Torna Antonio Sapienza con una nuova avventura, la terza per la collana “Città in giallo” della PlaceBook Publishing & Writer Agency, del capitano Bentivoglio. Nato a Palermo nel ’57, Sapienza coltiva la sua passione per la scrittura da anni, con uno sguardo compiacente alla Storia del suo paese natio, ma non solo come dimostra in questo nuovo libro. Per la PlaceBook ha già pubblicato Il Falco della Rocca nel 2022, Jamila nel 2023 e La congiura di Manfria quest’anno, oltre alle due precedenti puntate investigative dedicate a Palermo e al capitano Bentivoglio. Proponiamo ai lettori una sua breve intervista.
Siamo arrivati alla terza puntata per te della collana “Città in giallo”, ti stai divertendo a scrivere queste storie investigative?
Molto, il Capitano Bentivoglio, il protagonista principale della serie è ormai diventato per me, uno di famiglia. Mentalmente, nei momenti di pausa delle mie giornate, mi trovo spesso a pensare a lui e in quale possibile prossima avventura potrebbe cimentarsi.
Perché questo titolo?
Palmira è una citta millenaria che, nel corso del tempo, come una bella donna ha sempre esercitato un incredibile fascino su tutti i popoli che l’hanno conosciuta. Solo il deserto però è stato l’unico amante rispettoso e fedele che le ha permesso di arrivare a noi ancora con qualcosa di speciale e di unico da mostrare. E Palmira con questo suo soprannome è stata per sempre la sua fedele sposa.
Dove hai ambientato questa storia?
Il Capitano Bentivoglio e i suoi colleghi di lavoro vivono e lavorano a Palermo, mentre la sua “amica” giornalista Francesca Pensabene, che è anche lei del capoluogo, lavora momentaneamente a Milano. In genere, i protagonisti di questa serie sono siciliani ed è nell’Isola che si svolgono le loro avventure. In questa terza puntata, il Capitano è invece impegnato in una missione all’estero, in Siria, sotto l’egida dell’ONU, atta a salvaguardare il sito archeologico di Palmira, dichiarato dall’UNESCO, patrimonio dell’Umanità.
Perché hai voluto creare un nuovo personaggio che affianca il protagonista?
Ho voluto contrapporre alla figura di Marco Bentivoglio, Capitano super efficiente, “perfettino” quasi pignolo nel suo lavoro, di bell’aspetto con un fisico ben allenato e dalle indubbie qualità di abile investigatore ma anche di “sciupa femmine”, un personaggio diametralmente opposto, un suo “contrario”.
Il Capitano Pierluigi Zambon è, infatti, settentrionale, Veneto, a cui ormai mancherebbe poco alla pensione ma che rimane in attività, contro sua voglia, solo per poter soddisfare le enormi richieste economiche della sua ex moglie ed è per questo motivo che decide di partecipare alle missioni all’estero, perché anche se rischiose, sono molto ben retribuite.
Pierluigi è decisamente sovrappeso e di conseguenza poco agile perché possiede una fame smisurata, incontrollabile. È un soggetto pacifico non incline allo sport di qualunque genere sia, è poco propenso all’azione ma dotato di notevoli capacità analitiche. È inoltre convinto di possedere un innato senso dell’humor in grado di sopperire alla sua incapacità di destare empatia in chi lo circonda ma quando lo usa non fa che peggiorare le cose.
Incontratisi, per la prima volta, durante la missione a Palmira, Marco e Pierluigi finiranno per formare una coppia di lavoro tutta italiana davvero scoppiettante e imprevedibile.
Però c’è anche un sottofondo archeologico in questa storia, quanto ti appassiona l’archeologia?
L’archeologia, per definizione, è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato i popoli antichi. Per me che sono siciliano, figlio di una terra in cui si sono succedute civiltà e culture diverse, dove basta scavare o semplicemente osservare il territorio che ci circonda per trovare manufatti antichi e bellezze ancora intatte, essere appassionato di archeologia è quasi normale. Per me è un modo per approfondire le proprie conoscenze, il proprio passato, per provare a comprendere le proprie origini, cercare di capire come siamo diventati quello che siamo adesso.
Nella lotta tra il bene e il male, chi vince a tuo giudizio?
Senza ombra di dubbio il bene. La mia affermazione non è figlia solo della speranza è la personale convinzione che al di la della religiosità che ognuno di noi possiede o disconosce, l’uomo normalmente è portato a fare del bene nonostante il crescente numero di aberrazioni presenti su questa terra. Diciamo che sono e voglio essere positivo, lo fossimo tutti…
E in quella tra legalità e criminalità?
Ho voglia e desidero credere che vinca, alla fine, la legalità ma purtroppo questo dipende dal comportamento di tutti noi e l’uomo sta dimostrando, ultimamente, di essere sempre più fallace.
Come promuoverai questo libro?
Oltre che sui social e relativi contatti, nel corso di riunioni private con amici e conoscenti nel corso delle quali omaggio qualche copia, sperando in un proficuo passa parola.
Hai già in mente il seguito?
Certo! Ho promesso al “mio Capitano” che avrei continuato a parlare di lui e di farlo vivere attraverso “le nostre avventure”.
Bianca Folino