Il De Pisis del sabato pomeriggio

Come vi ho già raccontato, molti dei miei sabato pomeriggio di quando ero ragazzo, li passavo a Brera, alla Pinacoteca. Tappa fissa erano due opere: Il pergolato di Silvestro Lega e Lungosenna aux Invalides di Filippo De Pisis. Oggi vi voglio parlare di quest’ultimo. Arrivavo verso le 15 e ne uscivo alle 18… tre ore passate, a volte, solamente davanti a questo dipinto.

Se lo osservate bene ci sono un’infinità di particolari, colori, emozioni e sensazioni. Ci vedevo l’autunno e l’aria umida di Parigi dopo un temporale, di cui il cielo ancora ne porta le tracce… la bellezza del palazzo di sinistra e la solitudine della statua equestre. De Pisis aveva la capacità di lasciare libera l’immaginazione dello spettatore, senza ingabbiarlo in rigide costruzioni cromatiche o di forma… la sua pittura mi è sempre piaciuta perché erano suggerimenti mai ben definiti, ma che nel loro insieme riuscivano a farmi emozionare.

Quest’opera non è grande, un 40×50 o un 50×60, non ricordo… dipinta su di una tavoletta di masonite che l’autore lascia trasparire sullo sfondo e utilizza per dare una uniformità di colori caldi. Il suo concetto di pittura: essenziale e indicante, l’ho poi utilizzato nella scrittura. Dipingere e scrivere li ho sempre trovati due mezzi artistici affini e intersecanti, così come ho sempre trovato un’affinità tra i lavori di Cesare Pavese e le opere di De Pisis. Stessa malinconia e stessa ricerca di un sé profondo.Nel De Pisis del sabato pomeriggio riuscivo a passeggiare per Parigi… riuscivo persino a sentirne l’odore e la solitudine del piccolo personaggio, seduto sulla riva, la cui sagoma si rispecchia nell’acqua della Senna.

Quando circa trent’anni dopo andai nella capitale francese, volli guardare quello scorcio, cercando di filtrarlo con gli occhi di De Pisis. Ricordo che mi accesi un Toscanello e rimasi quasi un’ora a fissare quello avevo davanti agli occhi. Era tutto diverso, non era autunno ma quasi estate… e non era sabato pomeriggio, ma quel dipinto continuava a sovrapporsi a ciò guardavo. Tornai a Milano e tornai a Brera… avevo la necessità di pulire i ricordi e rinnovare le mie emozioni.

Fabio Pedrazzi