Sovraffollamento, vita impossbile, aumento dei suicidi oltre che dei detenuti. E’ questa la fotografia che emerge dal report dell’associazione Antigone che ha un osservatorio specifico per la situazione delle carceri nel nostro paese. Sono luoghi dimenticati da tutti che non cercano sicuramente di attuare quelli che erano i precetti di Beccaria nel suo “Dei delitti e delle pene” e la rieducazione, ma mirano piuttosto alla sopravvivenza di chi qui è costretto dalla pena a trascorrere mesi se non anni o decenni. Non solo, violenze e torture sono all’ordine del giorno, commesse da chi dovrebbe invece tutelare le persone che sono lì.
Una situazione in costante peggioramento e l’Italia, da questo punto di vista, se la passa molto male, basti citare il carcere minorile milanese, il Cesare Beccaria (appunto) dove ci sono 21 agenti sotto indagine per presunte torture ai danni dei detenuti. E come se questo non bastasse, il numero dei suicidi continua a crescere: nel 2024 siamo a quota 24, cioè un suicidio ogni 3 giorni.
Ma anche il numero dei detenuti cresce sempre più velocemente. A fronte di qualche unità sopra i 51mila posti diponibili c’erano oltre 60 mila detenuti a fine novembre dello scorso anno. E nell’ultimo trimestre le persone in carcere sono aumentate di 1.668 unità e in quello precedente di 1198. In Puglia ci sono 4.475 detenuti a fronte di 2912 posti, in Lombardia sono 8.733 a fronte di 6.152 posti e in Veneto a fronte di 1.947 posti ci sono 2.602 detenuti. Dati allarmati insomma che danno la misura di una situazione al limite.
Nonostante queste cifre gli spazi detentivi non aumentano: alla fine del 2016 sono stati creati mille posti in più, ma i nuovi detenuti erano 5.463. Nonostante diversi annunci da parte dei governi di costruzioni di nuove carceri, nessun cantiere è stato aperto e gli spazi non sembrano rispondere alle esigenze. In poche parole, le carceri italiane sono invivibili e questo vuol dire sopportare ben oltre la pena ricevuta (e meritata per carità ). Lo spazio a disposizione dei detenuti diminuisce contravvenendo all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Anche sul fronte del personale non andiamo per niente bene, anche se gli educatori sono aumentati. Infatti, se nel 2022 c’era un educatore per 87 detenuti, nel 2023 sono diventati uno ogni 76, ma sono comunque forze inadeguate rispetto al numero dei presenti. Per quel che riguarda gli agenti invece se nel 2022 erano uno ogni 1,7 detenuti, nel 2023 sono diventati uno ogni 1,9 detenuti.
Dal rapporto emerge anche quanto gli istituti siano fatiscenti e necessitino di lavori di manutenzione straordinaria che non verranno realizzati. Non a breve termine, almeno.
Lo scorso anno i suicidi in carcere hanno raggiunto le 68 unità . Le carceri che hanno registrato più suicidi sono Torino, Terni, Regina Coeli di Roma e San Vittore a Milano. In ognuno di questi istituti dall’inizio del 2024 si sono uccise 4 persone. I metodi utilizzati sono l’impiccamneto, l’asfissia con una bombola di gas e in una percentuale che supera di poco il 4 per cento, lo sciopero della fame. L’età media era 40 anni e di questi 15 non avevano più di 30 anni. Non mancano nemmeno diversi atti di autolesionismo, nella misura di 16,3 atti ogni 100 detenuti.
Sicuramente queste persone hanno fatto scelte non legali, che le hanno portate ad avere pene, più o meno severe e ad essere allontanate dalla società , ma un carcere non dovrebbe mai trasformarsi in un luogo dove vivere diventa impossibile. Anche questa, in fondo, è una questione di democrazia.
Bianca Folino