Negli Stati Uniti si può essere innocenti e al contempo condannati all’ergastolo, così come capitato a Chico Forti. Nel 1990, Forti partecipa al famoso programma televisivo Telemike, e vince. Con quei soldi riesce a realizzare il suo sogno: quello di andare a vivere in America. Arriva così a Miami, in Florida, dove si dedica alla sua grande passione per il windsurf e alla produzione di cortometraggi. La sua vita sembra andare a gonfie vele: sposa una modella, raggiunge grosse soddisfazioni a livello lavorativo e ha tre figli. Nel 2000 gira un cortometraggio mettendo in luce alcuni lati oscuri sull’assassinio di Versace, “Il sorriso della medusa”, ipotizzando che il vero assassino non fosse Cunanan e ci fosse dietro un disegno più grande, in cui la mafia e la polizia giocano un ruolo importante.
Nel febbraio del 1998, Forti si reca all’appuntamento per incontrare Dale Pike (figlio di Tony Pike, proprietario di alberghi e truffatore), ma non lo trova. Da lì a poco scopre che è stato ucciso. Ed inizia così per l’italiano un incubo, che lo porta ad essere condannato all’ergastolo senza un minimo di prova contro di lui. Anzi, alcune prove vengono addirittura inventate: nell’auto di Forti vengono messi apposta dei granelli di sabbia della spiaggia dove è avvenuto l’assassinio, che prima non c’erano.
Insomma, Chico Forti sembra proprio venire incastrato, solo per aver osato alzare la voce contro chi conta. Solo per aver fatto luce su una vicenda piena di lati oscuri e interrogativi irrisolti, in cui la corruzione della polizia e le dinamiche mafiose hanno svolto un ruolo significativo.
Chico Forti resta così in carcere: non ha più la possibilità di andare a fare windsurf, di girare i suoi film e soprattutto di crescere i suoi figli. Si crea però in Italia un movimento a suo sostegno, guidato dall’instancabile zio Gianni e dalla moglie Wilma. Dopo anni e anni di lotte, nel dicembre 2020 arriva finalmente la notizia che tutti aspettavano: Di Maio promette che Chico Forti tornerà in Italia quanto prima, e che entro estate potrà riabbracciare i suoi cari.
Forti viene così trasferito in un carcere in attesa di essere rimandato in Italia. La speranza divampa, le bandiere “Chico Forti free” possono finalmente sventolare in tutta Italia. Ma è l’ennesima porta in faccia.
Il governatore della Florida, che doveva dare il beneplacito per il trasferimento di Forti in un carcere in Italia (con la speranza poi di un nuovo processo), rimane nel silenzio più assordante. Tutto resta fermo, non si sa più nulla: si parla di documenti andati persi, di cavilli burocratici… insomma, gli Stati Uniti sembrano voler trovare qualsiasi scusa per rinunciare all’accordo con il nostro Paese.
E alla fine Forti ritorna nel penitenziario dov’era prima. Resiste ancora, anche grazie ai cani che gli hanno affidato e alla sua grande abilità nel disegno che lo aiuta ad occupare il tempo. Chico Forti è tornato ancora lì, dietro le solite sbarre, in quel penitenziaro della Florida pieno (e non potrebbe essere altrimenti) di criminali.
Ma Forti con loro non c’entra proprio nulla. La sua accusa e la sua condanna sono state inventate all’ombra dell’illegalità. È solo una vittima, una delle tante in realtà, in un mondo in cui se alzi la voce contro i potenti, contro chi conta veramente, ti si può ritorcere tutto contro. Quei potenti, cinici, egoisti, che non hanno un cuore. A differenza di Forti, che invece ha un cuore grande, che lo tiene in vita insieme a un sogno che ancora gli pulsa nelle vene: tornare presto a Trento a riabbracciare sua madre.
Davide Bernardin