In quale paese è avvenuta la prima laurea al femminile? Stupirà sapere che questo primato spetta all’Italia. La prima donna laureata al mondo proviene infatti dal nostro paese. Si chiamava Elena Lucrezia Cornaro Piscopia. Nacque a Venezia nel 1646 quinta di sette figli. I suoi genitori erano il patrizio Giovanni Battista Cornaro e Zanetta una donna di umili origini.

Giovanni Battista, uomo illuminato e padre anticonvenzionale infatti sfidò la società chiusa del tempo, accompagnandosi con una donna del popolo cui rimase accanto per tutta la vita. La nostra protagonista ereditò di certo dal padre il suo carattere forte e determinato. All’età di soli dieci anni, rifiutò il matrimonio, decidendo di dedicarsi interamente allo studio, in una Venezia del ‘600 quando alle donne era consentito soltanto il matrimonio o il velo. Studiò lo spagnolo, il francese, l’ebraico, l’arabo e si dedicò alla filosofia e alla teologia. Dopo essersi iscritta all’ università che a quei tempi veniva chiamata Studio di Padova, trovò una sorpresa nel momento in cui presentò la domanda di ammissione alla laurea in teologia: alle donne non era concesso ricevere il dottorato in questa materia.

Fu il vescovo di Padova Gregorio Barbarigo a impedire l’ accesso alle donne alla laurea, in quanto ritenute inferiori e poco intelligenti rispetto a un uomo. Cominciò così una lunga tenzone tra lo Studio di Padova e il cardinale. Finché il 25 giugno del 1678 all’ età di 32 anni, Elena la spuntò ottenendo finalmente la sua laurea. Gliela concessero però in filosofia, non in teologia e in quanto donna non poté esercitare l’insegnamento.

La cerimonia di conseguimento rimase nella storia, il luogo fu talmente affollato che dovette essere spostata in uno spazio più grande. Nonostante avesse scelto di rinunciare al matrimonio e rimanere vergine, il destino scelse diversamente per lei. L’incontro con Humar Ibn al-Farid, un arabo erudito inviato dal conte spagnolo Olivares a studiare l’ordinamento della biblioteca del Cornaro, fu fatale. Tra di loro scoppiò la scintilla e la passione divampò proprio per il comune amore per il sapere. Il loro però fu un sentimento impossibile e mai apertamente dichiarato, che ebbe il pregio di sostenere Elena in anni difficili della sua vita. Infatti morì nel 1684 a soli 38 anni per una grave malattia.

Tutti i suoi scritti per propria volontà furono distrutti, di lei rimasero delle poesie pubblicate postume. Nemmeno la sua statua, eretta sotto spinta del padre, rimase in sua memoria. Il suo nome oggi è praticamente sconosciuto, ma resta il simbolo dell’emancipazione femminile, dell’intelligenza e della libertà di pensiero di una donna di cui dovremmo essere fieri. Con Ipazia simbolo eterno della forza e dell’arguzia di quella che solitamente viene definita “l’altra metà del cielo”.
Sonia Filippi