Il primo gradino del podio

Il primo premio del concorso “Scrivere per passione” promosso dall’Associazione Culturale Placebook è andato a Luisa Di Francesco: targa di merito, diploma e pubblicazione di una silloge poetica oltre alla partecipazione all’antologia del concorso. Classe 1960, Luisa Di Francesco è nata a Taranto e fino all’inizio del 2021 ha insegnato materie letterarie. Ha ricevuto diversi riconoscimenti sia per la prosa che per la poesia e ha partecipato ad antologie poetiche L’abbiamo intervistata per i lettori di Kukaos.

Soddisfatta di questo primo posto?

Ne sono felice, sinceramente mi sento onorata per aver ricevuto questo riconoscimento nel Vostro Concorso letterario. Ringrazio il presidente del Premio, Fabio Pedrazzi, l’Associazione e la Giuria, soprattutto Giovanna Mulas e Gabriel Impaglione, dei quali conosco la levatura letteraria. Non posso che essere loro grata per aver scelto la mia poesia, quale meritevole del massimo della valutazione. Nuovamente, grazie

È la prima volta che partecipi ad un concorso letterario?

No, ho partecipato a molti Concorsi e Premi letterari a partire dal 2020; ho vinto una decina di classificazioni al primo posto assoluto sia per la poesia sia per la narrativa (inedita ed edita) in diverse regioni d’Italia. Mi sono classificata nei primi tre posti in altri e ho ricevuto moltissime menzioni, premi della Giuria e della Critica, segnalazioni di merito (più di 80 premi). Sono inclusa nelle antologie dei diversi concorsiin cui ho ricevuto riconoscimenti

Com’è stata questa esperienza?

Assolutamente gratificante e fonte di riscontro positivo: 1^ classificata con proposta di contratto di edizione gratuito per una mia silloge inedita da parte della Casa Editrice PlaceBook Publishing di Fabio Pedrazzi, che ho avuto il piacere di conoscere per telefono qualche giorno fa. Mi hanno colpito le sue prime parole, appena ho esordito qualificandomi, ha detto: “Benvenuta nella nostra famiglia!” Mi sono sentita subito “accolta” ed è stata una sensazione bellissima. Quando è giunto l‘avviso via mail, unitamente all’attestato di prima classificata, il cuore è come se si fosse fermato per alcuni secondi: ho slargato lo sguardo sulle parole e poi ho iniziato a sorridere; ho cercato di capire bene ciò che stavo leggendo nella comunicazione ufficiale. Ho risposto immediatamente, ringraziando; mi sentivo confusa e mi tremavano le mani. Ho ricevuto altri primi premi ed in generale, quando mi è accaduto, provo questo effetto di sbalordimento e di profonda gratitudine, perché scrivo per bisogno personale, per necessità intima e se ciò che produco riceve un apprezzamento da chi è altro da me, da chi mi legge, comprendo di aver toccato il cuore altrui e di avere, forse, lasciato un segno. Tutto questo mi emoziona profondamente

Che significato ha per te la poesia?

La poesia è la mia identità perduta e ritrovata grazie a Lei (uso il carattere maiuscolo e la personificazione volutamente, in segno di rispetto assoluto per questo ripiegarsi dello spirito umano in versi che è la Poesia). Considero la Poesia colei che mi ha aiutato in un momento difficilissimo della mia vita e “trovandomi” -come spesso affermo, nel senso che è come se Lei mi avesse cercato e trovata-  mi ha consentito di scoprire una me stessa che non conoscevo o, meglio, di cui avevo ignorato l’esistenza per altre priorità, quali: la famiglia, il lavoro, gli obblighi, i doveri quotidiani. Non sapevo di esser capace di comporre testi (io li definisco così) paragonabili o assimilabili a poesie; una sera, anzi una notte, in una delle mie tante notti insonni, ho sentito il bisogno di provare a tirar fuori il dolore che avevo dentro, la paura, le emozioni che avevo taciuto per troppo tempo. Ed è nata la prima composizione e poi moltissime altre. Riempio pagine e pagine di quaderni, agende, taccuini…scrivo a mano, non ne posso fare a meno. Sento come un vuoto dentro lo stomaco, un affanno un’ansia incredibili e DEVO SCRIVERE! Getto sulla carta ciò “che il tratto scrive”, spesso con una grafia che diventa contorta, quasi illeggibile man mano che procede, fino a quando l’ansia dentro si tace ed io mi fermo, completamente svuotata. Dico spesso che la poesia è “perdersi”, annegare nel proprio animo, scavando in quei remoti e reconditi aspetti di te che non supponevi di possedere. È come se ti lanciassi da una cresta altissima, da un orlo, da un bordo, oltre il quale c’è l’abisso ma non è un baratro in cui sprofondi; al contrario è un “andare oltre” i punti fermi, le certezze (che non sono mai tali) per conoscere l’essenza più vera di te stessa, di ciò che provi e tenti di esprimere con le parole. È la sperimentazione dell’abisso dell’anima, è la conoscenza dell’anima, è il contatto con ciò che è altro dal razionale, logico e prevedibile. Ogni testo, ogni “poesia” è un percorso, un viaggio senza bagagli o zavorre, senza meta da raggiungere, senza tempo da dover spendere, senza spazio da dover riempire. Essa stessa diventa meta, tempo, spazio, fine e mezzo. Vita!

Com’è nata la passione per la scrittura?

Ho sempre amato leggere, sin da bambina: divoravo libri uno dietro l’altro; mi immergevo nei loro mondi, nelle vite dei protagonisti e dei personaggi, diventavo ciò che loro erano o che rappresentavano per me in quel momento. Ho cominciato a scrivere a cinque anni in prima elementare, amavo la mia maestra ed è stata lei che mi ha accostato alla poesia: mi spingeva a comporre e ho scritto alcuni componimenti che purtroppo non ho più; probabilmente testi ingenui ma che mi hanno fatto scoprire che mi piaceva scrivere. Da allora in realtà non ho mai smesso di farlo come anche di leggere e di studiare. Sono stata insegnate per 41 anni, in pensione da settembre di quest’anno.  Ho scritto per esigenze professionali: per preparare le attività con gli alunni, i progetti scolastici; ho continuato a studiare e a leggere. Non so quanti libri abbia letto, su quante pagine abbia “ripiegato me stessa”. Lo faccio tuttora. Mi piace riflettere sulle Opere dei Grandi Autori, soprattutto i classici della letteratura italiana (deformazione professionale? Forse…Ho scritto una raccolta di racconti moltissimi anni fa che è rimasta chiusa in un cassetto per decenni, poi, come ho detto prima, la vita mi ha dato l’obbligo di “una svolta”: una svolta dura, difficile da accettare ed ho capito che potevo o soccombere ad essa oppure cercare di sfuggire il fato, di ignorarlo e di vincerlo. Scrivendo.

Ha ancora senso scrivere poesie oggi?

Penso che oggi la poesia stia in realtà uscendo da quella nicchia in cui da sempre è stata relegata, appannaggio di pochi dotti e colti e che invece stia percorrendo, grazie anche alla rete Internet, una strada che è volta verso l’ampiezza dei lettori o possibili fruitori. I miei alunni avevano sempre avuto paura della poesia, considerata ostica, di difficile comprensione. Ho cercato di far capire loro, e credo di esserci riuscita, che la poesia è emozione per chi scrive e per chi la legge e il lettore non deve sforzarsi di interpretarla (errore compiuto spesso nelle scuole, dove l’analisi del testo distrugge l’impatto emotivo con il medesimo), ma deve viverla, “sentirla sulla pelle”; deve farsi prendere da quella emozione perché in essa troverà empaticamente o per istinto qualcosa di similare al proprio mondo interiore, sentendola, così, vicina. Quasi propria. Credo, quindi, che oggi più che mai, anche a seguito delle restrizioni e delle situazioni vissute legate alla pandemia, la poesia abbia il carattere di un intimo e personale contatto con “il sentire”, più immediato rispetto al respiro di una narrazione e che essa possa suscitare interesse anche fra i giovani, così abituati ai linguaggi sincretici della messaggistica odierna. Molte persone, in questo periodo di pandemia, hanno scoperto una “vocazione” letteraria, non importa se reale o presunta, l’importante è che esista e che rappresenti per ciascuno di loro la chiave di accesso ad un mondo personale e nello stesso tempo collettivo: un mondo soggettivo ed universale che potrebbe unire tutti, indipendentemente dalla razza, provenienza geografica, etnica, religiosa o di genere.

I concorsi letterari sono importanti?

Per me lo sono stati e lo sono ancora. Ho cominciato a scrivere in pieno lockdown e, attraverso i canali social, ho scoperto alcuni concorsi. All’inizio ho scritto solo per me stessa ma, poiché quello che sto facendo è in realtà un percorso, ad un certo punto, ho avvertito l’esigenza di volere che altri leggessero ciò che scrivevo, una sorta di espansione del mio io all’esterno, per “capire” se ciò che avevo confessato sulla carta, potesse in qualche modo “riflettersi” nell’animo di altri, che ne potessero ricavare un senso, un messaggio, una consolazione, una identificazione con una situazione vissuta. Ho partecipato ad un concorso: al Premio Montefiore 2020, con una silloge inedita e mi sono classificata al primo posto, con pubblicazione gratuita del libro. “Il vaso di Pandora” è stato edito a marzo del 2021 dalla Pegasus Edition. Con questo libro ho ottenuto il primo posto, quest’anno, al Premio Letterario “Le parole di Lavinia 2021”- per la sezione poesia edita a Pomezia e il secondo posto, sempre quest’anno, al Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Raffaele Carrieri “di Taranto. Nel frattempo ho continuato a scrivere (scrivo sempre, non potrei vivere senza!) ed ho proposto un’altra silloge ad un editore di Milano, la VJ Edizioni, che ha pubblicato il mio libro, intitolato: “Grammi di vero”. Molte poesie contenute nella prima e seconda raccolta hanno ricevuto primi premi, menzioni e riconoscimenti. I concorsi sono un modo per far conoscere ciò che scrivo e anche occasioni di confronto e di incontro con autori e giurati. In questi due anni ho intrecciato molti rapporti con scrittori di differenti regioni dell’Italia, ci scambiamo opinioni, libri, recensioni, realizziamo reading poetici. Ho curato anche una raccolta poetica, con 33 autori provenienti da tutta l’Italia ed è stata realmente una fonte di arricchimento personale. Imparo tanto dagli altri, dal loro modo di comunicare, di esprimere, di essere. Alcuni sono diventati veri amici anche se vivono lontano da me: siamo continuamente in contatto. Sono iscritta a numerose associazioni culturali, a riviste, a portali e pagine letterarie. Ho tanto ancora da apprendere e da conoscere

Da dove arriva l’ispirazione?

Una situazione vissuta, un particolare di paesaggio colto fuggevole nel passaggio in auto, un dolore vivo che non trova riparo, un’assenza che strazia oppure una presenza che ti raggiunge dopo tanti mesi; uno stato d’animo, una notte solitaria di insonnia…una emozione che preme nella gola e che “urla” di darle voce, sono le situazioni da cui traggono origine o spunto motivazionale i componimenti che scrivo (non le definisco Poesie- la Poesia è quella dei Grandi Autori anche contemporanei…). A volte è un concorso e la finalità dello stesso che mi spinge piegarmi sulla carta, ma mi riesce difficile scrivere a “comando”, “a tavolino”. Se non passa dentro di me, se non entra nelle corde intime della mia voce interiore, non riesco a trasferire nulla sul foglio che mi guarda vuoto e ottuso. Volevo anche dire che ciò che compongo sotto la spinta emotiva e che scrivo di getto, dopo qualche giorno, lo ripasso al computer. Ho bisogno di tempo per “distaccarmi” dallo scritto e per leggerlo come se fossi estranea ad esso, revisionarlo, togliere ripetizioni, cercare parole particolari. Amo la lingua italiana per la molteplicità dei vocaboli utilizzabili, ci sono sinonimie imperfette (non esiste una sinonima perfetta, ma gradazioni di significato che modificano anche sostanzialmente il senso di una parola) capaci di dare tono e spessore ai versi. Curo moltissimo questo aspetto come anche il ritmo nelle pause, nell’andare a capo, nell’ uso della punteggiatura o nell’assenza della stessa. È un processo lungo e laborioso e, a volte, capisco che mi devo fermare, per non snaturare il senso più profondo di ciò che ho strutturato. Stavo pensando a Manzoni mentre scrivevo quest’ultima frase, alle sue innumerevoli revisioni de “I Promessi Sposi”; ho letto alcune pagine “riviste più volte”, l’ultima stesura è perfetta: la modifica solo di un aggettivo o della posizione dello stesso determina un risultato differente. E come lui tantissimi altri Autori hanno sottoposto a vaglio continuo le loro opere.

A quali autori ti ispiri?

Non credo di ispirarmi ad un autore in particolare. Non ho in mente qualcuno quando scrivo, non cerco di imitare gli inimitabili. Non oserei farlo. Ne ho troppo rispetto.

Mi piace leggere i Grandi: Dante e la Divina Commedia; alcuni Canti riescono a commuovermi ogni volta che li rileggo. Mi piace studiare le opere di Petrarca, Pascoli, Leopardi, Foscolo, Montale, Ada Negri, Pavese…gli autori di poesia del passato e del mio tempo anche se non conosco tutte le loro opere. Alda Merini è la poetessa che più amo al mondo; è vissuta anche nella mia città. Amo Montale: il suo “male di vivere” mi emoziona tantissimo, Ungaretti, Saba…Pirandello! Le opere teatrali sono meravigliose come quelle di Shakespeare e di Edoardo. La narrativa mi attira molto: ho letto quasi tutta la produzione ottocentesca del romanzo europeo e da qualche tempo sto rileggendo alcuni testi che avevo in parte dimenticato, come: Lessico famigliare, Orgoglio e pregiudizio, L’amore al tempo del colera di Marquez, Il vecchio e il mare di Hemingway. Leggo anche molti poeti ed autori contemporanei, attraverso le pagine social o lo scambio di libri via posta ed è un modo incredibilmente bello di confrontarsi e di arricchirsi.

Progetti futuri?

Pubblicare la mia terza corposa silloge, scrivere un romanzo, continuare a scrivere “poesie”, a leggere, ad amare la Letteratura e l’Arte in tutte le sue forme e manifestazioni. Proporre Progetti alle Scuole per avviare Laboratori di poesia con bambini e ragazzi. Realizzare delle presentazioni (in presenza) dei miei libri e viaggiare, come ho fatto in questi ultimi mesi, per presenziare alle premiazioni, scoprendo località sconosciute bellissime della nostra Italia oppure solo per il puro piacere di conoscere città e Paesi diversi.  Ho in mente anche collaborazioni con testate giornalistiche, ma è tutto da costruire: devo ancora definire gli obiettivi da raggiungere in questa nuova disponibilità di tempo. So che non voglio pormi dei “limiti” e voglio dare a me stessa il diritto di “essere” e di esistere: nel miglior modo possibile. Spero di riuscirci!