Robert, la bambola e la sua maledizione

La storia che vogliamo raccontarvi oggi sembra tratta da un episodio di “Ai confini della realtà” ve lo ricordate? Ebbene, per quanto incredibile sia, è una storia vera. Tutto ha inizio nel 1906, quando uno dei domestici che prestavano servizio alla magione della famiglia Otto, regalò al piccolo Robert Eugene, un bambolotto creato con le proprie mani, alto circa un metro, vestito con un completino bianco da marinaretto e corredato da un pupazzetto di pezza, simile a un leoncino.

Il bambino decise di dare alla bambola, ricevuta in dono il suo primo nome, Robert, chiedendo a tutti, da quel momento in poi, di non essere più chiamato così.

Il piccolo passava lunghi pomeriggi con il suo nuovo amico, chiacchierando per ore interminabili con lui. Peccato però che i genitori lo sentissero rispondere al figlio con una voce completamente diversa. Certo è che avrebbe potuto essere soltanto il frutto dell’immaginazione del bambino.

La presenza di Robert cominciò a farsi sentire sempre di più in quella casa. Ogni qualvolta Eugene combinava una marachella dava la colpa alla bambola, non solo, iniziò ad avere degli incubi. Quando i genitori accorrevano in camera sua per tranquillizzarlo, trovavano mobili capovolti e giocattoli mutilati. La spiegazione era sempre la stessa. Ovvero ” È stato Robert”. In casa cominciarono a verificarsi fenomeni sempre più strani, argenteria sparsa ovunque e letti disfatti. Alcuni vicini sostenevano di vedere spesso la bambola alla finestra, quando in casa non c’ era nessuno e i domestici di averla vista correre lungo i corridoi della grande villa. Quale che fosse la verità, alla fine Eugene, cresciuto, andò a Parigi a studiare e là incontrò la donna che divenne sua moglie, Anne. Alla morte del padre, Eugene ritornò con la sua Anne nella vecchia casa di famiglia a Key West e non essendosi dimenticato dell’amicizia che lo legava a quella strana bambola, rimasta in soffitta in attesa del suo ritorno, gli fece costruire una stanza apposita, perfettamente a misura con tutti i mobili in scala. Non solo, riprese a includerla nella sua routine quotidiana facendolo sedere a tavola con loro e portandolo con sé durante le lunghe passeggiate con la moglie. Ovviamente mentre il rapporto tra Eugene e Robert si rinsaldava, quello tra lui e la moglie si sfaldava velocemente.

Un giorno Anne decise di rimettere la bambola nuovamente in soffitta non tollerando più la sua presenza nella propria vita matrimoniale, ma appena Eugene lo scoprì, non solo andò su tutte le furie, ma si mostrò visibilmente anche molto spaventato, inducendo la donna a dubitare della sua sanità mentale.

Alla morte di Eugene, nel 1972 ( o 1974 la data non è ben precisata), Anne lasciò la casa, ormai conosciuta come ” The Artist House” e Robert, per recarsi a Boston, mettendola in vendita, con una clausola nel contratto di acquisto. Chi l’avesse acquisita, avrebbe dovuto lasciare una stanza per Robert, che l’avrebbe occupata da solo. Per alcuni anni il bambolotto rimase l’unico occupante della villa.

Quando in seguito, fu ristrutturata, la bambola venne riposta nuovamente in soffitta per poter affittare le stanze. Gli occupanti delle stesse, però, narrarono tutti di strani episodi avvenuti all’interno, oggetti distrutti, rumori notturni e camere messe a soqquadro. In seguito una famiglia acquistò l’abitazione e la bambola venne trovata da una bambina che decise di tenerla con sé.

Una notte, secondo quanto raccontato da lei, Robert l’aggredì tentando di ucciderla, e ancor oggi sostiene la veridicità della sua storia.

Alla morte di Anne la clausola decadde e Robert venne donato al Fort East Martello Museum, dove rimase rinchiuso in uno scatolone per molti anni, finché non fu esposto con il suo pupazzo in braccio, in una teca di vetro.

Cerchiamo ora di fare qualche considerazione razionale per dare una spiegazione plausibile agli eventi. Quanto riferito dai testimoni è indubitabile, poiché non sussiste nessun motivo per cui essi avrebbero dovuto mentire. La storia di Robert potrebbe benissimo essere spiegata con qualche tipo di trauma subito dal piccolo Eugene, forse dovuto proprio alla presenza del bambolotto, percepita dal bambino come negativa. E per gli ospiti successivi che si sia trattato unicamente di suggestione. La storia di Robert è ben nota a Key West, tanto che nella zona, quando c’è qualcosa che va storto si dice ” Blame it on Robert” (È colpa di Robert) rendendo il tutto molto suggestivo e inquietante.

Ma c’è anche un altro modo di interpretare gli eventi, che potrebbe spiegare la sfumatura paranormale della vicenda. Tornando all’inizio del racconto e a quel servitore che ha realizzato il bambolotto, ci sono alcune osservazioni da fare.

All’epoca il personale di servizio non era trattato con rispetto e gli Otto erano rinomati per la loro severità. Si sa inoltre che buona parte della servitù, proveniva dalle Bahamas e potevano essere tutti considerati come degli schiavi. Secondo alcuni, l’uomo che fabbricò Robert, lo fece con lo specifico intento di vendicarsi dei torti subiti dalla famiglia, infondendo nel giocattolo un’energia negativa che si sarebbe riversata sul piccolo Eugene. Le speculazioni arrivano fino alle pratiche Voodoo, si ritiene che i capelli della bambola siano in realtà quelli del bambino.

A quanto si sa il servitore fu espulso dalla casa poco tempo dopo. Inoltre se è vero che i capelli sono del piccolo è pur vero che nel corso degli anni hanno cambiato colore, passando dal castano fino al grigio attuale, come se avessero seguito l’ invecchiamento naturale del loro proprietario.

Voodoo o suggestione, possessione o paranoia oggi Robert si gode la sua celebrità. È incluso in tutti i Ghost Tour della Florida, ricevendo migliaia di visitatori ogni anno. Nonostante gradisca l’attenzione concessagli si dice che sia piuttosto permaloso: per poter scattargli una foto, i turisti devono gentilmente chiedergli il permesso. In caso contrario la foto uscirà mossa e l’attrezzatura danneggiata, come è accaduto ad alcune troupe televisive.

E guai a scherzare su di lui, se non si mostra il dovuto rispetto pare che Robert infligga la sua maledizione.

Suggestione? Così non sembrano pensarla le molteplici lettere di scuse che gli pervengono attraverso il blog a lui dedicato, o al museo dove risiede, da parte di chi è stato colpito proprio da essa. Se avete abbastanza coraggio, Robert vi aspetta nella sua teca, oppure per la modica cifra di 40 dollari, potete accontentarvi di una sua riproduzione. A voi la scelta.

Sonia Filippi