Le virtù dell’ortica

Potrà sembrare insolito ma piante di ortica sono state rinvenute in prossimità della vetta dell’Adamello con record altitudinale quasi imbattuto, 3539 m. E’ utile sapere che l’ortica è una delle specie erbacee perenni maggiormente diffuse sul territorio europeo e particolarmente su suoli ricchi di nitrati, dalla regione mediterranea fino alle estreme latitudini delle regioni polari, soprattutto se su questi terreni riposano ovini o caprini. Mi si chiederà il significato di questa affermazione? Certo, sono tali animali che con le loro deiezioni aumentano il contenuto di azoto (urina) depositati negli strati superficiali del suolo. Superficiali certo, perché più le radici affondano e meno i nutrienti influenzano la copertura vegetale. Anche se tutti conoscono bene le ortiche, magari per aver subito gli effetti del contatto, sarà utile ricordare che Urtica dioica è una pianta alta da 25 a 200 cm che possiede una radice rizomatosa, ossia costituita dal prolungamento ingrossato dei fusti, che si espande sotto il terreno per parecchi metri e emette steli fioriferi fogliosi ricoperti, come le foglie, da piccoli peli urticanti che, al minimo contatto, secernono una sostanza irritante. Questa sostanza è molto complessa ed è composta da tossine quali: serotonina, istamina, acetilcolina, acido acetico, e acido formico. L’esatta composizione di questo urticante non è stata completamente decodificata, a causa della difficoltà di estrarre le sostanze chimiche dai peli.

Senza farla lunga, l’ortica funziona come una bomboletta spray con il cappuccio sensibile ad ogni contatto, quindi una volta urtata, la “bomboletta” spara l’acido urico urticante sulla mano o alla caviglia dello sventurato bipede che gli si è accostato.

Come si deduce dal dome scientifico “dioica = due case” la pianta ha individui maschi e femmine, ossia porta i fiori unisessuali su piante diverse, raggruppati in infiorescenze racemose semplici o ramificate, disposte in verticilli che dipartono dall’ascella delle foglie superiori. I piccolifiori sono raggruppati in glomeruli giallo-verdastri o rossastri, i maschili con 4 tepali irsuto-pubescenti che racchiudono 4 stami ricurvi all’interno dell’apparato fiorale, ma che alla fioritura si aprono in maniera elastica proiettando all’esterno nuvolette di polline. I fiori femminili ineguali hanno i 2 tepali interni accrescenti alla fruttificazione, interamente pubescenti molto più grandi degli esterni con gli stimmi arrossati all’apice. Il frutto è piccolo ovoide-ellittico e di colore marrone-olivastro, all’apice mostra un ciuffo di peli ed è racchiuso dai suoi tepali. Come si vede una comunissima pianta dalla struttura piuttosto articolata che è in fiore da aprile a settembre. La descrizione sopra riportata potrà far sorridere alcuni nostri amici in quanto non sono necessarie tante nozioni botaniche per riconoscere le ortiche. Certo posso concordare, tuttavia, offrire il significato delle strutture e meccanismi di funzionamento delle specie può soddisfare qualche curiosità e aumentare la nostra attenzione verso questi vegetali solitamente negletti.

L’ortica è considerata per elezione pianta officinale, ossia utilizzata dall’uomo fin dai tempi più remoti non solo in erboristeria, ma anche a scopo industriale e alimentare. Con le sue fibre venivano un tempo allestiti tessuti simili alla canapa particolarmente resistenti. Numerosi sono i principi attivi in essa contenuti, tra i principali vitamine A, C, K e sali minerali. Questa ricchezza le ha conferito numerose proprietà molte delle quali anticamente riconosciute. Non vi è manuale di fitoterapia che non riporti gli usi straordinari di questa specie ritenuta efficace per lavare e rinforzare la capigliatura ma oltremodo importante come alimento. Viene infatti utilizzata in cucina come le altre verdure per preparare, risotti, minestre, frittate, e ripieni di ottima qualità. Riporto qui una squisita ricetta di Don Librinelli, curato di una piccola parrocchia alpina della Valle Camonica: Minestra di tarassaco (piscialetto) e bücc di ortica: “fare un suffritto di “sigola” con due fettine di lardo, unite l’acqua quanto basta, una patata che poi schiaccerete, uno spicchio d’aglio e germogli delle “urtighe”, sale, un goccio d’olio “bü” e una manciata di riso orzetto detto scandella, secondo il numero delle persone, ma “sensa” esagerare. Raccomandazione! Raccogliete solo i giovani getti di ortica (non in fiore), lontano da strade o luoghi inquinati, puliteli accuratamente, e anche se vi siete urticati ….. buon appetito. Dopo una gustosa minestra serale, un bicchier di vino e un buon sonno, avrete di certo scordato le modeste e rivitalizzanti ustioni.

Enzo Bona