Coaching e Crescita Personale funzionano?

Anche in Italia abbiamo importato il mito del facile e veloce “coaching” o “crescita personale”, ma è veramente così? Perché dedicare molto tempo alle terapie quando in realtà bastano delle sedute dal coach di fiducia per risolvere tutti i problemi? Questo è il mito che arriva dagli Stati Uniti in Italia già da una decina d’anni e che oggi si diffonde a macchia d’olio.  Si migliora veramente? E così velocemente? Non parlo di terapia strategica breve ma di professionisti, non abilitati alla psicoterapia, che si prefiggono di risolvere in tempi brevi, problemi di vecchia data. Un’altra obiezione che spesso si solleva è che all’estero non sono richieste tutte queste qualifiche come in Italia. Come se tutto ciò che venga dall’estero sia migliore o degno di essere preso in considerazione.

Sovente, la crescita personale intesa come coaching o come applicazione di tecniche di “auto-miglioramento” ritarda la presa di coscienza dei propri problemi. In realtà, anche i campioni olimpici che si affidano a coach, si rivolgono in realtà, nella maggior parte dei casi, a psicoterapeuti, con un’adeguata formazione per il caso da trattare. Ma questi sono i casi meno importanti, perché quelli in cui si rischia veramente di far danni, sono quelli in cui, invece di affrontare i traumi, si pensa di poter risolvere in questo modo veloce i propri problemi, fra PNL e tecniche semi-esoteriche. Un altro problema è che spesso, in assenza di un disturbo vero e proprio (fobie, attacchi di panico, eccetera) si crede di poter risolvere i problemi della vita con tecniche più o meno valide. Il problema fondamentale è che si cresce attraverso la relazione, anche quella con un terapeuta, che riesce a fare da specchio per problemi che altrimenti potrebbero non mai risultare tali alla nostra coscienza, diventando il nostro destino.

È noto che nella vita di ognuno, il caso, o la fortuna, giochi un ruolo che comunque non può essere trascurato e che definisce già il continente o l’area geografica nel quale vivremo. Ma l’essere intrappolati in maniera ciclica in determinati schemi deve portarci a riflettere. E il fatto che in circolazione ci siano molti professionisti non competenti come vorremmo, non può portare a una generalizzazione della categoria.

Le domande che dobbiamo porci sono: queste persone, che genere di vita fanno? Sarete sorpresi dalla loro mancanza di onestà intellettuale.

Un’altra deriva in arrivo dagli Stati Uniti sono le tecniche di auto-miglioramento fai da te e il pensiero positivo – tossico – che sta degenerando in una filosofia di auto-colpevolizzazione. Entrambe, non tengono conto del fatto che il cambiamento non avviene mai a livello razionale, ma emotivo, e il cambiamento emotivo può essere indotto o livello profondo, inconscio, o da nuove e ripetute esperienze emozionali positive. Non sarà visualizzando e ripetendo a pappagallo filastrocche che cambierete la vostra vita. O supererete i vostri traumi. E tantomeno conoscerete voi stessi. Inoltre, chi non riesce nei propri intenti, in una società che non è stata mai tanto statica come quella occidentale, viene anche considerato un fallito: è colpa tua. Un approccio di questo tipo, a mio avviso, deriva da una dissociazione profonda dell’uomo dal suo ambiente sociale. Sembrerebbe che queste filosofie new age, al limite del magico (io direi piuttosto al limite della ciarlataneria), vogliano distogliere da una realtà che è troppo difficile da affrontare in maniera razionale, dato che non offre niente. Quindi, meglio credere di “transurfare” la realtà, attraverso un’interpretazione del tutto arbitraria della fisica quantistica. 

Anche la negazione delle emozioni, come dell’espressione dei pensieri negativi, è estremamente tossica. L’espressione dei pensieri negativi ci aiuta all’accettazione e all’eventuale miglioramento. Non è fare lo struzzo, o dire che tutto sia bello, che risolverà i problemi, anzi, inibirà nel prenderne coscienza. Le emozioni sono espressioni primordiali di conoscenza: sopprimerle può solo determinare malattie, psichiche o fisiche, impedendoci di accedere al nostro vero sé.

E purtroppo il coaching, l’esoterismo, e altre pratiche, sono tra voi e la vostra eventuale presa di coscienza. Ciò è imperativo soprattutto nel caso di traumi, perché gli anni che perdete, sono gli anni che avete speso soffrendo e non realizzando voi stessi.

Se si vuole veramente iniziare a essere onesti con sé stessi, bisognerebbe valutare le aree principali della propria vita, relazioni con gli altri e benessere fisico e materiale (che non significa avere il panfilo a Portofino, ma poter vivere una vita dignitosa in linea con i propri valori e non nel bisogno).

Alessandra Apruzzese