Il Panace di Mantegazza: la pianta che scotta

Siamo abituati a percorrere i sentieri che costeggiano prati e boschi con la tranquillità suggerita dal fatto di trovarci in ambienti prossimo-naturali, lontani da mezzi meccanici che possono incautamente recarci danno. Ci consideriamo protetti da alberi, fiori o paesaggi in cui il verde è il colore dominante. Tuttavia, a volte, non valutiamo attentamente i pericoli derivanti dal raccogliere, durante queste escursioni, fiori e erbe o, soprattutto per i bambini, di ingerire bacche dall’aspetto invitante.

Accade talvolta, al ritorno dalle nostre passeggiate, di notare sulla pelle degli arrossamenti che, se accompagnati da prurito, iniziano ad infondere nella nostra mente il sospetto dell’allergia…. Sì perché inizialmente si attribuisce sempre la causa a qualche cosa che ci ha punto, o abbiamo toccato o solo sfiorato. Poi se l’arrossamento perdura, o addirittura aumenta…. incomincia il panico e la corsa al pronto soccorso per avere il conforto di un parere medico che normalmente si concretizza con la somministrazione di un antistaminico e un tranquillizzante ritorno a casa. Inquietudine è la parola esatta per definire lo stato d’animo che caratterizza questi momenti che si passano con la pelle arrossata o vesciche che a volte secernono liquido sieroso.

Le piante che possono causare queste manifestazioni esistono da sempre nei prati, boschi e siepi. La più pericolosa, terribile se si viene a contatto, è il Panace di Mantegazza con il nome scientifico di Herachleum mantegazzianum. È una specie esuberante, alta, anche tre metri, con foglie di grandi dimensioni che ricordano quelle del comune panace, diffusissimo nei nostri prati, ma di dimensioni più contenute. Tuttea la piante di Panace di Mantegazza, sia foglie che fusti, sono rivestite da peli giandolari rossastri, ricchi di tossine. Il solo contatto con questa specie di originee esotica è pericolosissimo, provoca ustioni davvero impressionanti che permangono per anni, se non per tutta la vita. Inoltre le sue nocive manifestazioni, che possono comparire anche dopo molte ore dal contatto, sono favorite e amplificate dalla radiazione solare elevata, che combinata con la sudorazione produce effetti devastanti.

Da una decina di anni, anche nelle vallate alpine ed in particolare in Lombardia, questa pianta si è insediata, proveniente dal Caucaso, con sparuti esemplari ed ha iniziato una accesa competizione con le altre specie presenti sul territorio, divenendo sempre più frequente. Dai giardini dove era stata piantata per la sua bellezza, ha iniziato a colonizzare gli argini dei fiumi, strade campestri e discariche. Dai pochi individui iniziali ora si può ora parlare di invasività. Il Panace di Mantegazza è di una bellezza straordinaria e di un’eleganza prosperosa. Appartiene alla numerosa famiglia delle apiaceae con fiori simili a una maxi-carota, portati in ombrelle dal diametro di 60 cm che producono migliaia di semi pronti a fare il loro lavoro: dare vita ad altre piante simili, rimanendo quiescenti nel terrenno anche per numerosi anni. Anche dopo le operazioni di bonifica tramite eradicamento, ogni primavera alcuni esemplari riescono a vegetare, portando in estate a termine la fioritura e la fruttificazione.

Considerata la notevole pericolosità, questa pianta è stata inserita nella Lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione, stilata dalla direttiva del Consiglio europeo. Conoscere bene il Panace di Mantegazza è divenuta una necessità per rendere più tranquille le nostre escursioni.

Enzo Bona