“La congiura di Manfria” è questo il titolo del nuovo romanzo di Antonio Sapienza edito dalla PlaceBook Publishing & Writer Agency. Sapienza è conosciuto per i suoi libri, due puntate scritte per la collana “Città in giallo” e “Il falco della rocca” e “Jamila”. Di recente ha partecipato anche al Salone di Torino. Classe 1957, Sapienza è nato e vive a Palermo dove ha lavorato come farmacista fino al 2021, coltivando sempre la sua passione per la scrittura, tanto da aver dedicato il suo tempo alla stesura di una ventina di romanzi. Con lui abbiamo parlato del suo ultimo libro.
Perché hai voluto scrivere questo libro?
L’estate scorsa, avendo deciso di trascorrere alcuni giorni di vacanza sulla costa sud orientale della Sicilia, ho fatto alcune ricerche sulle località di questa zona e così mi è capitato di vedere alcune foto che ritraevano la Torre di Manfria, una torre di avvistamento posta su un promontorio a picco sul mare. Incuriosito ho esteso le mie ricerche e così ho scoperto che si tramanda una antica leggenda che parla di questa Torre e di una sanguinosa congiura che si è svolta in questo territorio. Siccome “La congiura di Manfria tramandata” però finiva male per i protagonisti cui mi ero affezionato, ho voluto riscriverla e arricchirla di nuovi intrighi e personaggi cambiandole così pure il finale.
E il titolo, come lo hai scelto?
L’ho estrapolato dalla leggenda di cui sopra, ho pensato che si prestava bene per il mio romanzo anche se della storia originale alla fine ho lasciato in verità ben poco.

Perché hai scelto il 1600 come periodo storico?
La leggenda a cui mi sono ispirato, essendo tale, non è collocata in un preciso periodo storico, uno dei pochi riferimenti temporali sicuri cui fa riferimento è proprio la presenza della Torre di Manfria in quel territorio, risalendo alla sua data di costruzione ho ambientato la mia storia in quel contesto.
E dove e come ti sei documentato?
Sono sempre stato un appassionato di miti e leggende e ogni angolo della mia Sicilia per la sua storia millenaria ne ha almeno uno, confesso che la “Leggenda del Manfrino, il gigante buono”, la conoscevo già ma aver visto di presenza la Torre di Manfria, il mare cui si affaccia e il territorio circostante mi ha invogliato a scrivere qualcosa su questa meravigliosa e per me non abbastanza conosciuta parte di Sicilia. Per i riferimenti storici ho navigato su internet e poco alla volta sono riuscito a creare, almeno lo spero, un contesto credibile.
Come ti è venuta l’idea di unire il genere storico con quello fantasy?
Credo che ogni racconto Fantasy abbia bisogno di poggiarsi su delle basi storiche da cui partire per essere maggiormente interessante. In tutta Italia, come anche in Sicilia, ogni borgo, comunità, piccolo centro abitativo ha nel suo territorio la presenza di un castello, un maniero, una rocca fortificata e nel corso dei secoli su di essa si sono raccontate e si continuano a tramandare leggende e storie più o meno fantasiose che giustificano la natura, la fondazione stessa o la denominazione di quel posto. Ho trovato Manfria accattivante come luogo dove svolgere l’azione del mio romanzo, ho cercato e trovato alcune vecchie narrazioni su di esso e il resto lo ha fatto la mia fantasia.

Come hai creato i personaggi?
Due, Il Manfrino e Iolanda, li ho tratti dalla leggenda, alcuni come la vecchia del bosco e l’enigmatica ragazza bionda li ho adattati al mio romanzo, tutti gli altri sono frutto della mia fantasia.
Ti sei ispirato a qualcuno di reale?
Solo nella misura in cui possano essere considerati tali i personaggi delle storie tramandate nel territorio di Manfria.
Cosa pensi dei conflitti tra diverse dinastie?
Il desiderio di aumentare il proprio potere, la cupidigia, nel corso dei secoli ha spinto molto spesso individui influenti, tutti appartenenti allo stesso albero genealogico, all’uso della forza per imporre il proprio volere agli altri componenti della propria o a quelli di un’altra dinastia. Estendere il dominio su territori più vasti nasce inizialmente come necessità di poter usufruire di maggiori risorse alimentari e di conseguenza anche economiche, pertanto chi ne possiede di più è più forte e si attribuisce il diritto di comandare sugli altri. E chi subisce “il Giogo” del rivale spesso si ribella per ribaltare la situazione.
E quelli tra famiglie?
Secondo me sono ancora più gravi per la mancata comprensione del significato intrinseco della parola “Famiglia”, se non si riesce ad avere reciproco rispetto e manifestare solidarietà nei confronti dei componenti della propria famiglia è normale che manchi del tutto quello nei riguardi di quelle altrui specie se nel mezzo ci sono interessi economici e di potere gestionale.

L’Uomo a tuo giudizio ha bisogno di conflitti nella propria vita?
“Conflitto” etimologicamente deriva dal latino “conflictus” ossia “urto, scontro”, derivazione di confligere, cioè “confliggere, cozzare, combattere con le armi”. Il termine però nel tempo ha assunto un significato più largo, esiste il conflitto di interessi, il conflitto morale e… Abbiamo dato, invece nel tempo al termine il significato di “incontrare, mettere a confronto”. Ritengo perciò che “oggi” per difendere la diversità di vedute e per l’affermazione delle proprie idee, il conflitto, se rimane all’interno delle regole civili, può essere perfino utile e a volte necessario, diventando anche un metodo di crescita personale. No, invece se l’uso del conflitto sfocia nella violenza e nella sopraffazione del contendente per mero interesse personale.
Come promuoverai questo libro?
Ritengo che promuovere un testo, un romanzo, una raccolta di poesie, ai giorni nostri, sia diventato ancora più difficile e complesso, il mercato è invaso da un numero crescente di autori mentre diminuiscono i lettori. La globalizzazione, l’uso di internet e dei media, che di fatto dovrebbe favorire la diffusione, ho l’impressione che invece tenda a ingolfare il mercato per le troppe offerte. Sarebbe facile e bello dire che bisognerebbe rispettare la meritocrazia ma a giudicare siamo sempre noi esseri umani. I concorsi sono diventati troppo spesso specchietti per le allodole, personalmente ne sono uscito amareggiato e schifato per i più o meno velati raggiri nei confronti degli autori. La diffusione tramite incontri programmati con un pubblico selezionato e realmente o potenzialmente interessato, la diffusione tramite riviste specializzate e il classico passa parola, lento ma molto umano nella sua accezione positiva, per me rimane la giusta via.
Stai scrivendo già qualcosa di nuovo?
Sì, e siccome mi piace sorprendermi, ho in programma di passare da un genere di romanzo all’altro, almeno finché la fantasia mi sorreggerà, perciò al momento è “top secret”. A presto.
Bianca Folino