dell’infinitamente piccolo (una piccola lente di ingrandimento è allegata in ogni copia!). Il nome t.a.z. è anche un omaggio al classico saggio di Hakim Bey T.A.Z. – The Temporary Autonomous Zone: Ontological Anarchy, Poetic Terrorism (Autonomedia, NY, 1985 e 1991, tradotto in italiano da ShaKe edizioni nel 1993), uno sguardo provocatorio sulla storia e sull’incerto futuro delle controculture, a cui la mail art è sempre stata strettamente legata. Mi piace l’idea di una rivista che può essere nascosta tra le mani giunte, che puoi mettere in tasca ed esaminare mentre fai una passeggiata all’aria aperta, ritengo che le buone idee non debbano necessariamente essere espresse ad alta voce (o in dimensioni mostruose) per lasciare una traccia virtuosa. Come formiche industriose, i partecipanti a t.a.z., cercano insieme piccole soluzioni a grandi problemi».

t.a.z. numero 1

Oggi forse i tempi si sono fatti più veloci grazie al virtuale e gli stessi artisti utilzzano i social (facebook, Instagram o Twitter) per mettere in circolo le proprie opere. E come ieri, oggi oltre alla condivisione si cercano nuovi contatti, quindi altri artisti o poeti con i quali scambiare esperienze Ma si è perso gran parte del fascino che contraddistingueva la Mail art e l’emozione del ricevere buste da tutto il mondo, più o meno grandi con dentro disegni, posie o immagini varie. Anche l’attesa, in quel caso, diventava parte integrante del processo creato dal circuito. Un circuito estremamente vitale e creativo. E senza nessun fine commerciale.

Il numero 6 di t.a.z.

E comunque il fenomeno è tutt’altro che spento, anzi. Ci sono iniziative in tutto il Paese, ma anche all’estero il circuito continua a far circolare le opere, come il Congresso Decentrato della Mail art che coinvolge l’intero globo ogni 6 anni circa. In Italia da Lecco fino al Sud spesso si fanno partire progetti e quindi si cercano contributi. Come se l’Arte esprimesse la necessità di diffondersi al di fuori del mercato. E di ogni sua logica.

Bianca Folino

(un ringraziamento particolare a Vittore Baroni per le dichiarazioni e le immagini che ci ha fornito)