“I delitti di Allah”, è questo il titolo dell’ultimo romanzo di Pierfrancesco Prosperi pubblicato con PlaceBook Publishing & Writer Agency. Prosperi, classe 1945, è nato ad Arezzo dove vive e lavora. Architetto specializzato in urbanistica ha iniziato a coltivare la sua passione per la scrittura quando ancora era giovanissimo. Da sempre ama la fantascienza, il fantasy e quella che potremmo definire storia alternativa. Ha scritto per Segretissimo Mondadori e sceneggiato diversi fumetti tra i quali Topolino, Diabolik e Tiramolla. Ha anche un sito che invitiamo a visitare: www.pierfrancescoprosperi.com .
In tre frasi, chi è Pierfrancesco Prosperi?
Un architetto diversamente giovane (classe 1945) che per una serie di motivi continua a lavorare, e a scrivere due o tre romanzi l’anno (questo è il 49° pubblicato; il n. 50 sarà un Segretissimo che esce a marzo). Inoltre per molti anni ha scritto sceneggiature per fumetti.
Come hai scelto il titolo del tuo libro?
È un giallo ucronico, ovverosia un giallo che si svolge in una realtà parallela, immaginaria; nella fattispecie, siamo a Firenze ai nostri giorni, ma è una Firenze, come tutta l’Italia, sotto un governo islamico confessionale che ha preso il potere nel 2015.

E perché hai voluto scriverlo?
Si tratta di uno spin-off; tra il 2006 e il 2018 ho scritto quattro romanzi sulla svolta islamica dell’Italia, con un crescendo di avvenimenti drammatici che portano dapprima alla secessione delle regioni del Nord-Est che non intendono vivere sotto l’Islam, e infine alla instaurazione del peggior regime possibile: quello dell’ISIS. Ho pensato di utilizzare lo sfondo e i personaggi di quei libri per una storia gialla che potrebbe dare adito a una serie.
Tu hai scelto di occuparti di generi precisi, c’è una motivazione dietro questa scelta?
Fin dall’inizio (parlo degli anni 60…) ho curato per naturale inclinazione due generi: l’automobile (cui ho dedicato tre romanzi, il ciclo di Autocrisi) e gli universi paralleli con relativi viaggi nel tempo. Successivamente mi sono avventurato nel giallo e nello spionaggio, e attualmente sto curando una serie di avventure fantaspionistiche su Segretissimo Mondadori).
Però hai sceneggiato anche fumetti, ecco che relazione c’è tra questi lavori e quelli più specificatamente letterari?
Il fumetto è un vecchio amore, vecchio come la fantascienza. Ho cominciato a scrivere per il Monello e l’Intrepido, oggi scomparsi, sceneggiando alcuni miei racconti di fantascienza; poi sono passato a Skorpio e Lanciostory, infine ho spiccato il volo per Topolino, Diabolik e Martin Mystère. Il fumetto è un parente stretto del romanzo di avventura; più facile, veloce e divertente da scrivere, meno approfondito, rende anche un po’ di soldi. Ma alla base di tutti e due ci deve essere una buona idea e dei personaggi credibili.

Solitamente come lavori, segui una scaletta o fai degli schemi?
In genere ho in mente una scaletta o almeno un’idea-base di come nasce e si sviluppa la storia; poi, irrazionalmente, scrivo volta a volta la scena che mi viene in mente, senza una cronologia precisa; alla fine poi rimonto e amalgamo il tutto.
E da dove trai ispirazione per le tue storie?
Basta girarsi intorno. Siamo bombardati da notizie e da spettacoli, molti dei quali suscettibili di suggerire storie. Può essere una new del tg, un articolo di Panorama, una discussione tra amici o tra sconosciuti, un libro o un film… a un tratto si accende una lampadina. Prima non c’era nulla, poi d’un tratto ecco l’idea. Poi è tutto un lavoro di riflessione e di ampliamento, fino ad arrivare al racconto, al romanzo o al fumetto.
Ci sono autori che ti hanno influenzato?
Parecchi. In campo internazionale Asimov, Bradbury, Clarke, Ballard, Frederic Brown, il geniale Philip K. Dick e vari altri. In Italia, oltre che con vari bravissimi colleghi ho grossi debiti con Calvino e soprattutto con Dino Buzzati.
Potrebbero esistere realtà o mondi paralleli a tuo giudizio?
Bella domanda. Credo che esistano, anzi che ce ne siano infiniti; il problema è che se esistono si tratta di mondi non comunicanti fra loro appunto perché paralleli, e solo i personaggi dei miei libri e quelli di altri autori riescono a superare le barriere e a visitarli… quindi probabilmente non lo sapremo mai.

Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?
Il messaggio è sempre uno solo: un invito ad aprire la mente, a considerare la realtà sotto aspetti diversi da quelli soliti, quotidiani; nella fattispecie, a chiedersi come potrebbe essere la vita qui da noi se certi fatti storici fossero andati diversamente, se ad esempio i turchi nel 1571 avessero sconfitto la Lega Santa dei cristiani a Lepanto, se oggi fossimo davvero sotto un regime mussulmano… In fondo, siamo cattolici più per caso che per scelta, più per nascita che altro. Se fossimo nati a Smirne, tanto per dirne, avremmo il 98% di possibilità di essere seguaci di Maometto.
Hai già avuto qualche riscontro?
Ogni tanto, non troppo spesso in verità, mi capita di scambiare punti di vista con colleghi o semplici lettori, per mail, telefono o di persona. E rilevo che le mie idee, i miei dubbi sulla Storia che poteva essere e non è stata raccolgono interesse e curiosità. E nascono altre idee, altri spunti… e domani altre storie.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Cerco di essere sempre occupato su qualcosa. Il dramma è quando termino un romanzo e non ho un’altra storia cui mettere mano. Per qualche giorno mi sento smarrito, vuoto. Poi riparto. Adesso ho appena ultimato un romanzo ucronico su un’Italia divisa in due, nel dopoguerra, come la Germania, con una repubblica popolare di osservanza sovietica che comprende le tre Venezie e l’Emilia-Romagna… poi nel 1989 crolla il Muro. Bene, adesso devo ripartire.
Bianca Folino