Coscienza e contatti alieni: quale legame?

Premessa di Mirko Pellegrin

Quale potrebbe essere il connubio fra la Coscienza e l’Ufologia?

Secondo alcune ricerche e ipotesi avanzate negli ultimi anni, la Coscienza potrebbe essere il mezzo o un portale, mediante il quale presunte entità non umane o di origini non terrestre interagirebbero con l’essere umano. Per dirla in parole spicce, la Coscienza sarebbe una specie di autostrada percorsa da queste entità per entrare in contatto con alcuni di noi. Quindi indirettamente, sarebbero esse in grado di alterare la nostra Coscienza o quantomeno manipolarla per crearsi un ponte di collegamento? L’ipotesi è suggestiva e non priva di pro e contro.

Il collega del Cun Triveneto, Francesco Cardinale ha cercato di dare il suo contributo per fare il punto della situazione su questa intrigante ipotesi.

La fisica moderna, a partire dai lavori di Albert Einstein, ha dimostrato l’indissolubile legame tra materia ed energia, come espresso nella famosa equazione \(E=mc^2\). La materia è composta da atomi, che a loro volta sono costituiti da particelle subatomiche. Queste particelle, come i quark, sono in realtà manifestazioni di energia. Tale scoperta ha portato a un cambiamento di paradigma nel modo in cui comprendiamo l’universo: non più una rigida separazione tra materia ed energia, ma una loro interscambiabilità e interconnessione. Possiamo quindi spingerci oltre con ipotesi estreme e indubbiamente accattivanti!

Infatti la fisica quantistica ha ulteriormente ampliato questa comprensione, mostrando che la materia può essere creata e distrutta, e che il vuoto stesso brulica di attività energetica. Questo porta a interrogarsi sul significato stesso della materia. La scoperta dell’effetto osservatore in fisica quantistica ha dimostrato che il semplice atto di osservare una particella subatomica ne altera lo stato, suggerendo che la coscienza dell’osservatore gioca un ruolo attivo nella determinazione della realtà fisica. Scienziati come Niels Bohr hanno ipotizzato che il pensiero debba essere considerato una componente fisica. Quindi esso risulterebbe sostanzialmente un elemento “intrusivo” in grado di portare una modifica anche consistente.

Lo stesso lavoro del dottor Masaru Emoto ha portato un ulteriore supporto empirico a queste teorie. Emoto ha dimostrato che l’acqua sottoposta a parole, musica o pensieri può cambiare la sua struttura cristallina. Acqua esposta a vibrazioni positive formava cristalli armoniosi, mentre quella esposta a vibrazioni negative mostrava delle strutture amorfe. Questo suggerisce che l’acqua possa registrare e rispondere alle energie sottili, un concetto già conosciuto nella cultura giapponese come “Hado”.

L’effetto Maharishi, derivato dalla pratica della meditazione trascendentale, mostra cambiamenti sociologici misurabili in comunità con un numero significativo di meditatori. Questi includerebbero una riduzione dei tassi di criminalità e incidenti, e miglioramenti nella qualità della vita. Su scala più ampia, si osservano effetti positivi anche a livello globale, come la diminuzione dei conflitti e addirittura la stabilizzazione dei mercati finanziari. Questo effetto supporterebbe dunque l’idea che la coscienza collettiva possa influenzare la realtà fisica. Possiamo di riflesso dedurre che ci possa essere anche qualche effetto tangibile sul cervello umano?

Ma che definizione possiamo dare di Coscienza?

Essere “cosciente” significa che si sta vivendo una qualche esperienza: continuiamo a esserlo anche durante il sonno quando sogniamo; lo siamo anche quando non prestiamo attenzione a stimoli esterni, perché magari distratti da altre cose…

Ma certamente non si può dire con certezza che la Scienza abbia individuato i meccanismi grazie ai quali i neuroni del nostro cervello producono lo stato di Coscienza.

Studi hanno dimostrato che l’ascolto della musica produce nel cervello effetti simili a quelli di droghe psicoattive, rilasciando dopamina, un neurotrasmettitore che regola movimenti, attenzione, apprendimento e sensazioni di piacere. Questo dimostra come stimoli esterni possano indurre cambiamenti, anche significativi, nel nostro stato neurologico e psicologico.

È lecito allora ipotizzare che mediante stimoli cerebrali, possiamo aumentare la nostra Coscienza, o quantomeno modificarla parzialmente influenzandola in modo negativo o positivo?

Indubbiamente la consapevolezza e la coscienza umana rappresentano un problema complesso per la scienza moderna. Il filosofo David Chalmers parla del “problema difficile della coscienza”, che riguarda come i processi fisici nel cervello possano dare origine alle esperienze soggettive. L’esperienza personale del narratore, che descrive un risveglio spirituale, suggerisce che la consapevolezza sia una proprietà fondamentale della natura, intrinseca alla materia stessa.

Conclusioni: Unione di scienza e spiritualità

La visione emergente propone che la consapevolezza non sia un mero prodotto della complessità chimico-fisica del cervello, ma una proprietà irriducibile della natura. Questa prospettiva unisce scienza e spiritualità, suggerendo che ogni entità nell’universo, dalle particelle subatomiche agli esseri umani, possieda una forma di coscienza. Questo paradigma apre nuove vie di ricerca e comprensione, cercando di spiegare fenomeni come la percezione, la comprensione e l’intenzionalità.

In sintesi, il legame tra materia, energia e Coscienza invita a riconsiderare il nostro ruolo nell’universo, non più come osservatori passivi, ma come partecipanti attivi in una realtà interconnessa e dinamica.

Cardinale Francesco

Socio Cun Divisione Triveneto

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