Il guardiano di Mandylion

Si intitola “Il guardiano di Mandylion” il nuovo romanzo storico di Antonio Ferragamo che da ormai tre anni fa parte del gruppo di autori targati PlaceBook Publishing & Writer Agency. Ferragamo, classe 1959, tarantino di nascita, ha intrapreso la carriera militare tra i sottoufficiali della Marina militare e ha poi continuato il suo percorso professionale in un Istituto di credito. Da sempre coltiva la passione per la scrittura ma anche quella per la pittura e la poesia. Attualmente vive in provincia di Benevento. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.

Raccontaci come hai scelto il titolo del tuo romanzo

Nel 2021 con la PlaceBook Publishing & Writer Agency, che ringrazio per la fiducia nei miei confronti, ho pubblicato il mio secondo romanzo “Il Tradimento” della serie La Spada e la Croce.

Chi ha letto quel romanzo sa! Ad ogni buon conto, per i miei nuovi lettori, dico che, nelle ultime pagine del “Tradimento” è riportato un messaggio di speranza e benché in quel romanzo i fatti vengono narrati al tempo di Jeshua di Nazareth, proprio per quel mistero e per quella speranza, il mio nuovo romanzo, seppure ambientato milleduecento anni dopo, porta il titolo del “Il Guardiano del Mandylion” cioè le mille e più vite di colui che per molteplici anni è stato il Guardiano del Sacro Velo sul quale la Veronica fermò la sofferenza del volto di Cristo mentre veniva condotto sul Golgota per la crocifissione.

Perchè questa scelta di Firenze nel 500?

Ho ambientato il romanzo in questa bellissima città perché culla del Rinascimento e di grandi artisti italiani. Da alcuni di loro, dai dipinti, dalla loro appartenenza alle Corporazioni di Arte e Mestieri, ho tratto un percorso mistico che, nel il mio romanzo, cerca di svelare un misterioso mesaggio esoterico che sembra essere anagrammato nella raffigurazione simbolica dei sette dipinti della Vergine del Melograno, attribuiti a sette artisti vissuti in quell’epoca, quali Frà Filippo di Tommaso Lippi, Jacopo di Pietro d’Agnolo di Guarnieri, meglio conosciuto come Jacopo della Quercia, Bernardino di Betto Bardi detto il Pinturicchio, Niccolò dell’Abbrugia, Raffaello Sanzio, Messer Botticelli e infine il Magister Leonardo Da Vinci.

Perchè proprio Leonardo?

Leonardo Da Vinci che io… confidenzialmente nel romanzo chiamo Lionardo. Perché, è presso la sua dimora che lo strano viandante, il Guardiano, ferma il suo andare, e qui… oltre a confrontarsi con il Sommo Magister nei misteri di un iniziatico viaggio di fratellanza, conosce intimamente l’enigmista, l’erudito, l’uomo, l’artista, il conoscitore di antichi codici e i segreti racchiusi nei suoi dipinti. Da lui scopre la duplicità raffigurata nell’enigmatico sorriso di Monna Lisa, la bellezza esoterica del Salvator Mundi e il suo amare l’arte proprio come egli ama ripetere ai suoi allievi “Amate quello che fate perché l’arte e l’artista devono essere come amanti sensibili, così come muovesi l’amante per la cos’amata… amate l’arte e il vostro ingegno perché congiuntamente racchiudono il senso armonico di quello che fate. Amando l’arte dall’arte sarete amati!”

Dove ti documenti per i tuoi libri?

Pura fantasia, letture passate e nuove riconducibili a fatti storici e all’interesse che nutro per la Storia. Certo, effettuo ricerche su volumi enciclopedici, approfondisco letture sul periodo che vado a narrare, ricerche su social media, ma… come amo ripetere più che scrivere romanzi storici, io scrivo storie nella Storia.

A personaggi realmente esistiti mi piace avvicinare personaggi di mia fantasia e oltre a raccontare di storia, narro dei loro vizi, delle virtù, delle passioni, dei tradimenti, del loro essere uomini e donne, streghe, concubine, cavalieri, pie donne e mendicanti, il tutto… con un pizzico di verità e un granello di menzogna.

E a quali autori che scrivono romanzi storici ti ispiri?

Ho letto i romanzi di Marco Buticchi, Fabio Delizzos, Marcello Simoni, Valerio Massimo Manfredi, Andrea Frediani, Guido Cornia (autore anch’esso della PlaceBook Publishing &Writer Agency) e Ildefonso Falcones. Nei loro romanzi ho amato la trama, i personaggi, l’ambientazione, il lessico, ma… per non cadere nel facile inganno di un compito copiato male ho scelto di non ispirarmi a nessuno di loro. Loro hanno le loro storie, io ho le mie, certo però… mi piacerebbe che, com’io ho letto di loro… loro leggessero di me… chissà!

Comunque leggo anche altro… perché penso che un buon scrittore prima di ogni altra cosa deve essere un buon lettore.

Quanto è importate per te la Storia?

La Storia siamo noi, canta De Gregori… e proprio perché ci appartiene è importante. Conoscere, sapere, capire la Storia ci rende più liberi e in qualche modo più consapevoli. È maestra di vita, pagine passate proiettate al futuro, errori da non ripetere. La Storia è consapevolezza nelle mani degli studiosi, è disincanto tra i pensieri dello scrittore, è domani tra le mani di un artista e… soprattutto il cammino di un popolo.

E la nostra Storia? Quella d’Italia?

Sono due domande importanti che necessitano entrambe di risposte importanti al quale il mio “essere scrittore” si avvicina con deferenza. La nostra è una storia antica fatta di testimonianze tangibili, monumenti, cultura, navigatori illustri, eroi e uomini semplici. Ho visto vestigia della nostra Storia in diverse parti del mondo a testimonianza del grande cammino italico fatto dall’antichità fino ai nostri giorni. La Storia d’Italia? Beh! Qui chiamerei in aiuto qualche illustre storico. Io dico solo, forse perché ex militare di carriera, che abbiamo un bellissimo Inno Nazionale, lì, tra quelle parole c’è la nostra storia, il nostro orgoglio, il cammino di un popolo, il nostro essere italiani.

Ormai è un po’ di tempo che ti dedichi alla scrittura, cosa consiglieresti ad un giovane che vuole avvicinarsi alla prosa o alla poesia?

Di osare! Nessuno è nato scrittore e tutti… siamo storie e sogni da raccontare. Tutti siamo sguardi oltre le apparenze, finestre da spalancare, vele al navigare. A loro consiglierei quello che dico a me stesso… fermati e ascolta le tue emozioni… lì c’è la scintilla della creazione perché, insieme emozioni e parole sono l’amalgama giusto per avvicinarsi alla prosa e alla poesia e poi… cercare un buon editore che sappia guidarti in un buon editing senza stravolgere il tuo pensiero. Io questo passo l’ho fatto quattro anni fa… mi sono affidato alla PlaceBook Publishing & Writer Agency e questo… è il mio quarto romanzo con loro.

Sei appassionato anche di pittura e di poesia oltre che di prosa storica, cosa accomuna queste passioni a tuo giudizio?

Ho vissuto cinque anni delle mia fanciullezza in un orfanotrofio dove tra le molte regole vigeva anche quella del silenzio e proprio da lì ho imparato a dare voce a quei silenzi. Pittura, poesia e prosa erano allora un dialogo interiore tra un silenzio imposto e un grido di libertà. Adesso… invece la bellezza dell’arte in ogni sua forma è un dialogo interiore tra l’artista e il suo pubblico, colori e parole diventano una sinfonia e in quella sinfonia c’è il vissuto di un uomo con i suoi sogni, la libertà, la passione per l’arte, perché… l’arte in ogni sua forma ha la forza diriompente di scardinare il silenzio e di farsi bellezza come un gioco di bimbi… favole per mille e una notte.

La passione? La passione sta nella capacità di emozionarsi emozionando.

Stai già scrivendo qualcosa di nuovo?

Scrivere è passione, diletto, gioco, amore, notti in bianco, fantasia, emozioni. È un continuo inventarsi un viaggio, per questo ho fatto mio un aforisma che gira sul web… “i sognatori li riconosci subito: sono quelli che si siedono dalla parte del finestrino”, ecco io sono un sognatore, guardo il paesaggio e scrivo ciò che vedo, ciò che mi piacerebbe leggere. Scrivo perché mi piace farlo e al momento oltre a pensieri di poetica vagabonda ho in cantiere due romanzi: “Un bambino di nome Pesce” e “Terra promessa – il sogno di Bhekisisa” e per questi due nuovi lavori lascerò decantare il mio essere scrittore di storie nella Storia e scriverò qualcosa di diverso… storie di questo tempo… vere!

Bianca Folino