La conosciamo tutti per i suoi angeli, ma soprattutto per i suoi romance, la saga che ha come protagonista Emma. Torna Luisa Golo con il suo “La casa dei ricordi”, l’ultimo suo targato PlaceBook Publishing & Writer Agency. Golo abita e lavora a Legnago, in provincia di Verona e ha al suo attivo diversi libri ormai. Abbiamo fatto con lei una piacevole chiacchierata che proponiamo ai lettori di Kukaos.
Che significato hanno per te i ricordi?
I ricordi sono il mio vissuto, senza di essi non sarei chi sono. Nei ricordi ritrovo il mio passato, le persone che ho amato e perso, la me bambina che ha imparato a farcela nonostante le avversità.
E la memoria?
La memoria è qualcosa di meraviglioso e le malattie che la cancellano mi spaventano a morte. A volte chiudo gli occhi e lascio che la mia mente apra i cassetti della memoria, lì dove tengo appunto i ricordi più cari, il sorriso di mio padre e le sue dita annerite dal fumo di sigaretta senza filtro, l’abbraccio di mia madre quando le dissi che sarebbe diventata nonna. Ne ho talmente tanti che temo non ce ne stiano altri.
Quanto c’è di autobiografico in questo libro?
Tutti i miei libri sono un pò autobiografici, non mi stacco mai del tutto dai personaggi d’inchiostro. Sono le mie creature. Ho dato loro il nome dei miei figli, delle persone che conosco, dei loro caratteri. Vuoi chiedermi se nel libro “La casa dei ricordi” c’è qualcosa della mia vita? Sicuramente. Era l’ultimo libro della collana e me lo meritavo di raccontare quanto sia stato difficile essere Emma.
Che posto occupa la famiglia nella tua vita?
La famiglia per me è tutto. Ho fatto dei salti mortali per crescere tre figli e continuare a lavorare nel mio salone di acconciature ma rifarei ogni cosa, ogni sacrificio perché so di aver fatto qualcosa di buono. Ho sempre cercato di non mettere da parte nessuno a costo di trascurare me stessa e spero di aver trasmesso ai miei ragazzi lo stesso messaggio perchè la famiglia è il posto dove posso sempre tornare.
Quanto ci condizionano a tuo parere le nostre radici?
Sono importanti ma allo stesso tempo non devono condizionarci. Ognuno di noi deve attraversare la vita con lo zaino dei ricordi a portata di mano ma senza lasciare che un luogo di provenienza o un genitore che ha sbagliato porti noi stessi a compiere gli stessi errori. Le radici tengono diritto un albero ma è giusto che i semi di quell’albero vengano trasportati dal vento in altri luoghi.
Ci sono sempre “segreti da svelare” nella vita delle persone?
Ci sono persone che non hanno segreti e credo siano molto noiose. Mi piacciono gli uomini e le donne che nascondono dietro gli occhi le ombre di un passato ancora da raccontare.
Come hai scelto il titolo?
Il titolo è nato da solo, non poteva essercene un altro. La casa dei ricordi non è soltanto un posto da chiamare casa ma quel baule di memorie che ogni uno di noi tiene da qualche parte. Mia madre è mancata da poco e la sua morte mi ha fatto scendere nuovamente a patti con l’essenza effimera della vita. Lei è vissuta il doppio di mio padre eppure non mi sono bastati questi anni in più che ho avuto in regalo da passare con lei. Mi sono ritrovata seduta per terra, in mezzo alle scatole e ai cassetti che contenevano la sua vita. I nostri biglietti d’auguri, le foto, le poesie e le storie che le scrivevo, le pagelle … ecco, questo per me è la casa dei ricordi.
Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?
Vorrei che tutti avessero un posto da chiamare casa dei ricordi e non dimenticassero quanto sono importanti. I miei figli non hanno mai avuto il privilegio di conoscere mio padre eppure sono consapevoli di quanto è stato importante per me e quanto li avrebbe amati se soltanto ne avesse avuto la possibilità. Ecco, vorrei che le persone, nel leggere questo libro, ritrovassero il desiderio di fermarsi, guardare negli occhi le persone che amano e costruire insieme nuovi ricordi.
Hai dedicato questo libro a tua madre, che rapporto avevi con lei?
Lei era il mio tutto. Ha fatto immensi sacrifici per farci crescere dopo la morte di mio padre ma credo davvero di averne colto la portata quando sono diventata madre a mia volta. Mi ci sono voluti molti mesi per perdonarmi di non esserci stata quando ha chiuso gli occhi per sempre. C’ero sempre ma non in quel momento. Nell’ultimo periodo non riusciva più a parlare eppure nei suoi occhi c’era sempre tanto amore, me ne sentivo avvolta. Io appoggiavo la guancia contro la sua e respiravo il profumo della sua pelle. Mi manca tantissimo. Ho deciso di donare i proventi del libro ad un ente di volontariato del mio paese, lo farò a nome suo, ne sarà orgogliosa.
Prossimi progetti letterari?
Ho mille progetti sempre in cantiere, le mie lettrici non vogliono che la storia di Emma e Lorenzo abbia una fine ma io per ora non me la sento di continuare la saga romance. Ho voglia di tornare al fantasy. I miei angeli e le mie fate hanno qualcosa da raccontare …Ho in programma delle presentazioni, la prima sarà dedicata completamente a La casa dei ricordi mentre la seconda avverrà una settimana esatta dal mio ritorno dal Salone del Libro di Torino e ne approfitterò per portare tutti e cinque i libri, l’intera collana e questa volta parleremo di Emma e del perché ha tante storie da raccontare…Emma è il mio scudo e sarà lei a interagire con il pubblico e a raccontare la storia e le vicende di “La casa dei ricordi”. In questo libro ha voluto affrontare diversi frangenti in cui una persona chiede aiuto senza farlo in maniera oggettiva. Quando il protagonista torna a casa per dare l’ultimo saluto alla nonna, porterà con sé i figli e la più piccola dei due troverà, nella sua infantile ingenuità, un modo tutto suo per interagire con quella figura malata e differente dalla bisnonna che conosceva. Quanto i bambini sanno accettare con una parvenza di normalità situazioni così difficili e quanto invece sanno nascondere senza lasciar trapelare il disagio e la paura di quello che stanno vivendo? Emma, la protagonista della collana di cui questo libro fa parte, ha perso il padre da piccola e dopo anni traccia sul computer una storia dove condivide il dolore della perdita con i suoi lettori. Quanto l’assenza di un genitore condiziona il futuro? Siamo davvero in grado di riconoscere una richiesta d’aiuto? Perché è questo che Emma fa, chiede di essere aiutata e lo chiederà ai libri che scrive, chiudendosi dentro un mondo d’inchiostro che per lungo tempo la escluderà dalla realtà. Quando bambini e adolescenti si trovano ad affrontare simili situazioni? Quanto aiuto possono trovare nella realtà che li circonda? Quali sono le persone che sanno davvero trovare un collegamento tra il momento che stanno vivendo e il nuovo futuro che li attende oltre quel precipizio fatto di paure?
Ho lasciato andare Emma. Lei voleva raccontare di un padre ammalato, di un futuro incerto, di mani infantili che cercano di toccare senza riuscirci le dita maschili, di una fronte bambina che attende il bacio della buonanotte che non verrà. Nella speranza del futuro cammina questa storia eppure mi chiedo: quanto dolore ci può stare dentro il cuore di una bambina? E quanto di questo dolore se fosse stato riconosciuto sarebbe diventato più lieve da affrontare?
Bianca Folino