“Inni alla Chiesa”: il mistero pasquale

Il tempo di Pasqua inizia con la domenica di Risurrezione e si protrae per cinquanta giorni fino alla solennità di Pentecoste. Nella tradizione patristica e liturgica i cinquanta giorni che seguivano la celebrazione della Pasqua annuale venivano considerati come una grande domenica, un solo “unico grande giorno” che esce dai ritmi normali del tempo. La meditazione e la riflessione sul Mistero Pasquale è affidata ai versi di Gertrud von Le Fort della quale, proprio nel 2025, ricorre il centenario della conversione al cattolicesimo.

Gertrud nasce da una famiglia di profughi protestanti (Minden11 ottobre 1876 – Oberstdorf1º novembre 1971). Il padre, alto ufficiale prussiano della guerra del 1870, rigido, severo, kantianamente ligio al dovere. La madre, donna di un illustre casato di Würzburg, ricca di pietà religiosa e di attenzioni per la Bibbia e l’Imitazione di Cristo.
Gertrud von Le Fort studia teologia, storia e filosofia presso l’Università Ruperto Carola di Heidelberg e, in seguito, a Berlino. Conduce una vita semplice, oscura, benché allieva del noto studioso del cristianesimo e storico della cultura tedesca Ernst Troeltsch, del quale, nel 1925, curerà la pubblicazione del libro Dottrina della fede (Glaubenslehre). E, proprio nel 1925, quasi cinquantenne, Gertrud von Le Fort trova l’abbraccio della Chiesa cattolica; persi ormai entrambi i genitori, è vissuta tra Monaco e Oberstdorf (e per una grave malattia in Svizzera) prodigandosi in favore dei profughi della prima grande guerra.
Un anno prima della conversione (1924), segnale importante e definitivo, Gertrud pubblica gli Inni alla Chiesa (Hymnen an die Kirche), versi solenni come Salmi, che della Chiesa cantavano nascita e natura, missione e santità, amore e destino.

«Gli inni – scrive nell’introduzione l’autrice – rappresentano un colloquio. Dio risponde per bocca della Chiesa ad ogni anima protesa verso di Lui». Quando nei testi prima di ogni canto si leggerà, “la tua voce dice”, si tratterà infatti della voce della Chiesa come l’anima attenta riesce a intendere. Quando invece questa premessa mancherà, a parlare sarà sempre l’anima. In questa luce, anche le feste liturgiche assumono un aspetto diverso e inducono a meditare sul loro reale valore religioso. Profondamente impressionata da Edith Stein, cui era molto legata, e da papa Pio XII, che ebbe modo d’incontrare, dopo l’evento della conversione l’autrice prorompe in un’operazione letteraria che ha ben pochi eguali nel tempo da lei vissuto, sia in Germania che in Europa. Scrive tanti romanzi, al punto che le sue pagine vengono senza esitazioni accostate a quelle di Claudel, Bernanos, Hopkins, Dostoevskij, Manzoni, Graham Greene, Papini, Mauriac, Péguy e Julien Green.


PASSIONE

E la tua voce dice: Voglio cantare un gloria, sicché le cime delle mie torri s’accordino con le campane.

Il Signore sia lodato da tutto il Dolore della Terra!

E sia lodato dal misero e dall’esiliato, dal deluso e diseredato, dall’eterno insoddisfatto!

Sia lodato dal luminoso tormento dell’amore!

Sia lodato dalla solitudine e dalla prigionia dell’anima!

Sia lodato dal dolore della colpa, della fragilità umana e anche dall’amaro dolore della  morte!

Ecco io tolgo ogni ornamento dai miei altari, tutti i lini che vi sono devono sfiorire come la grazia dei prati!

E tutte le immagini nascondere il loro volto!

Voglio spengere l’ultima mia consolazione e portare via il corpo del mio Signore, perché la mia anima diventi la notte stessa!

Il dolore della terra è beato, perché è stato amato.

Guarda il legno della Croce, da cui pende la salute del mondo!

PASQUA

E nella notte ascoltai una voce, alta come il respiro del mondo che diceva:

«Chi vuol portare la corona del Salvatore?»

Ed il mio amore disse : «Signore, voglio.»

Così la corona passò nelle mie mani e la spina nera fece scorrere il mio sangue sulle dita.

Ma la voce parlò un’altra volta: «Sul tuo capo devi portare la corona!»

E il mio amore rispose: «Sì, voglio».

Così levai la corona sulla mia fronte, quando balenò una luce chiara come l’acqua nelle montagne.

E la voce disse: «Ecco, la spina nera è fiorita!»

E la luce scese dal mio capo e divenne un fiume luminoso che giungeva sino ai miei piedi.

Pieno di spavento gridai: «Signore, dove vuoi che porti la tua croce?»

E la voce rispose: «La devi portare nella vita eterna».

Allora dissi: «Signore, è una corona di dolore, fammi morire con lei!»

Ma la voce disse: «Non sai che il dolore è eterno? Io ho redento l’Infinito: Cristo è risorto». 

Allora la luce mi rapì…

DOPO L’ASCENSIONE

E la tua voce dice all’anima mia:

Perché ti lamenti delle tue preghiere? Sono sprofondate nel mare della misericordia, perciò non tornano più; riposano nel gran seno della Grazia, perciò non vengono più!

E io sono come un’attesa spiante sotto le cime degli alberi, un barbaglio di luci tra i fiori, un anelito tra gli steli vellutati delle erbe!

Sono una preghiera nei piani, un tintinnio nell’aria, una genuflessione di tutti i prati ondeggianti!

Ecco benedico i tuoi campi e i giardini, apro le mie mani come bocci fiorenti.

E dischiudo il mio cuore come il seno della terra: benedicendo, benedico me stessa con la speranza!

 PENTECOSTE

La tua voce dice: Giubilo è il mio nome ed esultanza il mio aspetto: sono come una pianura fresca incoronata dall’aurora!  Sono come una graziosa zampogna sulle colline.

Ascoltatemi, floride valli, ascoltatemi prati ondeggianti, ascoltatemi selve sonanti e felici!

Perché non sono più sola nel vostro splendore, sono divenuta vostra sorella e congiunta: salutami, o terra, felice immagine mia, che il Signore ha compiuto!

La vicinanza è ancora lontananza, la Grazia è ancora un gradino: ma Egli è in me e mi appartiene in eterno!

E’ venuto su di me, come il tempo di sbocciare per i fiori, si è manifestato in me come le rose nei cespugli!

Sboccio nella spina rossa del suo amore e prospero con tutti i miei rami nella porpora dei suoi doni!

Sboccio con lingue di fuoco e fiammeggiando mi compio: sboccio dallo Spirito Santo del Signore!

Franco Rizzi

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