Erica o brugo per una semplice tisana alpina?

Se esiste una tisana facile da preparare e ottima come rimedio, anche se blando, a molti fastidiosi malanni è quella preparata con il Brugo (Calluna vulgaris). Bisogna però intendersi immediatamente su cosa sia questa pianta, perché di pianta si tratta come tutti i vegetali che crescono sul nostro pianeta. Si confonde spesso il termine “albero” con “pianta” in quanto nella nostra accezione linguistica assumono lo stesso significato. Quindi tutti gli alberi son piante, ma non tutte le piante son alberi; possono essere arbusti, piante erbacee, felci o orchidee e via dicendo.

Calluna volgaris

Il brugo però viene spesso confuso con l’Erica (Erica carnea) perché ad una prima rapida occhiata non mostra alcuna differenza. Entrambe le specie hanno portamento arbustivo e lo stesso colore più o meno violaceo. Tutti e due vivono negli stessi ambienti: boschi e radure, anche se l’Erica predilige i suoli con tanto calcare, mentre il Brugo si trova più a suo agio sui terreni silicei; e questo è già un problema in quanto sulle Alpi questi terreni si possono incontrare a volte molto frammisti. Capita da noi che le specie vegetali facciano quello che vogliono e se ne infischino delle catalogazioni imposte dalla “amabil scienza” ossia da come la botanica veniva chiamata nei secoli andati. Chi però ha l’occhio fino, attento ai dettagli, può subito distinguer le due piante. Ma come? Basterà prendere tra le mani un rametto e vedere se le foglioline aghiformi sono inserite su questo ad una ad una. Se ciò accade vi trovate di fronte all’Erica. Se invece notate che le foglioline si inseriscono con piccoli fascetti, allora state certi che la specie che avete tra le mani è la Calluna, ossia il “nobile” Brugo.

Calluna Vulgaris

Se ne raccolgono i fiori facendo scorrere tra le dita le sommità dei rametti fioriti, con delicatezza per non staccarli dalla pianta madre alta fino a 60 cm. Molta attenzione deve inoltre essere posta nel non accarezzare anche qualche ape che solitamente popola queste piantine i cui fiori sono ricchi di nettare e consentono la produzione di ottimo miele di colore scuro come quello dei fiori di castagno.

Veniamo alle proprietà della pianta: astringente, vasocostrittrice, antisettica delle vie urinarie, diaforetica, antiinfiammatoria, antireumatica. Insomma un vero toccasana e questo grazie alla presenza nei suoi fiori di: arbutina, tannino, acido fumarico e molte altre sostanze amare dai nomi quasi impronunciabili. Nella medicina popolare ha innumerevoli usi, ma principalmente viene utilizzata per mezzo di decotti, nei disturbi alle vie urinarie (cistiti) in quanto facilita la secrezione urinaria e nel caso di infiammazioni intestinali ovviamente SEMPRE sotto prescrizione del medico-erborista.

Erica Carnea

Da anni raccolgo i fiori in agosto-settembre, ma anche più avanti nella stagione e li lascio seccare all’ombra, poi li metto in vaso trasparente per apprezzarne il delicato colore rosa-antico. Li utilizzo molto semplicemente mettendone un cucchiaio in un pentolino con mezzo litro d’acqua circa. Lascio 10 minuti in infusione. Quando l’acqua è ben colorata, la scolo e metto un po’ di zucchero; non molto in quanto disturba il delicato sapore dei fiori. Ne bevo una tazza e poi….. a letto a sognare le belle brughiere che rivestono i versanti della nostra bellissima terra.

Enzo Bona