Potremo chiamarlo il liutaio di Leonardo perchĂ© del grande genio ha realizzato gli strumenti a corda, gli stessi contenuti nel Codice Atlantico e nei Codici di Madrid. Stiamo parlando di Michele Sangineto, un artista proveniente da una regione del sud Italia nella quale si sono avvicendate e radicate le culture ellenistiche, albanesi, normanne, saracene e successivamente dell’unitĂ d’Italia. Dopo un corso di studi di indirizzo artistico e svariate esperienze lavorative, lascia il suo paese natale, Albidona, nell’alto Ionio cosentino, per trasferirsi al Nord dove insegna “ebanisteria e laboratorio del linguaggio logico”, con le competenze acquisite, all’Istituto Statale d’Arte “Sperimentale” di Monza, oggi liceo artistico Nanni Valentini.
Al suo percorso lavorativo affianca ben presto una ricerca personale sul legno, elemento principale del suo corso d’insegnamento, e sulle sue innovative declinazioni in ambiti artistici diversi, fra cui quello musicale. La ricerca dei rapporti fra essenze legnose, dimensioni e sonorità , dell’organologia degli strumenti musicali, soprattutto a corda, lo porta a contatto con artisti classici e di musica folk già dalla fine degli anni ’70.
Il piacere della scoperta e la curiositĂ verso le tradizioni musicali e organologiche saranno il motore che lo vedrĂ coinvolto costantemente nelle vicende italiane ed europee legate alla musica tradizionale, alla musica antica e, infine, alla musica sperimentale.
Michele ricostruisce fedelmente strumenti musicali antichi, recupera strumenti tradizionali perduti nella storia, indagando nuove sonorità con l’utilizzo di materiali innovativi e di sperimentazioni sonore moderne. Grazie alle innumerevoli conoscenze acquisite, è diventato un punto di riferimento centrale nella rete di comunicazione tra liutai e maestri suonatori di tutta Europa, oltre ad aver conseguito numerosi riconoscimenti da istituzioni pubbliche, festival, musei, conservatori, reti televisive e testate giornalistiche nazionali ed estere. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.
Com’è nata l’idea di realizzare gli strumenti di Leonardo?
Ho sempre amato la storia dell’arte, specialmente quella italiana, e i suoi protagonisti. Il primo dipinto che ha catturato la mia attenzione appartiene all’artista fiorentino Piero di Cosimo, coevo di Leonardo da Vinci, e si intitola “Liberazione di Andromeda”. Nel quadro sono raffigurati due musici intenti ad accordare due strumenti musicali, non riconoscibili e, pertanto, verosimilmente ascrivibili alla fantasia dell’autore. Confrontandomi con manuali di organologia musicale, inerenti allo strumentario dell’epoca, ho riprodotto tali strumenti, non solo curandone fedelmente la morfologia ma anche ipotizzando la loro sonorità . Questa indagine mi ha spronato ad allargare la ricerca verso altri strumenti, pittori, musicisti per lo più di epoca rinascimentale, pur mantenendo un’attenzione dialettica, ma sempre di riferimento, verso il periodo storico antecedente.
A partire dal 2010, i miei interessi si sono focalizzati sul genio Leonardo da Vinci: mi riferisco ai progetti di strumenti musicali abbozzati alla pagina 76r del secondo Codice di Madrid. Leonardo propone schizzi di strumenti musicali già presenti nella sua epoca, ai quali aggiunge modifiche innovative, musicali e strutturali, che vadano incontro alle esigenze di ergonomia e comodità . Non abbiamo alcun documento che certifichi l’avvenuta realizzazione di queste bozze.
Gli strumenti che ho esaminato e riprodotto sono: l’organo di carta, la piva a vento continuo, la viola organista.
E la sua passione per la liuteria?
Sono costantemente attratto da forme inconsuete, dal loro aspetto morfologico, dalla ricerca di antiche sonoritĂ .
Credo che sia possibile far rivivere uno strumento arcaico, anche se appartiene ad un ambito storico ormai passato e dimenticato: mi piace riscoprire la potenzialità costruttiva di una volta, il gusto musicale, l’utilizzo sociale.
Ha sempre prediletto la via sperimentale e di cosa è alla ricerca?
Non è facile trovare del materiale dettagliato circa l’accordatura, le dimensioni, gli aspetti tecnici di tutti gli strumenti musicali dei secoli passati. E’ necessaria quindi un’adeguata conoscenza dei materiali di costruzione, della fisica acustica e, non da ultimo, la collaborazione e la consulenza di musicisti intraprendenti che mostrino curiosità e passione verso ciò che non hanno mai affrontato nel corso dei loro studi accademici. Pertanto, trovo che la via sperimentale sia l’impulso trainante per far rivivere una storia che non si conosce.
I suoi strumenti sono stati esposti agli Uffizi e al Louvre, quale effetto fa aver avuto successo?
Il successo per me è stato il riconoscimento del valore positivo del mio lavoro da parte di esperti organologi, musicologi e musicisti di varie culture, italiane ed europee. É una soddisfazione a coronamento di una vita che ho trascorso ponendo costantemente attenzione alla mia famiglia, alla salute, al lavoro, agli amici e…alla felicità .
Esporre e suonare al Louvre, sotto alla piramide di cristallo, ma anche al Royal College of Music, l’antico edificio sede del Conservatorio di Londra, e alla Galleria degli Uffizi di Firenze, dove ci si perde in un immaginario laboratorio brulicante di artisti, è stato come far parte integrante di questi ambienti: molto emozionante!
Sono stati soprattutto i dirigenti stranieri coloro che mi hanno invitato a queste iniziative, incluso il Direttore Eike Schmidt, della Galleria degli Uffizi.
Anche il museo degli strumenti musicali di Bruxelles ha richiesto un’arpa popolare di mia fattura da esporre nella propria collezione: sono molto contento!
Lo scorso anno ha esposto anche a Catanzaro, un ritorno alla terra delle sue radici?
Nel sud Italia ho incontrato molte menti capaci di valorizzare e comunicare il patrimonio culturale regionale o nazionale.
Io mi rendo disponibile ogni qual volta si voglia rivalutare l’eredità culturale italiana al fine di poterlo trasmettere soprattutto ai giovani che erediteranno la storia e le sorti del nostro territorio.
I suoi figli stanno proseguendo la sua passione per la musica, cosa ci può dire di loro?
La mia famiglia ha seguito ogni mia esperienza: dall’aiuto in laboratorio all’assistenza negli allestimenti delle mostre in Italia e all’estero.
Fin dai 4 anni di età , i miei figli hanno acquisito familiarità con i festival di musica, le mostre, spesso in luoghi aperti e alla mercé delle condizioni climatiche, la condivisione di vitto e alloggio con liutai e musicisti provenienti da ogni dove. Ascoltare, dimostrare la sonorità degli strumenti, curiosare e provare strumenti musicali di altra natura, farsi capire in un linguaggio diverso, intessere rapporti diversi dal nucleo familiare è stato un imprinting decisivo per i loro anni successivi e uno stimolo alla curiosità e conoscenza dell’ambito musicale e interpretativo.
Entrambi i miei figli si sono dedicati allo studio accademico della musica (scuole musicali e Conservatorio) in parallelo alle esperienze alternative di gruppi musicali spontanei, studio e sperimentazione di strumenti musicali da me costruiti, con un metodo di studio tutto da inventare.
Ad oggi, sapendo di poter contare sulla loro supervisione e conoscenza strumentale e organologica, io posso continuare le mie ricerche che non finiranno mai.
Com’è stata la sua esperienza di insegnante?
All’inizio è stato difficile come per tutti. Ero intimorito e inconsapevole di ciò che avrei voluto trasmettere a giovani degli anni ’70 che in quel periodo vivevano la contestazione e un cambiamento radicale nell’ambito scolastico, sociale e politico.
Capita spesso d’incontrare qualche ex-alunno delle mie classi, o che frequentava l’Istituto, e che mi saluta per primo. Purtroppo io non me li posso ricordare sempre, ma sono affezionato a tutti loro.
Cosa direbbe ad un giovane che vuole avvicinarsi al mondo della liuteria?
Sprono i giovani a rivisitare il lavoro del passato, farne tesoro, per poi inserirlo in un contesto nuovo. Propongo di dedicarsi con passione al mondo della liuteria: l’arte di rendere tangibile un aspetto puramente disegnativo. É una disciplina che permette di sviluppare la manualità , il senso delle proporzioni, avere amore e rispetto per i materiali che si usano.