Dal Governo dei migliori a quello dei dolori

Quando Draghi è diventato primo ministro nel febbraio dell’anno scorso, è stato accolto da quasi tutta l’opinione pubblica con un plauso. Anche buona parte degli italiani, secondo i sondaggi, conveniva sul nuovo cambio di rotta, ed era contento delle dimissioni di Conte. Si è profilato così il governo di tutti, la kermesse dei migliori. Di destra, di centro, di sinistra. Dei grillini. E in particolare dei tecnocrati. L’unica a defilarsi è stata la Meloni, pensando forse con astuzia che così facendo avrebbe ampliato il suo bacino di consensi, per presentarsi alle elezioni del 2023 come leader indiscusso del centro-destra, con ottime chance di arrivare al potere. Draghi nei primi mesi aveva ottenuto il consenso anche da una parte di chi prima era scettico. Vuoi per il periodo difficile della pandemia, vuoi perché i suoi discorsi asciutti e la sua ottima reputazione in Europa lo mettevano un gradino sopra Conte.

Mario Draghi

Forse anche perché il suo governo pareva gestire la situazione con più criterio e competenza, rispetto al precedente. Almeno era quello che trapelava da buona parte dei mass media. Dai dati emersi dall’Istat, nel primo trimestre del 2022 le nuove attività (ossia il numero di nuove imprese registrate) è calato dell’8,6%. Sono addirittura aumentate le imprese fallite, rispetto all’ultimo trimestre del 2021. Il governo Draghi aveva promesso sostegno alle aziende, che tanto avevano risentito della pandemia. Ma qualcosa sembra non aver funzionato. Poi è arrivato il caro bollette. Forse pochi ricorderanno che la guerra è arrivata poco dopo, e che non sembra c’entrare davvero niente. Un rincaro della bolletta della luce pari al 55% e del gas pari al 41,8 %, mentre il governo prometteva di mettere sul tavolo 7 miliardi di euro per evitare ulteriori aumenti. La guerra imperversa in Ucraina, e la situazione si inasprisce. Sono aumentate le accise sul carburante, si è arrivati addirittura a benzina e gasolio a 2 euro al litro, una cifra allucinante. Il governo Draghi ci mette una pezza, l’abbassa di due spicci. Tra l’altro è solo un contentino, dopo poco tempo il prezzo salirà come prima. La guerra continua. Si arriverà presto alla spesa per le armi dall’1% al 2% del Pil (Prodotto interno lordo): tranquilli, era una promessa fatta alla Nato. E quelle promesse vanno assolutamente mantenute. E arrivano così i tagli alla sanità e all’ istruzione, due tra i settori più importanti per un paese, già tartassati in Italia oramai da anni.

Il Governo Draghi

Ma non è ancora finita. L’inflazione è una lama di machete sul collo degli italiani. Aumentano sempre più i prezzi dei prodotti alimentari, siamo oltre il 20 per cento. Se ciò non bastasse, si prevede anche un aumento dei tassi di interesse sui mutui, deciso della Bce (Banca centrale eropea), con una spesa ulteriore di fino a 400 euro all’anno. Gli economisti parlano chiaro: è colpa dell’inflazione, facendo così in più gli investimenti sull’acquisto delle case diminuiranno, e così a ruota diminuirà anche il prezzo di mercato. Sorge spontanea una domanda, e l’illazione che ne consegue. Quando verranno aumentati gli stipendi? I politici potrebbero fare qualsiasi manovra in Parlamento, se lo volessero. D’altronde quando hanno voluto riprendersi quei famigerati vitalizi, hanno vinto la sfida a mani basse. Ma si sa. In fondo contano di più le logiche dell’economia. Le logiche delle lobby, delle banche. Le poltrone e l’egoismo di potere. I cittadini sono l’ultima ruota del carro, come sempre, sono in prima a fila a pagare le conseguenze della crisi.

Palazzo Chigi, sede del Governo

Un politico, al contrario, non dovrebbe pensare prima al benessere dei propri cittadini? O comunque, venire a sensati compromessi con chi detiene davvero il potere senza mettere alla gogna un popolo intero? Dal governo dei migliori si è passato, insomma, a quello dei peggiori. Il governo Draghi promette sempre di mettere una pezza al periodo brutto, di aiutare i cittadini riducendo con tristi contentini le nostre spese. Un modo più dilettantesco che competente, per affrontare il periodo brutto. L’unica cosa che oramai cittadini sentono sono i dolori. Il parallelismo con Monti è doveroso. Anche lui aveva chiesto sacrifici agli italiani. E anche lui, come Draghi, di fatto era un tecnocrate.

Il Parlamento italiano

Ma ora la situazione è addirittura peggio. Mai si era visto, almeno in tempi recenti, una situazione di questo tipo. Un esacerbarsi delle spese di tale portata. La guerra ha senza dubbio contribuito a questo, ma non si può dare la colpa solo a Putin, come sembrano fare gran parte dei mass media. Draghi dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza, ma di certo non accadrà. Lui non lo dà mai a vedere ma … la plebe, in fondo, è l’ultimo dei suoi pensieri.

Davide Bernardin