Il fiore caduto

“Il fiore caduto” è questo il titolo dell’ultimo romanzo di Claudia Calisti che entra così a far parte della squadra di autori targata PlaceBook Publishing & Writer Agency. Calisti, classe 1951, è nata a Roma e si è laureata in Lettere Moderne. Da sempre coltiva la sua attitudine alla scrittura ma anche alla lettura. Tra le sue passioni ci sono anche le lingue straniere, la pittura e la danza. Ma la sua più grande speranza è quella di avere lettori entusiasti delle sue storie. L’abbiamo intervistata per i lettori di Kukaos.

Presentati ai lettori, chi è Claudia Calisti?

Sono una nonna scrittrice da sempre, fin da bambina. Spazio in argomenti diversi ma sempre realistici, anche nelle favole. La scrittura è la mia grande vocazione ma ho molti altri interessi, come le lingue e i linguaggi, la danza, la pittura, la botanica.

Perché hai voluto scrivere questo libro?

Perché il tema che tratta è drammaticamente attuale e penso che prevenire sia meglio che curare: nei limiti del possibile.

Come hai scelto il titolo?

Pensando alla amicizia che è un fiore, nella vita, che va coltivato con cura affinché non cada miseramente.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Mi piace da sempre osservare e ascoltare la gente e sono ipertimesica, quindi ho una memoria biografica straordinaria, per cui fermare i ricordi con parole scritte e immagini mi viene naturale. Oltre al fatto che ho sempre letto, e leggo, moltissimo, piĂą di quanto ho scritto e scrivo.

Ci sono autori ai quali ti ispiri?

Letteratura americana moderna e contemporanea e saggistica. Studi scientifici sul comportamento. L’elenco sarebbe lungo.

Come hai creato i tuoi personaggi?

Mi ispiro alla realtĂ , alla cronaca, alle esperienze vissute direttamente e indirettamente.

Hai voluto dare al tuo personaggio il nome del suo stesso disturbo…credi che i nostri nomi in qualche modo ci definiscano?

Qualche volta è possibile. Io ad esempio ho tre nomi di battesimo di cui i primi due si contrappongono: Claudia, Alida, Laura. Il primo vuol dire zoppa, e meno male che per me la danza è solo un hobby, ma il secondo vuol dire guerriera, il che corrisponde a verità. Non sarei qui, infatti, se non mi fossi opposta alla mia sorte, più volte, vincendo la battaglia. Fino a oggi. Quanto ai nomi dei personaggi delle mie storie, faccio particolare attenzione nell’assegnarli, perché mi piace siano simbolici, come in questo caso: Narcise di nome e di fatto. Comunque resto del parere che si debba fare molta attenzione nel dare il nome a una persona, in quanto un nome, sia per il significato, sia per il suono, può condizionare, così come un cognome: ma quello non si sceglie.

In una relazione interpersonale gli “screzi” possono essere superati secondo te?

Possibile a patto che si accetti il confronto.

Come si fa a riguadagnare la fiducia perduta?

Difficile per tutti. Con me in particolare, a causa della impossibilità di cancellazione nella mia memoria, tuttavia si può tentare con fatti che riparino il danno incollando i cocci. Ma l’autore del misfatto deve essere persona dallo spessore straordinario per poter riuscire a ristabilire l’interazione. Non sono per la filosofia dell’altra guancia.

Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?

L’empatia è fondamentale nelle interazioni umane, in tutti i tipi di rapporto, e non si esprime solo con i fatti ma anche nella scelta delle parole, la parola può ferire gravemente e anche uccidere. Non pretendo che diventino tutti esperti di neurolinguistica ma almeno che badino a come parlano, che poi è quello che pensano e di conseguenza agiranno.

Perché qualcuno dovrebbe comprare il tuo libro?

Dovrebbe no, ma potrebbe volerlo leggere per non cadere in una delle tante trappole disseminate nelle relazioni umane: l’abuso narcisistico, oggi tristemente diffuso. Non ho la pretesa di aver scritto un trattato terapeutico ma solo una cronaca, romanzata, informativa. Secondo il vecchio detto: “Uomo avvertito è mezzo salvato”. Se avessi messo come titolo “Storia di love bombing e Gaslighting”, che di questo si tratta in sostanza, un lettore avrebbe potuto saltare sulla sedia e allarmarsi. Soprattutto ci tengo a dire che questo fenomeno negativo patologico, si può verificare in un qualsiasi rapporto interpersonale, come esposto infatti nel libro, non necessariamente all’interno di una storia d’amore.

Stai giĂ  scrivendo qualcosa di nuovo?

Ho scritto 40 libri in 30 anni e li ho autopubblicati. Credo che valorizzerò quelli che, col tempo, reputerò ancora validi riproponendoli. Tuttavia non escludo qualche nuova storia a seguito di nuovo stimolo.

Bianca Folino