Bruno Amadio nato a Venezia nel 1911 è un nome che non vi dirà molto. Era un pittore che insegnava all’ Accademia delle belle arti, dipingeva nature morte che perlopiù vendeva ai turisti. Un giorno però decise di cambiare soggetto. Ora facendo un salto di parecchi anni arriviamo al 4 settembre del 1985. Siamo nella tranquilla città di Rotheram nello Yorkshire. May Hall sta preparando la cena e dimentica sul fuoco un pentolino che in pochi minuti manda in fiamme la sua abitazione. Il fuoco brucia tutto a eccezione di un quadro, una stampa che ritrae un bambino piangente.

Fin qui sembrerebbe nulla di strano, soltanto una poco consueta casualità. Ma c’è un ma, il capo dei pompieri fa una rivelazione: non è la prima volta che si imbatte in una situazione come questa. In altre case divorate dalle fiamme era rimasto intatto un quadro che raffigurava bambini piangenti. Questa coincidenza dà il via alla leggenda: “la maledizione dei bambini che piangono”. Tutto parte dal Sun, tabloid britannico, che pubblica un articolo dal titolo “La maledizione fiammeggiante del bimbo che piange” suggerendo che i responsabili degli incendi, non fossero altri che quei dipinti.

I lettori impazzirono, al giornale arrivarono centinaia di lettere in alcune delle quali si asseriva che si era tentato di distruggere la tela in questione bruciandola, ma di non esserci riusciti. Arrivarono anche in redazione circa 2500 dipinti raffiguranti il medesimo soggetto che vennero dati alle fiamme in un evento pubblico, che contribuì a rafforzare la leggenda. Vi starete però chiedendo cosa c’entri Bruno Amadio. Ebbene questo artista con lo pseudonimo di Giovanni Bragolin dipinse circa 27 quadri che avevano come soggetto questi bambini. Essi divennero la sua opera più famosa, tanto che una società inglese ne acquistò i diritti per stamparli in serie. Paradossalmente all’ artista, nonostante gli avessero portato la fama, quei dipinti non piacevano in modo particolare.

Intorno alla figura di Bragolin si svilupparono naturalmente molte leggende, relative alla maledizione legata ai suoi dipinti. Secondo alcune egli, frustrato dal mancato successo, avrebbe venduto l’anima al diavolo in cambio della fama, seminando morte e distruzione con i suoi quadri. Un’altra versione della storia racconta che l’uomo maltrattasse e torturasse i suoi modelli, che prendeva da un orfanotrofio, che in seguito prese fuoco uccidendoli. Questo avrebbe dato il via alla maledizione. In una terza versione, uno dei modelli di Amadio, alias Bragolin, sarebbe stato un bambino di origini spagnole, chiamato “El Diablo” i cui genitori erano morti in un incendio. Il dolore e la rabbia del piccolo si sarebbero trasferiti ovunque egli andasse e poi sulla tela dando origine alla maledizione.

La verità sembra però un’altra. La figlia del pittore ha asserito che il padre prendeva i suoi modelli da foto di giornali. Il caso che i quadri rimanessero intatti durante l’incendio, poteva essere dovuto al fatto che cadessero a faccia in giù. Che ci siano poi centinaia di abitazioni contenenti questi dipinti, ancora in piedi sarebbe la smentita più eclatante. Chi scrive ha visto di persona uno di questi quadri, all’apparenza molto bello. La famiglia che ne era in possesso però, dopo una serie di traversie, più o meno pesanti, decise di venderlo, per liberarsi, parole testuali “della maledizione a esso legata”. Verità o suggestione? La domanda è sempre la stessa. Ognuno darà poi, la propria interpretazione.
Sonia Filippi