Il fascino di un velo di marmo

Sembra seta ma in realtà è marmo. E’ quello che copre il viso del Cristo di Giuseppe Sanmartino, capolavoro indiscusso che sembra davvero palpitare di bellezza. Si trova nella cappella di Sansevero a Napoli, proprio nel centro storico, ed è un luogo pieno di mistero, con molte sculture e ornamenti. La cappella fu realizzata alla fine del XVI secolo ed era il tempio sepolcrale della famiglia di Sangro che deve la sua fama alla figura eclettica del principe Raimondo. Fu lui che nel 1750 decise di realizzare uno spazio particolare che fosse rappresentativo della potenza del suo casato. Un luogo che fosse valorizzato da numerose opere d’arte.

E il capolavoro assoluto fu proprio il Cristo velato di Sanmartino (Giuseppe Sanmartino 1720-1793), opera realizzata utlizzando un unico blocco di marmo che rappresenta il corpo di Cristo, dopo la deposizione dalla croce. La statua marmorea si trova al centro della navata come se avesse un dialogo privilegiato con le altre sculture presenti nella cappella. Sanmartino ha riprodotto tutti i segni del martirio dal costato scavato, alle trafitture dei chiodi, dalla vena palpitante sulla fronte fino alla corona di spine e ai chiodi posati ai suoi piedi. Ma quello che colpisce di più il visitatore è il velo che sembra davvero tale, come se lo scultore fosse stato capace di piegare e alleggerire il marmo per renderlo trasparente.

Sono diversi gli anedotti che riguardano il velo. C’è chi dice che non sia stato realizzato dallo stesso blocco di marmo, ma da una procedura di calcificazione chimica dei cristalli di un velo reale posto sopra il marmo e poi fuso. In realtà non si sa come sia stato fatto questo meraviglioso velo del sudario, ma sicuramente lo scultore è riuscito a colpire nel segno, facendo rimanere meravigliati i visitatori. Del resto il principe di Sansevero fu un indagatore dei misteri della natura, tanto che dentro la cappella ha voluto installare le cosiddette Macchine Anatomiche: due scheletri umani attorno ai quali è coservato l’apparato circolatorio. Anche in questo caso è sconosciuta la tecnica utlizzata anche se circolano diverse storie in proposito, alcune anche piuttosto cruente.

Infine vale la pena di citare Antonio Canova che era un’estimantore dell’opera di Sanmartino, del resto egli stesso fu capace di dare al marmo la consistenza della carne umana. Si pensi per esempio alla sua scultura “Il ratto di Proserpina”. Nonostante le dicerie che riguardano il principe e la sua cappella e gli anedotti circa la statua di Sanmartino, il Cristo velato rimane un capolavoro da ammirare. E da non perdere.

Redazione