E l’acqua sommerse le città

Non è una favola nè un mito del passato: le città sotterranee sono esistite. Come quelle, considerate tanto misteriose quanto affascinanti, della Cappadocia. Parliamo di Derinkuyu e Kaymakli che si trovano nel cuore della regione turca. Sono piuttosto estese e questo da sempre ha catturato l’attenzione degli studiosi che ne sono rimasti affascinanti.

Le due città sono state scavate nella roccia vulcanica, tipica della zona e possono essere considerate come esempi dell’ingegno di pianificazione urbana dei popoli del passato che hanno cercato rifugio sotto la superificie Terrestre nel corso dei millenni. Soprattutto per difendersi dagli arabi durante le guerre arabo-bizantine. I due complessi si sono sviluppati in gran parte tra il Settimo e l’Ottavo secolo d.C, anche se i primi tunnel risalgono con ogni probabilità al 3.000 a.C.

Queste città furono infatti ampliate in un secondo tempo dai primi Cristiani. Nei primi secoli dell’era Cristiana la Cappadocia divenne un importante centro del monachesimo. E proprio in questa zona molti eremiti e monaci venivano a vivere. Nell’area sono state scoperte la bellezza di 200 città sotterranee, queste sono solo le più estese e per questo attraggono visitatori e studiosi anche perchè sono le meglio conservate.

Una curiosità: la più antica fonte che ci parla di città sotterranee è Senofonte che le cita nella sua Anabasi quando parla delle genti dell’Anatolia (oggi Cappadocia).  Le città sotterranee di questa area erano collegate tra loro dai tunnel e chiuse da grandi porte di pietra.  Questi due agglomerati potevano ospitare da 3mila a 50mila persone e avevano diversi camini di ventilazione, luoghi di culto e altri spazi adibiti a cucine e abitazioni.  Derinkuyu si estende per una profondità di 85 metri ed è suddivisa in tre diversi piani che sono tutt’ora visitabili.

Redazione