Paolo Panelli, testimone del costume nazionale

Uno dei pochi personaggi degni di nota e di un bacino d’utenza rilevante che in questi giorni abbia omaggiato i venticinque anni dalla scomparsa di Paolo Panelli è stato Marino Bartoletti. Bartoletti, uomo saggio, posato e fine, di rara intelligenza e di grande umanità, giornalista dotato di una passione struggente e contagiosa per tutto ciò che è cultura popolare del nostro sottovalutato Paese.
Dispiace, senza dubbio, che una figura come quella del compianto Panelli stia sfocando e venga ricordata saltuariamente da poche – pochissime – personalità; che venga ignorato da molti palinsesti. Sono venticinque anni che uno dei più grandi personaggi televisivi e cinematografici del Novecento non c’è più e sono dunque venticinque anni che soffriamo di una lacuna incolmabile, testimoniata fin troppo bene dal lapalissiano decadimento della qualità dei contenuti televisivi italiani.
Paolo Panelli è la mimesi dell’arte drammatica, interprete unico della romanità e del binomio furbo/ingenuo dell’italiano sincero e impreparato, al contempo saggio e vissuto, impossibile da sorprendere con le stravaganze della modernità e del progresso, impassibile di fronte ai ricchi e ai potenti, felice – potremmo dire felicissimo – nella sua dimensione di persona “normale”. Potremmo definire così, a grandi linee, il suo personaggio “tipo”.

Paolo Panelli e Bice Valori

Paolo Panelli nasce a Roma nel 1925, vivrà tutta la vita nella capitale e ivi morirà il 19 Maggio del 1997.
Romano, per sempre romano.
Un diploma all’Accademia di Arte Drammatica di Roma lo prepara a dovere nel teatro classico e proprio dal teatro inizia la sua carriera: un bagaglio di alta formazione che accompagnerà con classe tutta la sua vita, dimostrando capacità drammatiche fuori dal comune e una mimica eccezionale accompagnata ad una dialettica formidabile.
Debutta nel 1946 con “Il Giardino dei Ciliegi” di Cechov, al Piccolo di Roma, e per una quindicina d’anni salirà sovente sui palcoscenici attraverso commedie e drammi di grande rilievo.
La brillantezza di Paolo, complice la disinvoltura di un uomo di spirito destinato a parlare di “pancia” al popolo suo confratello di sangue, lo porta dapprima in radio e infine, di pari passo con essa, all’approdo in TV. Paolo Panelli c’è dall’inizio; ha sempre creduto nel potenziale della televisione, nel futuro della comunicazione, quella comunicazione che arriva a tutti con chiarezza, laddove esprimere tutto se stesso.
Sono numerose le commedie, gli sceneggiati e i musical in cui compare; rampe di lancio verso una notorietà e un apprezzamento di pubblico che portano Panelli alla conduzione di due edizioni di Canzonissima, l’una nel 1959 – in compagnia di Nino Manfredi e Delia Scala – e l’altra nel 1968 – qui a fianco di Walter Chiari e Mina.

Paolo Panelli nei panni del “Tassinaro”, uno dei suoi personaggi più celebri

Mitici e senza tempo i personaggi da lui portati in trasmissione, come il “Tassinaro”, Cecconi Bruno, Menelao Stramponi. Una grande abilità di comico e caratterista, perfetto nel dare vita a personaggi tipicamente romani, di borgata, accessibili; interpretazioni artistiche volutamente “macchiette”, dal grande spessore poetico e dall’acuto e malinconico fattore umano. Panelli osservava la romanità, comprendeva l’umanità e la trasporta senza filtro e senza maschera sul palco.
Fin dal principio (parliamo del 1954) ha lavorato a fianco della moglie Bice Valori, coprotagonista di memorabili sketch, fino alla sua morte prematura, nel 1980, anno in cui lo stesso Panelli concluse la sua carriera televisiva, rimanendo disponibile solo per saltuarie apparizioni cinematografiche.
Indimenticabili i programmi TV e radio dissacranti di cui fu protagonista assoluto, come Piccola Enciclopedia Panelli, Speciale per Noi e Ma che sera; vere opere che racchiudevano come scrigni sociologici vizi e virtù del ceto medio, frutto della grande testimonianza legata al rapporto tra famiglie popolari romane e boom economico. Contraddizioni e ingenuità in antitesi alla saggezza atavica costituivano un maldestro adeguarsi alla contemporaneità, facendo di Panelli una maschera d’arte drammatica simbolo del Novecento.
In qualità di attore (e che attore) non ha mai disdegnato il cinema e Cinecittà non ha certo disdegnato lui, anzi apprezzando moltissimo il suo carattere, la sua professionalità e ogni sfaccettatura del suo talento.
Tra le migliori interpretazioni possiamo ricordare Noi Duri di Camillo Mastrocinque, L’Assassino di Elio Petri, Grandi Magazzini di Castellano&Pipolo, Splendor di Ettore Scola (che gli valse il David di Donatello come miglior attore non protagonista, a testimonianza della sua indiscussa caratura artistica) e senza dubbio la proficua collaborazione con Sergio Corbucci, attraverso le pellicole Il Conte Tacchia, Sing Sing e Questo e Quello.

Paolo Panelli a Canzonissima 1968, con Mina e Walter Chiari


“…Paolo nun ce sta più. Giuro su Dio, manca qualcuno che nun sta ner coro, e me sento stonato pure io”
Gigi Proietti

Paolo Panelli con Marcello Mastroianni

Attraverso gli indimenticabili sketch di Paolo Panelli si può ricostruire la storia della televisione italiana insieme all’intero costume nazionale.
Dal 1954 al 1980, fino al giorno in cui Bice morì e Paolo, nonostante la sua grandezza e il suo spirito che rimarranno grandi nelle splendide apparizioni cinematografiche, non sarà più lo stesso.
Ma prima dell’oscurità profonda in cui getta il dolore, Paolo Panelli era “il tassinaro che porta ‘a gente dove je pare” anche nella vita di ogni giorno – nel privato – quando era niente di più e niente di meno che se stesso; un uomo colmo di gioia, innamorato pazzo. Uno spirito arguto, strafottente, genuino che colmava la sua persona e chi gli stava intorno con generosità, estro e poesia. Un romano vero, tanto uomo quanto valeva come attore.

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Da vedere e rivedere questa selezione di sketch tra Panelli e alcuni tra i più leggendari protagonisti della televisione italiana: Walter Chiari, Lelio Luttazzi, Enrico Urbani, Mario Riva, Delia Scala e la moglie, la compagna, la musa e la complice…Bice Valori.

Michele Simonetti