Fare dello scrivere un mestiere non è cosa facile, come non lo è per il pittore o l’artista in generale.
Scrivere è fatica, studio, abnegazione… notti in bianco e vuoti esistenziali. Poi ci vuole anche il talento, come in tutte le Arti. Talento e tecnica, che la si impara con il passare del tempo e con lo scrivere sempre. Sì, sempre. Perché chi scrive per mestiere lo fa anche quando dorme, quando la sera, prima di addormentarsi, si vede davanti agli occhi le parole che metterà nero su bianco il giorno successivo.
Questo “mestiere” è un tiranno che vuole essere vezzeggiato, coccolato e ubbidito ogni attimo della nostra vita. È un maestro d’orchestra che ci obbliga a vivere l’armonia delle frasi, a seguire la melodia delle parole che, messe una dopo l’altra, devono risuonare vibrazioni… perché solo se noi vibriamo nello scrivere, può essere che vibrerà anche il lettore… danno collaterale dello scrittore, il lettore intendo.
Ognuno di noi ha un Puck che gli ballonzola davanti alla tastiera, portandolo in quelle notti di mezza estate che rappresentano la vita di chi scrive per mestiere. Una volta conobbi un pittore. Ero giovane io e lo era lui. Ci sedemmo in uno di quei locali che c’erano a Milano. Era una sorta di centro culturale dove, noi apprendisti del pennello e dei colori, ci trovavamo la sera per parlarci addosso delle nostre cose, della nostra bramosia di dipingere. Mi rimase impressa una risposta che diede a qualcuno che gli domandò:
«Tu cosa fai per vivere? Perché di certo non campi con la pittura»
Lui finì di bere la sua Batida gelata, s’era in agosto e faceva caldo, poi alzò lo sguardo.
«Io per vivere faccio il pittore… per campare lavoro in un birrificio»
Bella risposta vero?
Avevo quasi diciotto anni e già fumavo i mezzi Toscani. Sorrisi e capii che aveva ragione.
Dalla pittura sono passato allo scrivere… tenendo sempre bene in mente quella frase.
Ecco che sono cresciuto con in testa: io sono uno scrittore… che per campare fa anche altro. E di cose ne ho fatte in vita mia, me seguendo sempre e solo questo modo di approcciarmi. Ho avuto la fortuna di cominciare dove altri sognano di arrivare… poi mi sono reso conto che non era proprio fortuna, che avevo talento… una dote: sentire le parole farsi melodia. Mi definirono uno scrittore che scrive con l’orecchio assoluto del musicista… cosa simpatica, dato che sono stonato come una campana rotta. Però presi la consapevolezza nei miei mezzi.
Ecco, lo scrivere per mestiere è un po’ questo: vivere la scrittura come energia vitale per stare al mondo… abbandonare lo spirito competitivo del “mercato” e del “vali se vendi”. Non è così, perché come risposi a un collega che mi fece notare che un autore, affermato, era bravo perché aveva guadagnato tanto dalla vendita di un suo libro: caro… se la mettiamo su questo piano e vale solo chi fa soldi, ti assicuro che spacciare rende di più.
Il mestiere di scrivere è altra cosa, poi ovviamente c’è anche la parte economica, ma non dovrebbe mai sovrapporsi a quella creativa.
Ora, a quasi sessantatré anni, vivo e campo di scrittura… dopo una trentina di libri pubblicati, alcuni testi per il teatro e anni a scrivere per gli altri (sono un ghostwriter), mi trovo a poter disporre del mio tempo facendo quello che amo fare: scrivere.
Il mio Puck s’è dato una calmata e finalmente la luna non è più vigliacca e miei personaggi possono vagare tranquilli per la stanza… parlando tra loro di cose che noi umani, non possiamo nemmeno immaginare.
Fabio Pedrazzi