La musica è tutta la sua vita ed è stata il punto di partenza per scrivere “L’Impero dei pensieri”, un romanzo di Sandro Rolando che entra a far parte della famiglia PlaceBook Publishing & Writer Agency. Rolando, classe 1969, è nato e vive a Savona dove lavora come musicista. Con questo libro ha voluto ripercorrere la propria storia personale, ma ha anche iniziato a coltivare la passione per la scrittura che sembra dirigerlo verso nuovi orizzonti, soprattutto letterari. Anche se il suo grande amore rimane e rimarrà la musica. Proponiamo ai lettori una sua breve intervista.
In tre frasi, raccontaci chi sei
Sono un uomo che cammina su questo mondo dal 06 giugno del 1969, atterrato con la mia astronave in una città fantastica: SAVONA.
Sono un musicista, cantautore e Vocal coach presso il mio studio a Savona, all’interno del quale se ne cantano di cotte e di crude.
Impartisco lezioni di Pianoforte e canto mettendo a disposizione tutta la mia esperienza e sono sempre in cerca di nuovi talenti e nuove idee.
Come ti è venuta l’idea di questo libro?
Ho deciso di raccontare e di raccontarmi come non solo nelle mie canzoni, basandomi sui passi percorsi con le mie scarpe pesanti lungo questo sentiero della vita, cercando sempre di darmi delle risposte alle domande che giorno dopo giorno affioravano nel mio inconscio. Non mi sono mai voluto parcheggiare in doppia fila ed essendo sempre stato l’unico sfidante di me stesso ho cercato in qualche modo di uscire dalle banalità e dalle imposizioni che questa società sta vivendo sempre di più, giorno dopo giorno. Mi sono esplorato molto attentamente entrando nei posti più bui che avevo dentro, solo ed esclusivamente per migliorarmi e per vedere tutto più chiaro. Alla fine ho capito che anche se il viaggio dentro sé stessi è rischioso e pieno di insidie, non solo serve a migliorarci con noi e con gli altri ma, in qualche modo si riesce ad essere naturali e sinceri senza dover per forza apparire qualcosa o qualcuno che non si è, vestendo abiti inappropriati e cambiando maschera all’occorrenza. Prima di rischiare con il mondo è meglio uscire allo scoperto con sé stessi. E come raccontare alle persone un tipo di esperienza così impegnativa e meravigliosa? Scrivendo un libro.
E quanto la tua esperienza di insegnante di musica ti ha aiutato?
La musica è sempre stata l’unica guida e l’unica maestra di vita per me, la passione che mi ha coinvolto completamente fin da ragazzino. Dedicare il mio tempo insegnando alle persone che la musica arriva nei posti più scuri e nascosti dove senza non potremmo mai entrare, mi ha aiutato molto. In fondo la musica è quella compagna e amica che in un modo o nell’altro mette a posto un po’ tutte le cose dai pensieri ai ricordi, dagli amori alle passioni, dalle paure al coraggio. La musica fa pensare e ricordare, arriva a farci capire se o quando siamo stati giusti o no. La musica stimola il pensiero del passato facendoti vivere meglio il presente mentre stai già pensando al futuro. La musica arriva con i suoi poteri che accarezzano la mente dandoti lo stimolo giusto per affrontare qualsiasi cosa in cui credi davvero. Non credo al mondo esista persona a cui la musica non abbia mai donato piacere e coraggio.
Come hai scelto il titolo?
Quando ho deciso di affrontare me stesso a 360 gradi, ero consapevole dei rischi e dei pericoli che avrei potuto incontrare: quando si parla con sé stessi in modo onesto e definitivo non si può fingere o far finta di niente, bisogna affrontare tutto il percorso che si è fatto sia personalmente che spiritualmente, con coraggio e devozione ma soprattutto con la voglia di mettersi a nudo completamente. E’ un po’ come entrare all’interno di una grotta umida e buia mai esplorata, dove nessuno ha mai osato guardarci dentro. O come cercare di guardare all’interno di una stanza che ci appartiene dentro la quale non abbiamo mai fatto entrare nessuno, consapevoli del fatto che nemmeno noi abbiamo mai avuto la forza e il coraggio di entrarvi. Come fare un viaggio all’interno di un Impero del quale conosciamo solo le mura esterne e il nome dell’Imperatore, inconsapevoli di cosa o chi potremmo incontrare all’interno se non il nostro pensiero. Da qui nasce L’Impero Dei Pensieri.
E perché proprio un ragazzino di 10 anni?
Guardandomi indietro e scrutando attentamente il mio passato, ho rivisto quel ragazzino di 9/10 anni. E’ stato lui a chiedermi quali fossero state le mie intenzioni, se volevo migliorarmi migliorando la mia vita o se volevo continuare ad aspettare l’occasione che non arrivava mai. Proprio quel ragazzino mi fece capire con uno sguardo… che era meglio darsi un’occhiata dentro. Un giorno mi chiese di parlare con lui onestamente avvertendomi che non avrei potuto mentire e mi confidò che era l’unico ad aver contato uno per uno i passi del mio cammino. Il Sandro di molto tempo fa, il Sandro che incominciò ad affacciarsi alla finestra della musica a 9/10 anni e che non ha mai permesso a nessuno di ostacolare le scelte che faceva e le passioni che aveva. Quel ragazzino che voleva imparare solo ciò che lo incuriosiva. Un ragazzo dolce e affettuoso ma allo stesso tempo tenace e deciso, cresciuto con i valori più importanti che lo hanno accompagnato sempre e che alla fine gli hanno permesso, con l’aiuto dell’amico coraggio, ad affrontarsi senza paura.
Ti sei ispirato a qualcuno per creare questo personaggio?
Il personaggio e il protagonista di questo libro non è un personaggio di fantasia o un attore astratto scelto fra mille sogni. Ho creato questo personaggio basandomi sull’immagine più fedele che sono riuscito a disegnare di me stesso, un disegno dipinto e scolpito dentro l’anima e il cuore.
Che significato ha per te la musica?
Per me la Musica non ha un significato particolare ma mille significati diversi dentro i quali ci si può perdere. Personalmente mi ci sono perso da bambino quando facevo finta di suonare il pianoforte muovendo le dita sul cuscino del divano di casa mia. La musica mi ha sempre accompagnato nella vita fin dalle prime lezione che prendevo in Conservatorio. Già allora dava importanza a tutte le mie giornate, qualsiasi cosa facessi sapevo che a una certa ora c’era scuola di musica e tutto mi sembrava più bello. Mi sono sempre protetto nella musica e con la musica, qualsiasi problema o situazione, per bella o brutta che era, mi bastava indossare un paio di cuffie e accendere lo stereo, o alzare il coperchio della tastiera del pianoforte e improvvisare qualcosa. Da più grandicello e con l’ingresso nella vita dei primi amori, spesso non riuscivo a dormire… mi bastava una matita e un foglio per far nascere un pensiero musicato mentalmente. La musica per me non solo è piena di significati colorati con sfumature diverse, ma ha dato lei stessa un significato a quello che oggi sono.
La musica a tuo parere è un linguaggio universale?
Certo che la musica è un linguaggio universale. Il suo linguaggio si esprime con solo sette note e nonostante siano poche, la musica arriva sempre con sinfonie scritte e cantate una diversa dall’altra. A differenza del linguaggio che appartiene a tutti i paesi del mondo, con alfabeti di minimo 26 lettere che compongono in una frase parole ripetute. Chi non conosce alcuna lingua straniera e ascolta una canzone in inglese, non appena ne risente l’inizio si mette a cantarla. Le note musicali hanno un nome universale che non cambia mai in qualsiasi posto del mondo. Si adagiano delicatamente su di un pentagramma senza calligrafia ma solo con il vestito che il musicista decide per loro. E in qualsiasi modo il pentagramma porta agli occhi le note, il musicista le suona leggendole e parlandole con il proprio strumento. A differenza di un romanzo scritto con una lingua diversa dalla nostra e che richiede un traduttore, o di un film che necessita dei sottotitoli. Chi non ha nozioni musicali e chi non è capace a leggere la musica, riesce sempre a capirla lo stesso.
Che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?
Per questo libro vorrei arrivasse il messaggio della consapevolezza di sé stessi e dell’onestà verso gli altri. Con la consapevolezza e l’onestà si riesce a vivere meglio ogni tipo di situazione e assaporare con un palato più fino ogni colore della vita. Vorrei arrivasse il messaggio che spiega chiaramente il significato dell’indossare maschere solo per apparire e per essere accettati dagli altri. Vorrei far capire che nonostante l’evoluzione della tecnologia abbia portato miglioramenti nella vita semplificando in modo deciso il tempo e la fatica, il sistema e la burocrazia, ha corrotto decisamente l’intera comunicazione fra esseri umani, mettendo in un cassetto il dialogo e la socializzazione personale. Vorrei che arrivasse un messaggio di presa di coscienza, di riconoscimento personale ed individuale. Vorrei arrivasse un messaggio che consiglia di conoscersi meglio e più a fondo con se stessi, facendo capire che non si possono vivere due vite parallele ma vivere la propria e unica vita al massimo della potenza. Vorrei sfatare il mito del giudizio degli altri che non fa altro che mettere dune spaventose sul nostro cammino, perché le uniche persone in grado di giudicarci siamo solo noi stessi. Vorrei arrivasse il messaggio della consapevolezza delle nostre passioni alimentandole sempre con la voglia di esaudire ogni tipo e genere di desiderio. Vorrei arrivasse il messaggio che: niente è impossibile, basta volerlo. Sono del parere che nella vita abbiamo due scelte: accettare le condizioni in cui viviamo o… prendersi la responsabilità di cambiare le cose.
Stai già scrivendo qualcosa di nuovo?
Tra musica e testi sì… sono già al lavoro per il prossimo manoscritto all’interno del quale ho deciso di parlare non solo di musica ma della musica del cuore, quella che arriva al momento giusto e nel posto giusto: l’Amore. Anche perché, tutti abbiamo diritto al premio del cuore… e un premio non lo si cerca, arriva solo se lo vuoi veramente.
Qualche sogno da tirare fuori dal cassetto?
Mamma mia quanti sogni e desideri da tirare fuori dal cassetto! Ma poi come si fa ad esaudire ogni cosa? Credo che il sogno più rumoroso che avevo nel cassetto sia stato quello di trovare non solo la pace con me stesso volendomi un pochino più bene, non solo l’essere il padre perfetto e imperfetto dei miei tre figli… ma l’avere finalmente trovato l’altra metà che nella vita ho sempre desiderato. Ci sono voluti anni, battaglie e dispiaceri… ma alla fine il mio angelo azzurro è arrivato, ma di questo racconterò nel prossimo libro… forse. C’è ancora un sogno che tengo chiuso nel mio cassetto, ma sono consapevole che rimarrà solo un sogno: vorrei ancora aver vicino mio Padre per potergli leggere in sordina il mio IMPERO DEI PENSIERI.
Bianca Folino