Le urla di dolore del Mato Grosso

C’è chi deforesta e chi si preoccupa dell’ambiente al punto da progettare la riforestazione di un’intera zona del Brasile. Stiamo parlando del Mato Grosso che vive la contraddizione di avere un nome che vuol dire “foresta fitta” mentre da decenni è oggetto di deforestazione. Con tutte le conseguenze del caso. In un anno ha perso il 22 per cento delle sue foreste primarie. Ancor più grave è che da fine novembre a inizio dicembre di quest’anno ci sono stati oltre 306mila allarmi di deforestazione. In tutto questo strazio c’è chi, come il fotografo Sebastiao Salgado, con azioni concrete fa di tutto per salvare la zona brasiliana.

Il Mato Grosso è uno stato del Brasile che si trova nella parte occidentale del paese. La sua capitale, Cuiabà è la città che ha dato I natali a Salgado. Lo stato è suddiviso su tre aree distinte: L’altopiano che è attraversato dalla catena montuosa Serra dos Perecis; le depressioni dei fiumi Xingu e Araguaia che sono a nord di Cuibà e il Pantal che occupa 50mila chilometri quadrati nella zona Sud-Ovest. Il Mato Grosso è stato territorio spagnolo fino al 1979.

Di questa zona brasiliana Salgado ha fatto un racconto foto-antropologico che è diventato un libro intitolato “Genesi” e una mostra che è stata allestita a Milano e Roma negli anni scorsi, oltre ad un documentario girato da Wim Wenders intitolato “Il sale della terra”. Il messaggio di fondo è quello dell’urgenza di una nuova alleanza tra uomo e natura.

Una delle foto di “Genesi”

Come sempre il fotografo brasiliano, oltre a concentrarsi sulle meraviglie naturali ed animali, ha fotografato le tribù locali dando dignità a quelli che considera gli ultimi. Del resto da decenni gli indios di ogni latitudine lanciano allarmi ambientali che rimangono inascoltati. Non solo foto che mettono in risalto la bellezza che nasce dal rapporto armonico tra uomo e ambiente, rigorosamente in bianco e nero. Il fotografo ha scelto il bianco e nero per poter sovraesporre le immagini di qualche diaframma e poi correggerle in fase di stampa, per mettere in risalto ancora di più l’emozione provata durante lo scatto. Così almeno ha spiegato Salgado durante una lezione magistrale che ha tenuto a Milano 5 anni fa.

Un’altra foto tratta dal libro “Genesi” di Sebastiao Salgado

Le tribù ritratte hanno una conoscenza dell’ambiente in cui vivono che è sorprendente. E questo restituisce allo spettatore quella armonia e quella bellezza che nascono proprio da un rapporto sano tra uomo e ambiente circostante. Ma in tema di salvaguardia ambientale, Salgado ha fatto molto di più.

Sebastiao Salgado: Galapagos

Con la moglie Leila ha dato vita al progetto Genesi che è una concreta riforestazione di zone diventate pressochè desertiche. E’ la stessa Leila a lanciare un appello, nel docufilm di Wenders, all’intero mondo affichè prenda ad esempio le coltivazioni create e le riproduca adattando il tipo di piante all’ambiente prescelto. Questo per rinforestare l’intero Pianeta ripristinando ecosistemi andati a gambe all’aria per l’avidità degli uomini che cercano di sfruttare ogni risorsa senza mai pensare alle conseguenze. Dopo 10 anni dall’avvio del progetto la zona non si presenta più come un deserto e le azioni dei coniugi Salgado proseguono nella stessa direzione. Anche se il mondo, purtroppo, ancora non li prende ad esempio.

Bianca Folino