Si intitola “I miei animali” ed è l’ultimo libro di Domenico Lupo, classe 1968, edito dalla Placebook Publishing & Writer Agency. Da sempre coltiva il piacere di scrivere e di leggere che sono un reale amore per i libri, considerati da Lupo “pane per chi non è mai sazio di imparare”. Sempre con la Placebook ha pubblicato i romanzi “L. come apocalisse” e “Cantitu Appurate”.
Di se stesso dice: “Scrivo per narrare qualcosa, lo stesso che la mia mente racconta a me. Ogni idea, ogni frase son già là dentro. A me il piacere di invitarle a stendersi sulle pagine di un libro, a voi quello di farlo vostro”. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.
Quando è nata in te la passione per la scrittura e quanto è importante?
Il mio primo racconto l’ho scritto a sedici anni. Mi era piaciuto farlo: avevo creato qualcosa di mio. Ho continuato. Più che una passione, per me scrivere è un piacere, come mangiare un piatto di tortellini con la panna quando si è affamati, seduti a tavola con la persona che si ama.
Sei passato dal genere thriller alla quasi favola, cosa prediligi dal punto di vista letterario?
Ho sempre amato le storie che sapessero scivolare su piani al limite del surreale, entrandoci però in punta di piedi, tanto da lasciare spazio alla fantasia del lettore. La definizione “quasi favola” è di certo calzante, perché in ogni favola si può sempre celare un orco. O meglio, un “quasi orco” e con lo stesso, il mistero, quello che sa dipingere le favole con tinte che non ti aspetti.
Perché hai scelto gli animali come protagonisti del tuo libro?
Di loro mi piace la spontaneità, la semplicità nel proporsi, il non giudicarti.
A tuo giudizio cosa lega gli animali agli uomini?
Mi viene invece da pensare a ciò che lega gli uomini agli animali. Possiamo forse ritenerci incompleti, senza di loro?
Ti sei ispirato a qualche autore in particolare?
Se sì, inconsciamente.
E più in generale quali sono I tuoi autori preferiti?
Ho sempre apprezzato Jorge Luis Borges, come Stefano Benni, fin dai suoi esordi in libreria. Ma non ho mai dimenticato di dedicare tempo alla lettura di Thomas Mann e John Steinbeck.
Possono gli animali mostrarci una via alternativa per la salvaguardia del nostro pianeta?
Forse esistono proprio per questo.
Che messaggio vorresti arrivasse al lettore?
Spesso si scrive per il desiderio di essere letti e apprezzati. A volte lo si fa solamente perché la fantasia ci bussa alla porta.
Progetti futuri?
Quando si tratta di scrittura, ho la brutta abitudine di non farne e quella di ritenere che il libro più bello sia quello che non ho ancora scritto. L’altra brutta abitudine, considerare brutte le prime due.
E sogni nel cassetto?
Ne ho fatto costruire uno grande da un falegname di mia fiducia. Quando mi ha chiesto a che cosa mi sarebbe servito, gli ho risposto di costruirne uno anche per lui. Ogni tanto lo apro e ci guardo dentro, ma senza mai rovistarci troppo in fondo.
Bianca Folino