L’antieroe dalle mille avventure

Chi non ha mai viaggiato con la fantasia? Ma forse pochi sanno che Emilio Salgari fece viaggiare milioni di ragazzi e adolescenti con i suoi libri, frutto solo della sua fantasia tanto che i contemporanei lo schernivano con soprannomi quali “la trigre della magnesia”. Il 2022 ha celebrato i 160 anni della nascita di questo scrittore, un anti eroe della letteratura italiana che ha però dato vita a 89 romanzi e oltre 400 racconti, tradotti in quasi tutto il mondo.

Emilio Salgari

Ma lo scrittore non era un viaggiatore come molti avrebbero potuto pensare, i suoi testi erano frutto della sua fantasia e di studi accurati in biblioteca. I suoi spostamenti in vita furono davvero pochi e animali e paesi esotici non furono mai avvicinati da Salgari che li studiò più che altro sui libri. Lo scrittore non era affatto un eroe, piuttosto un uomo che conduceva una vita piuttosto riservata. Che ebbe molti alti e bassi tanto che si tolse la vita a soli 49 anni, con un rasoio che usò in modo piuttosto cruento mentre si stava festeggiando i 50 anni dell’Unità di Italia, nel 1911. La sua più grande gioia era sua moglie, Ida Peruzzi che Salgari soprannominò Aida ispirandosi alla celebre eroina verdiana. Fu lei a dargli 4 figli dai nomi esotici come i suoi libri, Fathima, Nadir, Romero e Oscar. Ma purtroppo fu costretto a farla ricoverare in manicomio a 42 anni.

I libri più famosi di Emilio Salgari

I nomi dei suoi figli fanno intuire il grande fascino di Salgari per l’Oriente conosciuto attraverso la lettura di Julius Verne, Edgar Allan poe e Alexandre Dumas padre. Tra le sue letture non potevano mancare riviste quali “Il giornale illustrato dei viaggi” e “La valigia”. E fu proprio ispirandosi alle sue letture che creò personaggi e avventure in modo semplice e diretto tanto da conquistare molti giovani. Ma la sua carriera letteraria iniziò con una bugia: per farsi pubblicare un racconto sulla rivista “La valigia” disse di essere un cadetto di un mercantile che aveva viaggiato moltissimo.

Lo scrittore delle “Tigri di Mompracen” era nato a Verona nel 1862 e si trasferì a Venezia da una zia materna per motivi di studio. Successivamente andò a vivere in Piemonte dove riuscì a publicare I suoi romanzi per l’editore Speirani. Il suo più grande rammarico fu quello di non riuscire a conseguire il diploma in marina mercantile, perchè veniva sempre rimandato nelle materie scientifiche. Salgari scrisse anche alcuni articoli sul suicidio dell’esploratore Giacomo Bove. Prima di diventare lo scrittore acclamato di oggi diventò un giornalista che si occupava di cronaca locale e critica musicale e teatrale. Fu questo il periodo in cui nacque Sandokan che fu pubblicato a puntate sul quotidiano di Verona e non fu nemmeno retribuito o quasi (si dice che gli diedero una torta e una bottiglia di vino).

La statua dedicata allo scrittore

Il periodo non era dei migliori per l’editoria e Salgari fu costretto a scrivere a cottimo pubblicando almeno tre libri all’anno per essere pagato, anche se sempre piuttosto poco. Ma doveva pur mantenere la sua famiglia e quindi utilizzò anche degli pseudonimi per poter osservare la consegna dei tre testi annuali. Del resto era un’Italia analfabeta quella di fine Ottocento e non esisteva ancora nessuna regolamentazione per il diritto d’autore. Era un fumatore accanito, le sigarette lo aiutavano a tener testa ai ritmi serrati che gli venivano imposti dall’editoria, insieme al marsala che beveva come fosse un tonico per il fisico. Fu proprio il forte stress che lo portò ad avere episodi depressivi piuttosto gravi che sfociarono nella sua tragica fine, soprattutto dopo che dovette internare, in una struttura pubblica perchè non aveva i mezzi per accedere ad una clinica, la moglie. Sicuramente fu lo scrittore meno pagato del suo tempo che non volle risparmiare ai suoi editori un commiato piuttosto duro. Lasciò infatti un biglietto in cui li accusava di essersi arricchiti alle sue spalle.

Redazione