Oggi voglio parlarvi di Silvestro Lega. A molti il nome non dirà nulla, ma la sua opera: Il pergolato, probabilmente l’avrete vista centinaia di volte. Negli anni ’70 e ’80 era una delle mie mete preferite… esposto nella Pinacoteca di Brera, mi soffermavo anche un paio d’ore per cercare di carpire qualche trucco pittorico, qualche pennellata. Silvestro Lega faceva parte di quella corrente artistica denominata: Macchiaioli… precursori degli impressionisti francesi, furono un gruppetto di pittori spazzati via dalla guerra tra il 1850 e il 1867. Perirono quasi tutti, di loro sono rimaste le opere, per l’epoca decisamente rivoluzionarie, sia per la tecnica che per i soggetti trattati. Quasi tutti toscani, hanno tracciato un solco tra il loro prima e il loro dopo. Lega era uno di loro.
Ma veniamo al Pergolato… l’opera è di media grandezza: 75×93,5 cm. Quello che mi ha sempre affascinato di questo dipinto è stato come l’autore ha “risolto” i vasi dei fiori. Visti da lontano appaiono perfetti e quasi leccati, ma potendo osservarli da vicino la cosa cambia… piccoli grumi, macchie di colore si accostano magistralmente diventando la parte centrale dell’opera. Come potete vedere nell’immagine qui sotto, i vasi hanno la stessa importanza delle due figure centrali. Altra cosa da notare è che tutte le figure sono in ombra. L’opera appare quasi in controluce, l’unica parte centrale illuminata è lo spicchio del vaso più grande.
Purtroppo, la qualità dell’immagine non permette una corretta visione, ma si può comunque notare l’uso della luce sui fiori. Ecco, su quel particolare mi soffermavo durante le mie viste del sabato pomeriggio. Mi soffermavo perché le reputavo e le reputo, di grande importanza pittorica. A mio avviso quel particolare è quello che dà la misura della grandezza di Silvestro Lega. Un punto di luce in mezzo alle zone d’ombra. Questo vaso di margherite, che stanno tra il sole e l’ombra calda della fine della giornata sono di una forza prorompente… non per niente, la figura centrale ha lo sguardo verso di esse, quasi a portare chi guarda l’opera a dirigere anch’esso lo sguardo verso il vaso di fiori.
Se li poteste vedere da vicino, come ho potuto fare io, vi rendereste conto di cos’erano i Macchiaioli… ancora contaminati dalla pittura di metà Ottocento, stavano inserendo il seme dell’impressionismo. Il vaso, visto a un palmo dal naso, appare come un insieme informe di piccole macchie di colore… che prendono forma e forza allontanandosi dalla tela. Un’altra cosa che mi ha permesso di capire e di imparare l’uso della luce, è la parte illuminata del vaso. I colori sono stati messi partendo dalla mezza tinta, per poi passare alle ombre scure e alle alte luci… sì, lo so, è una delle prime cose che si s’insegnano in Accademia, ma vederla realizzata in modo così naturale… mi dava emozioni forti. Se potete, fateci un giro a Brera e osservate da vicino questo quadro… ve lo consiglio.
Fabio Pedrazzi