Berlino: dal muro a simbolo di libertà

“Una notte storica per i berlinesi e per il mondo intero… cinquantamila persone hanno varcato il muro da est verso ovest, accolti dall’abbraccio fraterno di una città in festa… le autorità della Germania Comunista hanno incominciato oggi a demolire il muro…”. Ecco come il TG1 dava la notizia della caduta del muro di Berlino. Era il 9 novembre 1989, data che è diventata il simbolo della dissoluzione del blocco orientale. L’Europa, fino a quel giorno divisa, si ritrovava unita, senza più barriere.

Non si può parlare di Berlino senza citare quel suo famoso e infausto simbolo… il muro. Una fortificazione eretta nel 1961 per impedire la circolazione delle persone verso la Germania ovest. Lungo 155 km e alto 3,6 metri, il muro non divideva solamente una città ma anche intere famiglie costrette a vivere separate senza più incontrarsi. Molti furono i morti, coloro che cercarono di oltrepassare quella barriera alla ricerca di pace e libertà, molti altri, invece, furono catturati. Questa era la guerra fredda, una guerra combattuta non con le armi ma con le ideologie e con il terrore di un imminente attacco nucleare. È da qui che vogliamo partire per raccontarvi Berlino, la triste storia di una città martoriata dalla guerra prima e dalla lotta tra americani e russi dopo, una città che ha saputo reinventarsi divenendo oggi una metropoli unica al mondo. Non esistono altre realtà come Berlino, qui tutto sembra essere concesso e la sua apertura mentale è forse frutto di un passato travagliato e per nulla facile. Capitale del Reich prima, simbolo di libertà poi. Berlino è un crocevia di culture, tradizioni ed emozioni che si concentrano per le vie del centro e non solo. Un centro ricco di stili, architetture differenti che si fondono in un tutt’uno, strizzando l’occhio al futuro senza però dimenticare il passato. È la città del mitico orso bruno, la città dei sogni dove i desideri si possono avverare, sarà veramente così?

Regala scorci indimenticabili dal Duomo alla Torre della Televisione presso Alexander Platz, passando per Potsdamer Platz fino ad arrivare al Tiergarten, letteralmente “giardino degli animali”. È uno dei distretti amministrativi e politici della città ma è anche il più grande parco cittadino. Attraversarlo significa entrare nel cuore verde di Berlino, assaporarne la natura, respirare i profumi che solo essa può darci. Si può anche scorgere la Siegessäule, la colonna della Vittoria che, con i suoi 6689 cm, regala una vista a 360° dell’intera capitale tedesca. Capitale il cui cuore amministrativo si trova all’interno del celebre Bundestag, il parlamento federale, con la sua cupola in vetro che stona con l’architettura della struttura. Stonatura ben accettata in una città in continua evoluzione e questo lo sa molto bene anche il più celebre dei monumenti… una delle porte più famose al mondo divenuta simbolo della sconfitta di una nazione completamente rasa al suolo: la Porta di Brandeburgo. Celebre la frase “Tear down this wall!” (Abbatta questo muro!) pronunciata dall’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan durante un discorso tenutosi a Berlino Ovest proprio a ridosso della Porta. Oggi di quella fortificazione rimane ben poco, qualche lastrone di cemento e vari frammenti – per lo più falsi – che vengono venduti ai turisti. Una linea di demarcazione segna il vecchio confine, culminante in uno degli incroci più iconici della città: Checkpoint Charlie, un importante posto di blocco che collegava il quartiere sovietico con quello americano. Ma a Berlino è tutto oro ciò che luccica?

Indubbiamente la metropoli, come la maggior parte delle città tedesche, si presenta ordinata, piacevolmente caotica e ricca di luci ma non tutto è perfetto. Molti la definiscono sporca, trascurata, cupa e grigia. Non sono d’accordo: Berlino ha un’anima propria e i berlinesi contribuiscono a darle personalità. Essa si manifesta attraverso i suoi abitanti che affollano i vari distretti cittadini. Kreuzberg, il quartiere più piccolo, pieno di studenti, artisti e di una numerosa comunità turca; Schöneberg, simbolo della comunità LGBTQ+ dove anche la fermata della metropolitana di Nollendorf Platz si colora di arcobaleno e Charlottenburg ovvero l’anima di Berlino, la sua parte più elegante e cosmopolita.

Se molti “critici” giudicano Berlino per il suo disordine, tutti sono concordi nell’elogiare l’efficiente sistema di trasporto con ben 15 linee di metropolitana. Inconfondibile è il colore giallo dei suoi vagoni, le stazioni interrate e sopraelevate sono imponenti, si tratta della U-Bahn, famosa quanto la Porta di Brandeburgo se non di più. Eccola la città che non dorme mai, la città nella quale potresti perderti, la città che ha dovuto rimboccarsi le maniche e rinascere dalle proprie ceneri, la città un tempo divisa e oggi simbolo di una libertà tanto agognata. In una parola: Berlino. “Alexander Platz, Auf Wiedersehen”, cantava Milva… è proprio il caso di dirlo: arrivederci mia cara Berlino e alla prossima.

Nicolò Jacopo Composto