Il lato oscuro delle favole

Le fiabe rappresentano la conoscenza più antica dell’uomo, al pari di miti e leggende. Le loro radici storiche risiederebbero nei riti iniziatici delle tribù primitive, in cui i bambini venivano allontanati e portati nella foresta, dove affrontavano prove rischiose, per uscirne con lo status di adulti. L’allontanamento, il bosco, le prove da superare, sono elementi che ricorrono un po’ in tutte le fiabe. La trama è similare: un eroe costretto in una situazione di abbandono, o solitudine dove incontra un nemico, che con l’ aiuto di varie entità benevole (fate, gnomi) riesce a sconfiggere. Le fiabe popolari che noi conosciamo però, rivolte a un pubblico di bambini, nella fattispecie quelle dei fratelli Grimm e di Perrault, in realtà derivano da scritti rivolti a un pubblico molto più adulto. Per cui la modificazione delle stesse per renderle più appetibili, ha in realtà in origine, una versione molto più truculenta e feroce. Queste storie, tramandate da una generazione all’altra, venivano raccontate intorno al fuoco e destinate a un pubblico di adulti. Le fiabe originarie di ” Biancaneve”, “Cenerentola” e ” La bella addormentata” sono di Giambattista Basile, poi successivamente modificate da Perrault e dai Grimm. Bisogna però dire che anche in quest’ultimi, certi dettagli macabri, anche se ancora piuttosto crudi, sono narrati in modo più edulcorato rispetto a Basile.

La rappresentazione della Disney cui siamo abituati, non ha nulla a che vedere con la versione originaria. La modificazione è stata apportata a beneficio di un target tipicamente infantile, l’età dei fruitori con gli anni è drasticamente diminuita, divenendo diametralmente opposta a quella iniziale.

Prendiamo in esame alcuni esempi.

La bella addormentata nel bosco

Nella versione di Basile il sonno è causato da una scheggia di lino. Non c’è nessun principe che la trovi, ma un re che abusa della bella addormentata stuprandola, ancora vittima del suo sonno. Rimasta incinta darà alla luce due gemelli, uno dei quali le succhierà il dito estraendo la scheggia, svegliandola.

Cenerentola

La versione originale è ancora una volta quella di Giambattista Basile intitolata ” La Gatta Cenerentola”. Qui la protagonista si libera della matrigna rompendole l’osso del collo su suggerimento della governante, solo in apparenza bonaria. Nella versione di Perrault che ricalca quella di Basile, le sorellastre verranno accecate dagli uccelli che beccheranno i loro occhi durante il matrimonio di Cenerentola. E al momento fatidico della prova della scarpetta, una si taglierà un dito del piede e l’ altra il calcagno,pur di farla entrare. Sarà la copiosa presenza del sangue a insospettire il principe. Come si può ben vedere, molto lontano dalla versione da noi conosciuta.

Cappuccetto Rosso

Questa fiaba ci rimanda all’atavica paura dei lupi mannari così diffusa nell’antichità. In realtà è stata tratta da una storia vera, quella di Pernette Gandillon, una bambina che si considerava un licantropo. Dopo aver aggredito una fanciulla in cerca di fragole in un bosco, venne catturata, impiccata e messa al rogo con l’accusa di licantropia. Quasi cento anni dopo Perrault, pubblicò la prima versione di Cappuccetto Rosso, tra le sue fonti d’ ispirazione, insieme a una vasta tradizione di storie orali, ci furono sicuramente anche episodi di cronaca vera come il sopracitato. Durante tutto il seicento la caccia ai licantropi e alle streghe fece migliaia di vittime, lo stesso giudice che condannò Pernette, mandò a morte oltre seicento licantropi. Chissà se ora guarderemo alle fiabe che hanno costellato la nostra infanzia con occhio leggermente diverso.

Ai lettori l’ardua sentenza.

Sonia Filippi