BattiatoSophia – Ri-Veliamo Radio Varsavia

In 1945 I came to this planet
“Qui parla Varsavia, il cuore del popolo, qui parla Varsavia; Varsavia, con te la vittoria oppure la morte”.
Battiato nasce nel 1945. Il peggio era ormai passato, la guerra quasi un ricordo. Battiato vive sulla sponda orientale dell’isola di Sicilia, in un paesino chiamato Jonia, nome che verrà cambiato in breve tempo, diventando definitivamente Riposto.
Il piccolo paesino in riva allo Jonio è stremato. I tedeschi lo avevano fortificato (Torre Archirafi) e addirittura minato lungo la spiaggia di S. Anna. Alla fine della guerra era ridotto ad un cumulo di rovine.
Radiomarelli
La ricostruzione, per fortuna, sarà veloce ed efficiente. L’Italia e la Sicilia, rinascono dalle ceneri.
In quasi tutte le case di quell’epoca, mastodontica e centrale, appariva una Radio, una bella Radio ingombrante e magica che era stata fondamentale anche per seguire tutti gli eventi bellici. La marca degli apparecchi radio, molto spesso era Radiomarelli, Lyons, Philips, Minerva. Talvolta bastava toccarle per prendere una scossa elettrica, le piccole manopole in bachelite non offrivano la necessaria sicurezza, il filo neutro della corrente in entrata spesso era collegato allo chassis metallico, e forse si rischiava la pelle, chissà, poco importava. Per Battiato quella radio di casa fu l’imprinting iniziale di quella mischia stellare di suoni e lontananze psichiche che tanto lo hanno, anche in seguito, affascinato.
ANALISI
Il brano viene pubblicato per la prima volta nel 1982, nel bellissimo e pensoso album L’arca di Noè. Suggestiva, ancora una volta, la singolare copertina artistica-esoterica, disegnata da Francesco Messina. Radio Varsavia, 4 minuti 09, è la prima traccia dell’album. Il sound abBattiato ha una sua foggia precisa: dovuta anche agli interventi creativi di Giusto Pio, di Destrieri, di Radius. Sequencer e sintetizzatore interpretano i tempi. Ovviamente non mancano i cori dei Madrigalisti di Milano, che offrono al sound di Battiato lo spessore di un’epica formidabile e senza tempo.
Nel 2017 il regista palermitano Luca Guadagnino, inserisce il brano in una scena diventata cult del suo film Chiamami con il tuo nome, film che ottiene 4 candidature ai premi Oscar 2018.
Stan wojenny w Polsce (Stato di guerra in Polonia)
Facevano le bende con lenzuola
Fingevano di non capire niente
Per aiutare i disertori
E chi scappava in occidente
Nel 1981, poco prima che uscisse questo album, in Polonia avviene una grave crisi politica. Il generale Jaruzelski dichiara “lo stato di guerra in Polonia” nel tentativo di spezzare il movimento ribelle di Solidarność. Il paese sarà sconvolto, la libertà dei cittadini sono annullate. La notizia di questa repressione venne diffusa in tutto il mondo, provocando grave sconcerto e diffusa solidarietà ed empatia. Tantissimi attivisti e uomini di cultura cercarono di fuggire, rifugiandosi in occidente. Battiato, che ha dimostrato sempre grande sensibilità sociale, seppure ad un diapason alquanto alto, traduce questo sconcerto nei versi di questa canzone, che, però si avvale di anche di altre, diverse, suggestioni. La recente repressione cui si era assistito richiama la mente e il cuore, infatti, al grande sacrificio della Polonia avvenuto all’alba della prima guerra mondiale.
Radio Varsavia
Radio Varsavia
L’ultimo appello è da dimenticare
5 Settembre 1939: tutta la Polonia era stata travolta dall’imponente avanzata di Hitler. Il paese è ormai in condizioni disperate. Solo Varsavia resisteva e dalla sua Radio (oggi si chiama Radio Polonia) venivano diffusi continuamente angosciosi e sconfortati appelli con il sottofondo della Polacca di Chopin.
“Tu movi Warzawa, serce narodu, tu movi Warzawa; Warzawa, s toba zwyciestwo albo smierc”
“Qui parla Varsavia, il cuore del popolo, qui parla Varsavia; Varsavia, con te la vittoria oppure la morte”.
Nel video musicale che accompagna il brano è la splendida attrice di origini serbe Rada Rassimov ad interpretare l’animus di Radio Varsavia, indossando cuffie radiofoniche ed un evocativo velo scuro sul volto.
Polemiche politiche
“Sull’arca di Battiato c’è la cultura della nuova destra…dall’album viene fuori il «Battiato-pensiero», ed è bene dire una volta per tutte di che pensiero si tratta. E’ un vero Bignami di stimabilissima cultura da Nuova Destra, quella che alletta Cacciari e molti altri. Gli ammiccamenti si sprecano: si ritorna a parlare di «chi scappa in Occidente», degli appelli di «Radio Varsavia»; si mette in prima fila «l’imperialismo degli invasori russi» (davanti a inglesi e americani si intende) (L’Esodo), si apprezza da veri snob la nuova cultura penitenziale cattolica (Scalo a Grado); si affonda nel narcisismo della propria diversità modellando le proprie fantasie sessuali sulle movenze dei danzatori dervisci: la distinzione del linguaggio sembra voler far dire all’ascoltatore: «Euh! Ma com’è colto il Battiato».”
Battiato risponde all’attacco da par suo:
«Non capisco cosa ci trovano nelle mie canzoni che si possa avvicinare ad una certa ideologia che è esattamente all’opposto di ciò che dico io. All’opposto».
Sovrapposizioni
Prendevano sentieri di montagna
Per evitare i doganieri
Ed arrivare in Abissinia
L’Abissinia (Eritrea) viene citata in un’altra importante canzone di Battiato: Aria di Rivoluzione, un brano che racconta di cenni biografici del padre del musicista, che attraversava con il suo automezzo il paese nordafricano. Qui la sovrapposizione è completa: alle antiche vie dei punici si sovrappongono i percorsi familiari-paterni, gli escamotage che prendono corpo, da un’era all’altra, forse da un’ incarnazione punica (Cartagine sarà trattata anche in un’altra canzone), all’altra.
Comunismo
L’orgoglio di fantastiche operaie
Che lavoravano la seta
Le biciclette di Shangai Proprio nel 1982, Mao Tse Tung, presente nel video ufficiale del brano, presenta la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, finalmente la Cina sembra aprirsi all’occidente, mostrandosi come un paese estremamente disciplinato e compatto. La seta e le biciclette, i due simboli del paese, vengono entrambi evocati nel brano.
Anni dopo
L’album, al contrario, contiene brani di una singolarità unica: basti pensare a “Voglio vederti danzare”, una vera si presenta, anzi, con un animus geopolitico addirittura predittivo del futuro. Ma non predittivo e basta.
Diciamo predittivo in modalità alquanto impensabile anni addietro, ravvicinata al reale e al futuro, un futuro letto nel passato oggi a noi presente.