Ubi Babu, il “senza dove”

Fin da piccolo ama disegnare, tanto che il disegno è diventata la sua professione. Pietro Vitrano è un illustratore professionista entrato nella squadra di autori della Placebook Publishing & Writer Agency con una favola intitolata “Ubi Babu”. Si rivolge ai bambini in particolare, ma come ogni favola che si rispetti ha una morale che è quella di guardare bene le cose che ci circondano, al di là delle apparenze. E forse questo libro sarà solo il primo di una lunga serie, visto che le storie di Vitrano nascono dal raccontare ai propri figli, inventare favole per loro prima della buonanotte. Proponiamo ai lettori una sua intervista.

Come ti è venuta l’idea di questa storia?

Salve e grazie innazitutto per avermi ospitato all’interno del vostro Magazine .

Bhè, direi di partire dall’inizio. E l’inizio in questo caso risale a circa 9 anni fa quando diventai papà di due bimbi. Si sa che i bimbi vanno addormentati e spesso lo si fa con l’ausilio di una storia da raccontare loro prima della classica ninna. Quindi ogni sera per farli addormentare io dovevo raccontar loro una storia, Attenzione, non leggere loro una storia ma raccontarla e inventarla di sana pianta. Lì, al momento. La cosa però mi era sfuggita di mano e i miei due bimbi non chiudevano gli occhi se prima io non gli raccontavo una storiella. A volte diverse, a volte sempre una in particolare. Tra queste c’era Ubi Babu. Ubi Babu mi venne in mente una volta guardando in cielo durante una giornata in cui non vi era una nuvola. Vidi che da una parte vi era il sole e dall’altra intravedevo ancora la luna. Mi ricordai che questa cosa in realtà mi ha sempre affascinato perchè siamo abituati a pensare che di giorno vedi il sole e di notte la luna. Raramente riesci a vederli insieme. Dovendo trovare una motivazione a ciò mi inventai questo racconto quella sera stessa. E sembra sia diventato uno dei loro racconti pre-nanna preferiti. Adesso racconto ancora loro delle storie inventate, perchè a loro piace ancora e siccome alla fine a Ubi Babu un pò mi ero affezionato anche io, decisi di scriverla e farne una fiaba.

E come hai scelto il titolo?

Quando inventavo le storie per i miei bimbi spesso i nomi dei personaggi avevano un che di buffo e senza senso. Tenete presente che in quelle ore della sera anche io ero piuttosto stanco e quindi a volte tiravo fuori delle parole a caso. Ecco Ubi Babu e’ il nome a caso di un personaggio ancora a caso e allo stato embrionale. Per puro divertimento mio personale però adesso ho cercato di dare un significato a quel nome. Ubi è la desinenza latina che indica la parola DOVE. Babu invece è una parola della lingua Hausa, una delle tre lingue principali del continente africano, che vuol dire SENZA. Ragion per cui Ubi Babu è un Senza Dove, un errante in cerca di un posto, come si racconta nella storia.

Presentati ai lettori di Kukaos, chi è Pietro Vitrano?

Pietro Vitrano è principalmente un illustratore e un disegnatore di fumetti.

Disegno fumetti professionalmente da che avevo 25 anni. Quando ero piccolo per situazioni familiari particolari stavo molto tempo a casa e facevo quello che fanno molti bimbi e cioè disegnare. Mi piaceva molto disegnare e passavo tutto il mio tempo libero a farlo. Poi iniziai a leggere. Prima i classici come Topolino o Braccio di Ferro. Mio padre, che pure lui leggeva i fumetti, mi fece conoscere quelli dell’epoca come Tex o Capitan Miki per intenderci. Io li leggevo e rimanevo ammirato del fatto che esistessero degli artisti che disgnavano fumetti di professione e in modo così eccelso. Presi così la decisione che da grande avrei fatto il disegnatore di fumetti. Non avevo nessun dubbio!

Dopo aver completato gli studi artistici, compreso la laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma, iniziai quello che per ogni disegnatore è sempre un buon passo per cominciare e cioè lavorare a bottega ( come si diceva una volta ) presso un disegnatore di professione che mi insegnò il mestiere. Non ho mai smesso di disegnare , nemmeno per un giorno mi passava di mente l’idea che potessi abbandonare questa passione. Volevo che diventasse il mio mestiere che mi permettesse una rendita economica tale da poterci vivere. Ho lavorato tantissimo, di notte e di giorno, sbagliando un sacco di volte, buttando disegni venuti male e rifancendo ogni volta da capo. Perchè io volevo disegnare fumetti e volevo farlo bene ragion per cui accettai tutte le critiche e i rifiuti immaginabili per uno come me che si approcciava a un mondo che fino ad allora conosceva soltanto attraverso la lettura degli albi stampati e distribuiti nelle edicole.

Quando ero abbastanza pronto quindi presi la mia strada e iniziai a collaborare con molte case editrici disegnando e illustrando qualsiasi cosa, anche i manuali tecnici più disparati. Ho disegnato fumetti per varie case editrici tra cui Sergio Bonelli Editore, Cronaca di Topolinia e più recentemente Bugs Comics. Fumetti ambientati in varie epoche storiche come il 1800 inglese, per passare al periodo della grande depressione Americana fino ad arrivare a generi differenti come il fantasy e la fantascienza come il più noto Nathan Never e horror come Samuel Stern, solo per citarne qualcuno.

Mi piace ancora disegnare e continuo a farlo. Con la nascita dei miei due bimbi ho scoperto che mi piace anche raccontare storie.

Tu sei un illutratore che lavora già con case editrici, perchè ti sei rivolto alla Placebook?

Come ho detto prima il mio principale lavoro è quello di disegnare fumetti, per cui le case editrici con le quali collaboro pubblicano e distribuiscono maggiormente per le edicole e le librerie di fumetti. Quando ho scritto Ubi Babu volevo affidarmi ad una casa editrice che potesse pubblicare appunto una fiaba per bambini come questa. Una fiaba che ho scritto solo per il piacere di raccontarla e spero per farla leggere ad altri bimbi. Non cercavo visibilità come illustratore .Come tale infatti ho disegnato solo la copertina, le illustrazioni interne sono dei miei due bimbi perchè l’ho reputata la cosa più genuina che si potesse fare. Un racconto per bambini visto attraverso gli occhi di due bambini. Insomma, un opera del cuore. E nella PlaceBokk ho visto la possibilità di esprimermi liberamente senza le convenzioni del modello commerciale, pur con la professionalità di una casa editrice seria come lo è appunto la PlaceBook. Inoltre mi sono stati molto utili anche nella stesura dell’opera.

E com’è stata questa esperienza editoriale?

Per me è la prima volta in termini di pubblicazione con una casa editrice di libri, nel senso più classico del termine. Ma non essendo completamente uno sprovveduto mi sono reso conto che è facile per un neofita cadere nella tentazione di affidarsi alla prima casa editrice sul mercato che ti offre grandi prospettive e speranze a fronte di un esborso anticipato in denaro, o anche solo l’obbligo all’acquisto di un tot di copie da parte dell’autore stesso. Bhè con la PlaceBook sono riuscito a trovare serietà, esperienza, supporto e soprattutto volontà di cooperazione tra editore e autore per far si che l’autore si senta a proprio agio nella creazione e nella divulgazione di un opera frutto del proprio ingegno senza venir meno alla qualità e al contenuto del prodotto stesso se vogliamo banalmente chiamarlo così. Senza chiedere denaro o nessun vincolo economico che pesasse nelle tasche dello scrittore. In più e cosa non da meno la possibilità di vedere l’impegno che l’editore stesso, in fase di elaborazione dell’opera, mette a disposizione in termine di competenze e professionalità come l’editing. In sintesi e volendo utilizzare una metafora dunque posso affermare che la mia esperienza editoriale con la casa editrice è stata una passeggiata di freschezza in un bosco colmo di alberi e aspettative.

Quanto la tua professione ha influenzato questa storia?

Non penso che la mia professione di disegnatore abbia influenzato in maniera troppo significativa. Mi spiego meglio: oltre che disegnare io ho sempre amato leggere. Da piccolo e anche adesso leggo libri e fumetti di ogni genere. Mi pace leggere e mi piacciono le storie e i mondi e le emozioni che riesco a immaginarmi attraverso esse. Ho scoperto come dicevo in precedenza che mi piaceva anche disegnare e quindi ho abbinato le due cose e sono diventato un disegnatore di storie. Ma le storie che ho sempre disegnato non erano mai mie storie. Ho sempre lavorato su storie scritte da altri professionisti. Però mancava qualcosa nella mia carriera. Volevo illustrare una storia scritta da me e con Ubi Babu poteva essere l’occasione per farlo. Poi però l’amore per i miei figli ha fatto sì che io optassi per far loro illustrare il libro…ma almeno la copertina l’ho tenuta per me. Chissa’ che la prossima fiaba non la illustri completamente io.

A che genere di lettori di rivolgi?

Una fiaba di per se’ è una storia concepita per un pubblico di bambini per cui la risposta sembrerebbe ovvia. Ma si sa, spesso le fiabe hanno un significato profondo e molto celato proprio perchè deve essere solo intuito nella percezione del bimbo e per questo la fiaba non viene scelta come lettura da un adulto che preferisce leggere testi con significati più palesi. Pochi sono infatti gli adulti che scelgono di leggerre una fiaba per sè a meno che non debbano raccontarla a un bimbo. In quel caso accade che anche nella mente dell’adulto si imprima il significato della fiaba, la famosa “morale” della favola. Ecco io quando quando racconto le mie storie e quando ho scritto questa mi rivolgo a un pubblico di bimbi ideali che riescono a cogliere ciò che spesso anche noi adulti fatichiamo a capire. Che il mondo è un bel posto se tu lo rendi tale, che ognuno di noi è responsabile del mondo che ci circonda, che bisogna guardare le cose con attenzione anche le più semplici, che non bisogna dare mai nulla per scontato, che bisogna conoscere senza giudicare, che per essere un eroe non necessariamente occore avere dei poteri e che per essere bello non devi per forza avere due belle ali…ma questa è un altra storia. Sono concetti che cerco di trasmettere ai piccoli lettori nella speranza che anche qualche adulto possa leggerla e ritorvarli a sua volta, perchè essere grandi non significa necessariamente essere saggi.

Il mondo ha bisogno di magia?

Il mondo ha sempre avuto bisogno di magia e mentirei se dicessi che non ne ha mai avuto e non ne ha adesso. Posso solo aggiungere che il mondo ha bisogno di magia vera e per magia vera intendo la più bella che possa esserci. Quella del cuore. Quella che ti fa credere davvero che ognuno di noi è magico, che se cerchi bene forse tra le fronde di un bosco puoi vedere un folletto o una fata, che Babbo Natale esiste perchè comunque ogni anno i nostri alberi sono pieni di doni, che se desideri intensamente qualcosa e il tuo cuore è puro vedrai che prima o poi accadrà e che se anche non ti accadesse forse è proprio quella la magia in quanto spesso ti accade sempre quello di cui hai bisogno e se sei magico davvero questo concetto lo puoi comprendere bene e ringraziare l’Universo o Dio o l’Immensità per ogni cosa, anche la più insignificante e semplice.

Ha bisogno di guardare anche oltre le apparenze?

La magia di cui parlavo prima è necessaria nell’essere umano per maturare quello che è il famoso terzo occhio. Abbiamo tutti bisogno del terzo occhio. Un occhio libero e non offuscato dalla nebbia delle circostanze terrene. Fintanto che contiuniamo a guardare male le cose non saremo mai liberi di conoscerle davvero per come sono veramente. Le apparenze sono il vestito che noi vediamo indossare alle persone e alle cose e spesso il nostro sguardo non riesce a toglierlo quel vestito. Occorre riuscire a conservare un pò di quella spiritualità e purezza che abbiamo quando siamo ancora dei bambini e ciò non è impossibile come molti Maestri della nostra storia di esseri umani ci hanno raccontato. Quindi dobbiamo insegnare ai nostri figli a guardare sempre bene le cose, questo è il concetto.

Preferisci disegnare i tuoi personaggi o scriverli?

Questa è una domanda difficile. Un pò come quando eri piccolo e spesso in maniera del tutto diseducativa ti chiedevano se volevi più bene a mamma o papa’. Non saprei, ma continuando su questo paragone diciamo che voglio bene in maniera diversa a tutti e due. Quando disegno imiei personaggi definisco per lo pù il loro aspetto e le loro caratteristiche fisionomiche. Creo appunto la loro immagine fisica nello spazio e questo è importante. E mi piace perchè è come una magia. Un attimo prima il foglio è bianco e un attimo dopo c’è un personaggio che attraverso il suo aspetto e i suoi vestiti e le sue caratteristiche suggeriscono molto di lui. Ma quando creo il personaggio nella mia mente prima di disegnarlo imparo a conoscerlo nell’anima, a capire che tipo di carattere ha, fino a che accade, come a tutti gli scrittori credo, di affezionarmi a quel personaggio come fosse una persona vera. Ma se vogliamo dare una risposta definitiva posso dire che il primo amore non si dimentica facilmente e quindi disegnarli i miei personaggi appaga molto di più il mio ego creativo.

Altre opere da tirare fuori dal cassetto?

Sicuramente si. Di storie ai miei bimbi nel corso di 9 anni ne ho davvero raccontate tante. Alcune le ricordo bene perchè erano quelle che riscuotevano maggior successo di pubblico ( e per pubblico ovviamente intendo i miei due bimbi), altre le ho un pò dimenticate e ogni tanto chiedo a loro di rinfrescarmi la memoria per riprendere qualche appunto. Rgion per cui le sto tutte riprendendo e adesso ne sto scrivendo un’altra. Una fiaba che parla di una farfalla alla quale le accade una cosa davvero bizzarra. E poi ce n’è una di un uccellino restio a voler prendere il volo etc..etc.. e mi ci sto affezionando ai personaggi delle mie storie e se ciò accade allora forse vuol dire che lo stai facendo bene questo lavoro. Vediamo cosa mi riserva il futuro in questo senso.

E sogni?

Bhe’ sogni tanti. Come scrittore: mi piacerebbe che questo primo libro con la PlaceBook fosse solo l’inizio di una mia nuova deriva artistica. Voglio scrivere molte fiabe e far leggere a molti bimbi qulcosa che và al di là della classica favola fatta di principesse, castelli e maghi. Gianni Rodari, per fare un nome, è stato un pioniere della favola con dei contenuti non solo originali ma anche e soprattutto cosrtuttivi e molto educativi. Vorrei che il bimbo iniziasse di nuovo a leggere. Molto di più di quanto lo faccia adesso visto le distrazioni moderne che noi tutti ben conosciamo.

E poi ho un sogno come disegnatore : vorrei un giorno che dagli Stati Uniti un giorno mi arrivasse una mail in cui mi si proponesse di disegnare un avventura di Superman, il mio supereroe preferito da sempre, da quando ero un giovane ragazzino intento a disegnare, sperando un giorno di poter fare il fumettista.

Infine un sogno di essere umano e di papà: sogno che i miei bimbi crescano restando le anime belle che sono adesso e che la magia e la purezza, pur con tutta la crosta terrena che le ricoprirà, non scompaiano mai da loro.

Bianca Folino