Dialogare con i propri personaggi fino a scrivere un romanzo, scegliendo con loro ogni particolare di trama e intreccio. E’ quello che solitamente fa Davide Trivi che è da poco entrato a far parte della grande famiglia PlaceBook Publishing & Writer Agency con il suo “Chi ha ucciso Vania Bennet”. Trivi vive tra Piemonte e Lombardia con la moglie e i due figli, è appassionato di montagna, sci e trekking estivo e spesso cammina proprio per fare chiarezza nelle proprie idee, quando i personaggi e le storie affollano la sua mente. “Rifletto meglio quando cammino, la fatica spazza via molte sovrastrutture del pensiero” ama dire. Si occupa di Risorse umane e per questo mette le Persone al centro di tutto, per lui sono l’elemento cardine della giornata e del suo lavoro. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.
Racconta ai lettori in tre frasi chi è Davide Trivi?
Temo di essere uno che non sa rispondere in tre frasi a una domanda del genere! Perché in oltre cinquant’anni di vita sono stato tante cose, molte sono ancora e, spero, sarò nel futuro. Di certo sono un marito, sono un padre (di un ragazzo e una ragazzina); sono un amante della montagna. Uno che ama avere la casa piena di persone e cucinare per loro. Sono una persona che ha sempre lavorato nel mondo delle risorse umane e cercato di mettere gli altri al centro dell’attenzione. Di ascoltare e imparare. A volte riuscendoci perfino! Sono un uomo che ha visto gente in cui credeva voltargli le spalle, che ha subito le sue delusioni, ma che non smette mai di credere nel meglio delle persone. Un illuso, forse un illusore. Uno scrittore.
Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Leggendo. E immaginando storie. Da che ricordo, ho sempre scritto per me o al massimo pochi conoscenti, finché un tremendo fatto di cronaca alcuni anni fa (un ragazzo che uccise la fidanzatina con la scusa di una insulsa e malata idea di amore) mi ha spinto a scrivere il mio primo romanzo (Fragili confessioni) e da allora la passione e la voglia di condividere hanno proceduto a braccetto.
E per il genere Thriller?
Il Thriller è un caso, in verità. Temo di non avere un genere preferito (solo alcuni che proprio non amo) e di spaziare da uno all’altro. Il genere dipende dalla storia che mi viene in mente e temo di non essere un purista; anzi, amo incastrare generi diversi per provare a creare qualcosa di nuovo.
Ti ispiri a qualche autore in particolare?
Suona pretenzioso se rispondo nessuno? Spero di no, perché è verità. Penso di aver assorbito stili e metodi da ogni libro che ho letto, e ho autori preferiti, certo, ma non riesco a trovarne uno d’ispirazione (anche perché leggo veramente quasi tutti i generi).
Come hai scelto il titolo del tuo libro?
A questa domanda non posso rispondere, perché il titolo è parte della trama! Dirò solo che il nome Vania viene da una serie televisiva che stavo vedendo ai tempi in cui è nata l’idea di questo romanzo e che il cognome Bennett viene dal film Pomodori verdi fritti alla fermata del treno.
E come hai creato i tuoi personaggi, ti sei ispirato a qualcuno di reale?
Come dicevo, lavoro nel mondo delle risorse umane e penso di essere un buon osservatore e ascoltatore. Penso di conoscere un po’ la natura umana e i miei personaggi sono sempre ispirati a persone che ho conosciuto; però metto insieme più persone in ogni personaggio, cercando di creare un “essere” funzionale alla storia. Per certo, c’è un po’ di me in ciascuno dei protagonisti dei miei libri.
Che metodo narrativo segui (scaletta, improvvisazione, note registrate ecc.)?
Di solito parto dall’idea che mi viene da fatti di cronaca o racconti di persone che conosco; ne faccio una nota iniziale con alcune domande e pensieri correlati. Se mi viene in mente qualcosa mentre guido, detto le note vocali o scrivo sul cellulare (da fermo). Poi comincio a camminare. So che può sembrare folle, ma in montagna, quando la stanchezza cancella via ogni altro pensiero, mi trovo a parlare con i potenziali protagonisti della mia storia e insieme costruiamo la trama. A quel punto butto giù una scaletta, capitolo per capitolo, di quello che potrebbe accadere e di come narrarlo (narrazione lineare, flashback, singola voce o più voci, e chi più ne ha più ne metta…). Poi comincio a scrivere. Ovviamente della scaletta iniziale rimane poco più di una traccia perché i personaggi prendono a vivere di vita loro e tutto quello che posso fare è cercare di tenerli a bada. Lo faccio rileggendo centinaia di volte quello che scrivo man mano che scrivo (non scherzo, centinaia davvero) e poi, una volta finito, metto via il manoscritto per mesi. Quando lo riprendo in mano, mi do il compito di sfrondarlo il più possibile, di usare meno parole possibili e ricercare la fluidità del discorso. È la fine del parto, il figlio è nato!
Tu sei appassionato di sport e di pittura digitale, porti queste tue passioni nella scrittura e in che modo?
Sì, direi di sì, anche se non obbligatoriamente. Così, ad esempio, la protagonista di chi ha ucciso Vania Bennett è una pittrice, in Fragili confessioni la montagna ha un ruolo importante e in altri manoscritti alcuni personaggi hanno passioni simili alle mie. Cerco però di farlo solo se credo che sia veramente funzionale alla narrazione, altrimenti taglio tutto.
Dalle tue precedenti pubblicazioni hai avuto qualche riscontro?
Sì, per fortuna molto positive. Tantissimi mi hanno scritto e detto che Fragili confessioni è un libro che rimane dentro, con personaggi veri e concreti. Per me il massimo dei complimenti! Molti mi suggeriscono di proporlo per un film o una serie tv e chissà, magari un giorno lo farò!
Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?
In via generale che leggere è divertente, fa riflettere e che ne vale la pena. Per quanto riguarda i miei lavori: che le persone sono complesse, problematiche, difficili, ma anche fantastiche e meritevoli di attenzione.
Come promuoverai il tuo libro?
Sai che non ne ho idea? Qualche suggerimento?
Stai già scrivendo qualcosa di nuovo? Ci puoi dare qualche anticipazione?
Ho due manoscritti finiti. Il primo è un thriller/giallo ambientato nella provincia marchigiana (mia moglie è di quelle parti) in cui vengono trovati pezzi di un corpo in un trolley rosso sulla spiaggia e si scopre che l’omicidio è legato alla tratta delle prostitute schiave dall’est Europa. Il secondo è invece la storia di un uomo dalla sua fanciullezza, durante la Seconda guerra mondiale, fino ai tempi nostri. Un violinista di fama mondiale arrestato per omicidio di stampo terroristico che alla fine dei suoi giorni intraprende un viaggio col nipote mai conosciuto prima. In via di conclusione ho un ulteriore manoscritto che narra di un uomo che incontra un personaggio misterioso durante il suo girovagare per bivacchi alpini…E poi sto discutendo con i personaggi di due thriller, per capire quale scrivere prima: in uno si inizia con un cadavere dentro un estrusore, in una fabbrica: la scena è quella di due gambe di donna che spuntano dal macchinario. Nell’altro invece si parte con il cadavere di una donna legata ad un letto. Uccisa ma senza alcuna violenza sessuale, ed è solo all’inizio di una serie di omicidi. Però, se ti dicessi quante cartelle con idee ho nel computer non ci crederesti (compresa una trilogia di fantascienza e una fantasy)!
Bianca Folino