Horror per caso più che per scelta

“Orrore equilatero” si intitola così il nuovo horror di Gian Luca Scendoni che entra così a far parte della squadra degli autori della Placebook Publishing & Writer Agency. Scendoni è nato nel ‘71 a Roma dove vive con la moglie e il figlio e dove è in parte ambientato il suo romanzo. Questa non è la sua prima pubblicazione e sta già lavorando ad un nuovo libro. Il genere proposto non è stato una scelta dell’autore quanto piuttosto un work in progress: mentre stava scrivendo la trama ha iniziato a complicarsi e ad arricchirsi di elementi che viravano sempre più verso l’horror. Proponiamo ai lettori la sua intervista.

Come hai scelto il titolo del tuo libro?

Il romanzo si sviluppa su tre distinti piani temporali, con altrettanti protagonisti le cui vicende si alternano, si intrecciano e si influenzano a vicenda, nell’arco di circa sessant’anni. Mi piaceva l’idea di un titolo che, oltre a dichiarare il genere d’appartenenza, suggerisse il concetto di triangolo e rimandasse anche più in generale alla geometria, uno degli aspetti che nella storia vengono maggiormente sovvertiti, in particolare per quanto riguarda l’architettura labirintica e sregolata delle ambientazioni.

Questa non è la tua prima esperienza editoriale però, hai già scritto due romanzi…

Sì, anche se negli altri miei lavori le componenti che caratterizzano Orrore equilatero sono invertite: se infatti quest’ultimo è in buona sostanza una storia del soprannaturale contaminata da elementi tipici della fantascienza, come per esempio i paradossi temporali o gli universi paralleli, negli altri casi è la Fantascienza l’ingrediente dominante inquinato da incursioni nel macabro e da influenze metafisiche.

E come ti sei trovato con la Placebook?

I due editori, Fabio Pedrazzi e Claudia Filippini, si sono rivelati sin da subito molto disponibili, sempre pronti a rispondere a ogni dubbio con chiarezza e semplicità, anche e soprattutto durante l’impegnativa fase di lavorazione che ha preceduto l’uscita del libro.

Perché hai scelto il genere horror?

In questo caso in particolare, non posso dire di averlo scelto di proposito. All’inizio avevo in mente una storia ben precisa che si sarebbe dovuta tradurre in un breve romanzo di Fantascienza. Poi, di stesura in stesura, l’intreccio si è fatto più complesso, i personaggi si sono aggiunti uno dietro l’altro, e il racconto ha preso una direzione inattesa, perdendo per gradi la sua connotazione fantascientifica originale, fino a dilagare in un tomo di quasi cinquecento pagine.

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Però tra gli ingredienti della storia c’è anche una dimensione esoterica, cosa è per te l’esoterismo?

È un argomento che mi interessa esclusivamente come espediente narrativo. Uno dei personaggi del romanzo si imbatte in una serie di simboli che gli vengono rivelati attraverso i sogni e che lui si illude possano indicargli la strada per un diverso piano della realtà. Viene però ingannato e manipolato, e si trasforma in un feroce assassino disposto a compiere qualsiasi efferatezza pur di rimediare agli errori che gli sono costati tutto.

E la dimensione temporale?

In Orrore equilatero è il fattore centrale, il più spaventoso proprio perché l’unico davvero incontrollabile.

Qual è a tuo parere il rapporto tra passato, presente e futuro?

Si potrebbe dire che il futuro influenzi il presente allo stesso modo del passato, perché le nostre scelte spesso sono condizionate dalla paura delle ripercussioni che potrebbero avere un giorno lontano. Nel mio romanzo, sono proprio l’indecisione, il timore delle conseguenze e la sottovalutazione dei rischi a innescare la sequenza di tragedie che colpiscono i tre protagonisti.

Tu vivi a Roma, e in parte la storia è ambientata proprio nella capitale…

Sì, infatti. Ho cercato di rendere al meglio non solo il contrasto, ma anche le sinistre analogie, tra il piccolo paesino fantasma con il suo intrico di vicoletti tortuosi di cui è quasi impossibile trovare l’uscita, e la metropoli attraversata da arterie larghe e intasate che pure possono tramutarsi a loro volta in un labirinto dagli sbocchi imprevedibili: tanto nel fatiscente agglomerato di casupole storte in cima alla collina a picco sul mare, quanto tra i condomini svettanti della periferia romana, ci si può imbattere in squarci su realtà inaspettate e spaventose.

Quale messaggio vorresti arrivasse ai lettori?

In Orrore equilatero c’è più di un omaggio a scrittori del passato come Fritz Leiber o H. P. Lovecraft, che tra l’altro compare in una sorta di particolarissimo cameo nel prologo del libro. Non sarebbe male se, col mio romanzo, riuscissi a instillare la curiosità per tutti quegli autori, adesso in larga parte dimenticati, ma che, agli inizi del secolo scorso, con i loro racconti ricchi di influenze e contaminazioni tra le più disparate e improbabili, hanno riempito le pagine dei “pulp magazine” e inaugurato il cosiddetto genere “Weird”.

Hai già avuto qualche riscontro?

Ci sto provando, ma non è facile farsi notare e ritagliarsi un proprio spazio credibile in un panorama affollato e variegato come quello dell’editoria italiana di genere. Neanche risultare originali è semplice.

Progetti futuri?

Per il momento, è in preparazione l’uscita di un nuovo romanzo che dovrebbe arrivare negli store in primavera. Più in là, ho in programma di mettere insieme un’antologia di racconti.

E sogni nel cassetto?

Quelli non mancano mai. Casomai, sono i cassetti a non bastare.

Bianca Folino