Splendore e caduta del comprensorio della CRI

Esiste un luogo a Fara in Sabina, che chi vi abita conosce benissimo. Stiamo parlando del comprensorio della Croce Rossa… non vogliamo riportare tutte le notizie storiche, le trovate su Google, quello di cui vorremmo parlare è dello stato attuale di queste strutture… di quel posto dove in tempi andati, la gente del luogo si recava per farsi visitare, visto che a Fara non c’era il medico… vogliamo raccontarvi dei ricordi di una donna, che allora bambina, andava a raccogliere le olive e poi a sedersi in una sorta di cappellina con vista sulla valle… e anche della vetrata colorata che donava a quell’ambiente una magica atmosfera. Poi ci sarebbe da dire dei pavoni, dei bambini delle colonie, del personale sanitario che ha lavorato in quelle strutture… insomma, il comprensorio era a tutti gli effetti un borgo autosufficiente e perfettamente integrato con il territorio.

Poi, però, come spesso succede in Italia, ciò che è bello viene annichilito a logiche di potere che rimangono poco comprensibili al popolo… alla gente comune, a chi non trova più i pavoni nel parco della Croce Rossa di Fara in Sabina. Così venne il tempo dei Militari.

La struttura venne “passata” alla sezione della Croce Rossa dell’Esercito, che trasformò il tutto in un enorme buco nero pieno di materiale e mezzi. Vennero spianate parti del parco per farci parcheggi, innalzata una stele con tanto di stelletta e due pali per l’alzabandiera… costruita una rimessa appoggiandosi alla parete laterale di una chiesa del Cinquecento.

I soffitti affrescati vennero imbiancati, issate pareti divisorie e creati scempi per dare spazio a serrande in metallo… l’arredo della Chiesa ammassato in una stanza e dimenticato come fosse un qualcosa di ingrommante da ricordare.

Con la curiosità di uno scrittore di gialli abbiamo chiesto di poter visitare quel posto. Ci siamo andati una mattina di settembre, una bella mattina di sole e profumi di erbe selvatiche… quello che abbiamo trovato è stata disperazione e abbandono, vandalismo senza senso e qualche domanda. Forse per deformazione professionale o forse perché in genere le domande vanno poste per avere le risposte, ci siamo andati due volte. Nel servizio fotografico allegato potrete vedere la condizione attuale in cui versano le varie strutture, in alcune non ci si può entrare perché decisamente pericolanti… ma quello che vedrete rende benissimo l’idea. Rende l’idea di come è ora e di come è stato una volta, quando i pavimenti erano lucidi e le vetrate colorate donavano all’ambiente un’armonia serena… poi vedrete anche una cosa che lascia perplessi: documenti dell’Esercito Italiano abbandonati a sé stessi… con tanto di timbri, protocolli e firme varie. Documenti dove ci sono nomi e cognomi… date, trasferimenti, cartelle sanitarie… e poi ci sono i racconti di chi ha visto quel posto funzionante… e sì, siamo riusciti a parlare con una persona che da militare ha vissuto quel posto, anche se solo di passaggio. Si aggirava in quei locali smarrito e allibito. E non stiamo parlando di un ragazzetto di leva mandato lì come punizione, ma di un Tenente.

Detto questo veniamo alle domande: dai racconti di chi ha visto il luogo poco dopo l’abbandono da parte dei Militari, siamo venuti a sapere che hanno lasciato una quantità di materiale immensa… dalle tende ai kit di pronto soccorso con dentro tutto il necessario… dalle razioni K ai faldoni con dentro documenti vari… ecco, a vedere ciò che è oggi e dai racconti che abbiamo raccolto, la sensazione è che più che andarsene i Militari hanno fatto una vera e propria evacuazione frettolosa… perché?

Se qualcuno ha la risposta ci piacerebbe conoscerla. Ci piacerebbe conoscere anche la motivazione che ha portato a coprire con una mano d’imbiancatura i bellissimi affreschi sui soffitti e sulle pareti… così come ci piacerebbe conoscere la logica di appoggiare una costruzione a una parete di una Chiesa del Cinquecento.

Cosa succederà adesso a questo bellissimo luogo?

Al momento, per quello che se ne sa, è entrato sotto il controllo del Demanio che lo ha messo all’asta… non tutto, solo qualche lotto. C’è anche un bellissimo progetto da parte di una Associazione di Fara in Sabina, ma di questo ne riparleremo quando prenderà vita.

Per ora restano le domande, le perplessità e lo smarrimento che si prova entrando ora in questo luogo.

Fabio Pedrazzi