“E sopra noi il cielo”, è questo il titolo del nuovo romanzo di Tina Mucci edito in queste settimane dalla Placebook Publishing & Writer Agency. Tina Mucci è campana, classe 1966, da tempo coltiva la passione per la scrittura insieme a quella per il teatro, la danza e più in generale l’arte. Sempre per la Placebook aveva pubblicato “Rosso Autunno” e “Ancora una canzone”. Si definisce una persona riservata e proprio per questo l’abbiamo intervistata per i lettori di Kukaos.
Raccontaci qualcosa di te, chi è Tina Mucci?
Parlare di sè stessi non è mai facile, almeno non lo è per me. Sono di Benevento, uno dei capoluoghi della Campania, una città piccola e per me molto bella, anche se un po’ provinciale. Sono rimasta orfana di padre all’età di diciotto anni e ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma. Ho studiato ragioneria, anche se ho sempre preferito le lettere. Ma mi sono diplomata comunque con ottimi voti. Ecco, se proprio devo trovare un difetto alla mia città è che lavorativamente non offre molto, oggi meno che mai. Ho sempre fatto lavori a contatto con la gente, da qualche anno mi dedico a lavori che posso fare da casa per dare spazio all’attività della scrittura. Non sono sposata e vivo con mia madre. Sono una persona empatica, pure troppo, sensibile ma non permalosa, riservata, schietta, a volte dura, sempre diretta.
Tu hai molte passioni, che posto ha tra queste la scrittura?
Le mie passioni sono legate alla musica, al teatro, ai libri. Mi piace cantare, ballare, andare a teatro, a cinema, leggere. Scrivere non è solo una passione. Fa parte di me. È nel mio Dna. Ho cominciato da piccola, a otto anni ho scritto il mio primo romanzo, Per anni ho scritto solo per me e per I pochi coraggiosi che mi leggevano, tra amici e conoscenti. Ho pubblicato il primo libro a poco più di venti anni, ma l’ho fatto a mie spese. Ho tentato anche la strada dell’autopubblicazione. Ora sono felice dove sono, con la Placebook. Ho fatto tanta gavetta, mi sono allenata scrivendo e continuando a leggere. Oggi vorrei poter dedicare ancora più tempo alla scrittura, farne un lavoro vero e proprio. Difficile, in Italia, ma non impossibile. Incrociamo le dita…
Come hai scelto il titolo del tuo romanzo?
I titoli per me sono sempre una incognita. A volte mi vengono in fase di scrittura, a volte solo alla fine. Per questo ultimo E sopra noi il cielo mi è venuto prima il titolo e poi la storia. Magari mi porta bene!
Cosa significa per te destino?
Credo che il destino sia come un libro. L’inizio e la fine sono già scritti, anche molti avvenimenti importanti. Ci sono però delle righe bianche che possiamo scrivere noi. Non credo alle coincidenze, per me le cose succedono perchè devono succedere.
La famiglia dalla quale proveniamo può essere a volte quel cognome del quale fai cenno che pesa come un macigno? E perchè?
Se nasci figlio di un notaio, o di un farmacista e vuoi continuare a fare il lavoro di tuo padre, è tutto più facile, in quel caso essere nato in un determinato ambiente, con quel cognome, è una opportunità. Se invece tuo padre è un delinquente, un poco di buono, un fannullone e tu sei diverso, dovrai lottare contro I pregiudizi, contro gli stereotipi. Tutto è più difficile e costa più fatica. Ci sarà chi crederà in te e vedrà quello che sei, ma ci sarà sempre chi ti giudica per il posto da cui vieni, per il cognome che porti, per il vissuto che hai. Dei faticare il doppio, in certi casi.
A tuo giudizio c’è sempre un’alternativa alle scelte che facciamo?
Secondo me, sì. C’è sempre un momento in cui possiamo scegliere, in cui c’è un’alternativa. Dobbiamo essere bravi a cogliere il momento giusto, se ci interessa cambiare.
Per te quali realtà vanno cambiate?
Purtroppo, ancora oggi, ci sono posti in cui lo Stato non ha nessun potere. Posti in cui dominano l’ignoranza, il terrore, il bisogno di vivere meglio. Anche in questo caso, essere onesti è più difficile, se quello che viene definito sbagliato è a portata di mano. Certo, c’è sempre la possibilità di scelta, ma è una strada in salita.
E l’indifferenza impedisce quel cambiamento?
Assolutamente sì. Voltarsi dall’altra parte, pensare che per certa gente il destino è segnato, sottovalutare I problemi e ignorare le richieste di aiuto sono atteggiamenti deleteri. Nascondere la testa sotto la sabbia peggiora solo le cose. Non è un problema degli altri, è un problema di tutti.
Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?
Non importa dove nasciamo, che retaggio culturale abbiamo, quali sono le tradizioni della famiglia. Possiamo sempre cambiare la nostra vita, in qualunque momento, se non ci soddisfa o non è quella che vorremmo vivere. Ci vuole coraggio, certo, è più facile seguire la corrente. Ma c’è chi ce la fa.
Progetti letterari futuri?
Ho tante trame in testa. Saranno I miei personaggi a decidere quale storia devo raccontare prossimamente. Succede sempre così.
Bianca Folino