Clima: Italia in ritardo

E’ in ritardo l’Italia rispetto ai goal fissati dall’Onu rispetto al protocollo di Parigi che stabilisce una diminuzione pari a zero dell’emissioni di Co2. L’obiettivo serve a far fronte alla crisi climatica in atto per non superare un riscaldamento globale pari a 1,5 gradi centrigradi che porterebbe il nostro pianeta ad avere irreparabili danni.

Il ritardo è messo in evidenza dal Rapporto presentato da Asvis (scaricabile: www.asvis.it) al Festival dello sviluppo sostenibile terminato proprio in questi giorni che ha visto eventi on line e in presenza. Quello che si evince dai dati presentati a Roma è che la situazione è peggiorata rispetto allo scorso anno. Lo studio è il frutto del lavoro di oltre 800 esperti che lo hanno elaborato e mette in luce la situazione italiana rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 elaborata dal Protocollo di Parigi. Nel dettaglio, la situazione è migliorata rispetto a tre obiettivi (energia, cambiamento climatico, pace e giustizia), è rimasta stabile per altri tre (fame, acqua, innovazione) ma è peggiorata per ben nove di questi obiettivi (povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i restanti due (produzione e consumo responsabile e biodiversità marina) non è stato possibile misurare l’andamento. Se poi guardiamo come, complessivamente, si è mossa l’Italia nel decennio trascorso, risulta che per cinque obiettivi ha guadagnato terreno (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), per cinque è rimasta stabile (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per cinque è peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i rimanenti due obiettivi, anche in questo caso, è stato impossibile calcolare l’andamento.

E per il futuro? Sulla base delle tendenze, si legge nel Rapporto, su 32 target quantitativi, in gran parte definiti dalla Ue, se sarà confermato l’andamento registrato, l’Italia potrebbe riuscire a centrare o ad avvicinarsi solo a 7, tra questi: le coltivazioni biologiche, consumi di energia e tasso di riciclaggio dei rifiuti. Negative o decisamente negative appaiono le tendenze su ben 15 target quantitativi, tra questi: povertà o esclusione sociale, parità di genere nell’occupazione, emissioni di gas serra, qualità dell’aria. In sintesi: c’è ancora molto lavoro da fare e non solo da parte governativa. Come già detto in un altro articolo, ognuno di noi può fare la sua parte.

Redazione