Fulmen

E’ fermamente convinto che il nostro mondo abbia bisogno di supereroi, ma che siano rigorosamente made in Italy. Antonio Giordano entra a far parte della grande famiglia della Placebook Publishing & Writer Agency con il suo libro “Fulmen”. Nato in un paesino dell’entroterra siciliano, Giordano ama dire di essere “medico per necessità e letterato per passione”. La sua professione lo ha comunque portato a contatto con il dolore e la morte, oltre che con la malattia con la quale si è confrontato quotidianamente. Ed è stato proprio grazie a questo confronto che per evitare il “burn out” si è in un certo senso rifugiato nella letteratura. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.

Raccontaci qualcosa di te, chi è Antonio Giordano?

Non basterebbero tutte le parole del mondo per esprimere la complessità di un Uomo. Specialmente di un uomo poliedrico e sfaccettato e ricco di multiple personalità come il sottoscritto. Scherzi a parte, sono un uomo dalla personalità semplice, carattere introverso, temperamento melanconico. Medico ospedaliero a tempo pieno, letterato per vocazione, scrittore per passione. Con il sogno di ritornare alle origini e ritirarmi, siccome un novello Cincinnato, a fare l’agricoltore…

Come hai scelto il titolo del tuo libro?

Diciamo che è stato pressoché obbligato; il movente della storia è che i due giovani protagonisti vengono colpiti da un fulmine (anzi da due) mentre fanno l’amore e subiscono l’incredibile trasformazione in supereroe(i). Mi è piaciuto molto, inoltre, usare un termine latino, visto il mio amore per la cultura classica, che però può avere anche, con la stessa pronuncia, un significato in inglese (Full man).

Perché hai voluto parlare di supereroi?
La scintilla è scattata, non saprei perché, una decina d’anni fa, mentre stavo scrivendo “Roba da Matti”, nel capitolo della Morte. Mi intrigava questo evento straordinario che rappresentava uno scacco per la morte (due giovani che muoiono ma rinascono come supereroi). Da allora è rimasta in incubazione fin quando ora non è germogliata. Ho voluto, inoltre, colmare un gap culturale legato alla nostra riconosciuta esterofilia. Perché i supereroi devono essere tutti sempre americani? Non può esistere un supereroe italiano Doc, espressione particolare dell’eccellenza italiana generale? Ricco di cultura e di complessità psicologica, che i supereroi di oltreoceano neanche si sognano?

Il mondo ha bisogno, a tuo giudizio, di supereroi?

Eccome se ne avrebbe bisogno! Vista la complessità dei problemi che il mondo si trova ad affrontare (Guerre, carestie, diseguaglianze, emergenza climatica…) Solo un supereroe potrebbe andare da Putin e fargli smettere l’aggressione all’Ucraina, per esempio… L’Umanità ha sempre bisogno psicologicamente di credere nell’Uomo della Provvidenza, nel Messia, nel Salvatore che si cala dall’alto a risolvere i nostri problemi
Ma trattandosi di un supereroe con poteri speciali, mi spaventa l’idea di una deriva autoritaria e reazionaria

A quale genere letterario ti sei ispirato per scrivere FULMEN?

Il libro è proposto come genere Fantasy ma in realtà non ci sono creature fantastiche in luoghi immaginari. Vi è una prodigiosa trasformazione/trasmutazione dei protagonisti nel nostro concreto contesto storico. Lo avvicinerei di più alla Metamorfosi di Kafka in cui il protagonista una mattina si risveglia trasformato in uno scarafaggio. Lo definirei genere atipico, o come contaminazione di generi (contaminazione tra romanzo rosa, romanzo di formazione, fantascienza, fumetto, parodia)

Secondo te, quali sono il punto di forza e le attrattive peculiari del tuo libro?

Credo che il punto di forza sia l’originalità della trama in cui l’irrazionale irrompe nella realtà e porta alla nascita del supereroe. Il libro presenta numerose suggestioni psicanalitiche: l’evento straordinario e la magica trasformazione che coinvolge Eros, Tanatos, Morte e Rinascita; il mito del Supereroe visto in chiave problematica (l’accidentato percorso di formazione); l’ambivalenza/fusione/identità di genere (eroe bisex, eroe unisex); lo scontro tra diversità e normalità e la condanna alla fuga; vi è, inoltre, un pizzico di sano erotismo, per rendere il piatto più stuzzicante e saporito; dialoghi incalzanti; richiami all’attualità

Com’è nata la passione per la scrittura?

Diciamo che mi è sempre piaciuto scrivere, a scuola facevo sempre dei bei temi e mi appassionava la cultura umanistica, in terza media ho avuto 10 in latino. Questa passione latente si è concretizzata circa 30 anni fa, posso datarla con precisione, perché legata a un fatto contingente. Quando abbiamo avuto i nostri due bambini, invece di ricorrere alle favole classiche ho cominciato a raccontare delle storielle inventate con protagonisti i loro giocattoli (trenino, aeroplanino etc). Il gradimento è stato spettacolare e da lì è nato il mio primo libro “Favole a cucù’ – Tecnofavole metropolitane per bambini (e non ) di oggi”.
Poi è venuto il secondo libro, una raccolta di poesie (“Per…Verso”) che avevo scritto nel corso degli anni e poi tutti gli altri.

Valutando complessivamente la tua esperienza letteraria, com’è andata?

Onestamente, non bene, devo ammettere. Non sono riuscito a compiere il salto di qualità. Sono rimasto un Autore perennemente esordiente e sempre in attesa di emergere. O mi sono sopravvalutato o non mi sono saputo “vendere”. Ma siccome si scrive principalmente per il piacere di scrivere, devo dire che mi sono divertito molto a “creare” personaggi e vite fantastiche, è come vivere tante vite parallele; sono già al diciottesimo libro e continuo a scrivere con un piacere immutato. Del resto, di solito, si viene “scoperti” e valorizzati dopo la morte, per cui preferisco rimanere un Autore sconosciuto. Diffido chiunque , in ogni caso, dallo scoprirmi a posteriori, lo perseguiterò con i peggiori incubi

Tu fai il medico, quanto hai portato in questo libro della tua professione?

Nello specifico, la protagonista è una studentessa di Medicina prossima alla laurea. In generale ogni autore racconta sempre la sua vita nelle sue opere. Io per 35 anni sono stato Medico ed è un’esperienza che ti segna profondamente. Ho imparato il metodo razionale logico-deduttivo. Il Medico è come un investigatore/eroe che partendo dagli indizi deve risalire al colpevole (la malattia) e sconfiggere il mostro. Il Medico, inoltre, affronta quotidianamente esperienze di sofferenza, dolore, morte. Stabilisce un rapporto empatico profondo con il Paziente, chi soffre, si “spoglia” non solo dei vestiti. Questo arricchisce immensamente sul piano umano, emotivo e psicologico.

Un parere da medico: credi nel potere terapeutico della scrittura?

Assolutamente sì. La Parola non ha solo un valore descrittivo, ha anche un potere creativo. Nella Bibbia è detto: “All’inizio era il Verbo… e il Verbo era Dio” . Il verbo indica un’azione, nominare una cosa equivale al crearla, a definirla, traendola fuori dall’indeterminatezza. La psicanalisi si basa sull’uso delle parole scritte e dette, il pensiero e la comunicazione si basano sulle parole

Ami la fantascienza?

Non particolarmente, mi intriga di più in un’ottica distopica, mi piace immaginare un futuro travagliato e contorto, peggio della realtà attuale; del resto al peggio non c’è mai fine

Quanto la fantasia ci può aiutare a sopportare la quotidianità?

Moltissimo, è pur sempre una forma di evasione in cui proiettare i nostri conflitti inconsci e reconditi e vivere la vita che vorremmo attraverso i protagonisti delle storie di fantasia. E’ il meccanismo di proiezione/transfert che ci spinge a immedesimarci nei nostri miti e nei personaggi famosi.

Progetti futuri?

Avrei l’aspirazione di comprare una casetta piccolina (magari non in Canada) e vivere secondo Natura, facendo l’agricoltore. Continuerò a scrivere sicuramente, a prescindere dal riscontro commerciale. Ho tante idee e progetti che mi frullano in testa.

E desideri da realizzare?

Come desiderio minimo vorrei scrivere un best seller, un libro che venda alla grande e diventi popolarissimo e dal quale magari venga tratto un libro o un gioco. Il materiale e i presupposti ci sarebbero perché tutti i miei libri sono molto originali come trama e contest; il desiderio massimo sarebbe di vincere il premio Nobel per la letteratura. Dici che sono esagerato? Sicuramente, ma sognare in piccolo e in grande costa alla stessa maniera. Il governo, ancora, non ha pensato di tassare i sogni.

Bianca Folino