Mentre la Croce rossa è alle prese con la conta dei danni del tifone che ha colpito le Filippine, ennesima dimostrazione della crisi climatica in atto, l’Asvis (agenzia italiana sviluppo sostenibile) ha reso nota la relazione che analizza la sostenibilità delle azioni messe in atto da Regioni, Province, Comuni e città metropolitane. A grandi linee si potrebbe dire che ci sono segnali positivi per coltivazioni biologiche, salute e giustizia ma ancora c’è molto da fare sul fronte della povertà, lavoro, energia e biodiversità.
C’è comunque da prendere atto che nell’ultimo anno c’è stato un forte incremento, sia a livello regionale che comunale e provinciale dei processi di sostenibilità. I territori stanno prendendo atto che c’è un’emergenza climatica alla quale urge far fronte e una delle strategie è proprio il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello nazionale. Sembra quasi che i territori stiano cercando di mettere in campo azioni virtuose, visto che a livello nazionale non ci sono al momento decisioni degne di nota. Almeno per gli impegni previsti dall’agenda del 2030 che fa seguito al protocollo di Parigi.
Nel dettaglio, oltre l’80% di Regioni e Provincie ha raggiunto o mostra un trend positivo per le coltivazioni biologiche; oltre il 60% mostra un andamento favorevole per la riduzione dei tempi della giustizia e più del 50% registra trend promettenti per la diminuzione della mortalità e dell’abbandono scolastico. Tra i dati però ci sono anche note negative: il 50% delle Regioni e Province ha ancora un elevato numero di incidenti stradali e disuguaglianza del reddito, il 60% dei territori non raggiungerà gli obiettivi prefissati relativi alle energie rinnovabili, all’incremento del tasso di occupazione e all’aumento della spesa per ricerca e sviluppo, oltre alla riduzione dei rifiuti prodotti che è ancora piuttosto scarsa. Oltre l’80% dei territori non ha ancora raggiunto un’ottima efficienza delle reti idriche e delle emissioni di gas serra. Il 95% di Regioni e Province ha un andamento negativo per quanto riguarda l’efficienza energetica e nessuno dei territori registra trend positivi per le aree marine e per la riduzione del consumo del territorio.
L’Asvis propone ai territori un decalogo per migliorare il ruolo che gli enti locali possono giocare a livello nazionale per raggiungere gli obiettivi posti dall’Agenda del 2030: occorono strumenti di programmazione degli enti locali e l’elaborazione di una strategia a livello nazionale, azioni per limitare il consumo del suolo e per i trasporti che devono virare verso i mezzi elettrici per le città e aree urbane e biometano per le tratte interrurbane. C’è molto da fare insomma, ma gli enti locali e i territori possono e devono fare la loro parte con azioni concrete per riuscire a rispettare il protocollo di Parigi, cioè il raggiungimento nel 2030 di un aumento pari ad un grado e mezzo della temperatura del Pianeta, per evitare che nei 20 anni successivi possa accadere l’irreparabile.
Redazione