Un amore leggendario

Quella tra lo scrittore Francis Scott Fitzgerald e Zelda Sayre, fu una storia d’ amore nata all’ ombra dei ruggenti anni venti. Zelda era nata a Montgomery in Alabama il 24 luglio del 1900 figlia di un avvocato e di una donna estrosa che le diede il nome di una regina degli zingari. Fin da bambina si mostrò per quello che fu per tutta la sua vita: scatenata, ribelle, egocentrica, sensuale. Fu una ragazza molto corteggiata con quella sua aria ribelle datale dai corti capelli alla maschietta, gli occhi azzurri e il suo atteggiamento spregiudicato, indossando  gonne corte e muovendosi in maniera disinibita nell’ età del Charleston. Era poliedrica talentuosa nella scrittura, nella pittura, nella danza ed era una formidabile nuotatrice. L’incontro tra Zelda e Francis avvenne una sera di luglio del 1918 al Country club di Montgomery e fu subito amore. Fitzgerald rimase colpito da quella ragazza che ballava in modo scatenato conquistando la scena. Quella sera tra il ventiduenne sottotenente dell’esercito americano Francis Scott Fitzgerald e la più desiderata diciottenne della città, Zelda Sayre scoppiarono i fuochi d’artificio, si innamorarono pazzamente. I due si sposarono il 3 aprile del 1920 nella cattedrale di Saint Patrick a New York, con una cerimonia con soli sei amici e nessun pranzo di nozze.

Da subito la loro storia fu spregiudicata, trasgressiva, esibizionista con lui che accendeva sigarette con i biglietti da 5 dollari e lei che mostrava le gambe in abiti troppo corti. Trascorrevano le nottate facendo l’alba in locali fumosi, ormai icone di quegli anni folli al pari di Steinbeck, Elliot, Miller, Pound. Nel 1921 nacque la loro unica figlia, Francis Scottie, di cui non si occuparono affidandola subito a una balia, troppo concentrati a vivere la loro vita fatta di feste e trasgressione, in cui venivano serviti soltanto alcolici e che Francis raccontò nel suo “Belli e dannati” dato alle stampe nel 1922. Nel 1924 si recarono in Europa. Parigi, Costa Azzurra, Italia le loro mete, portandosi appresso la figlia, i bagagli ma anche il loro carico di allegra trasgressione e sottaciuta infelicità.Affittarono una villa in Provenza, comprarono auto e gioielli, insomma una vita di eccessi. Qui Fitzgerald terminò il suo capolavoro, “Il grande Gatsby” e qui Zelda amoreggiò con l’affascinante ufficiale dell’aeronautica Edward Jozan al punto da volere il divorzio. Francis la recluse in casa, ma lei tentò il suicidio da cui venne salvata miracolosamente. Il successo de “Il grande Gatsby” fu immenso e travolgente, Fitzgerald era al settimo cielo, non così Zelda, che aveva intrapreso una discesa graduale verso l’inferno fatta di alcool, sigarette ed eccessi sempre più sfrenati. Quel modo esagerato di vivere e l’ombra del marito che diventava sempre più ingombrante la portarono ad avvelenare l’ambiente familiare con liti furibonde davanti alla bambina. Tuttavia in questo periodo Zelda tentò di riprendere in mano la sua vita dedicandosi alla danza, di cui Scott fu gelosissimo. Niente servirà a evitare la separazione che sarà la fine di entrambi.

Lui sempre più alcolizzato, lei sempre più in preda ai demoni della sua mente. Entrerà e uscirà dalle cliniche psichiatriche a fasi alterne senza risultati. Agli inizi degli anni trenta Scott non era più uno scrittore osannato e Zelda peggiorava. Il suo romanzo, “Tenera è la notte” cui lavorava da sei anni, non procedeva a causa del suo alcolismo.  Nel 1931 Zelda venne dimessa dall’ ospedale psichiatrico in cui era rinchiusa ma la sua salute era allo stremo, Francis decise di riportarla dalla famiglia di lei sperando in un sostegno e un aiuto. Bisognoso di lavorare tentò la strada del cinema come sceneggiatore e dialoghista ma la sua inaffidabilità causata dall’ alcol gli causò il licenziamento dopo sei mesi. Il suo romanzo uscirà nel 1934 ma non avrà successo a causa della tematica scabrosa, l’incesto.

Sempre più cupo andò a vivere a New York dove morì a 44 anni per un infarto. Rimarrà il suo romanzo incompiuto a cui stava lavorando, ” Gli ultimi fuochi”. Zelda devastata dalla notizia e a causa della sua situazione di salute, non partecipò al funerale del marito. Invecchiata, ingrassata, dentro e fuori le cliniche psichiatriche troverà la morte in una di queste, arsa viva il 10 marzo del 1948, in un incendio dell’ospedale dove era ricoverata. Ciò che rimase di lei verrà traslato nella tomba che aveva accolto Francis, su cui la figlia aveva fatto incidere una frase tratta dal romanzo “Il grande Gatsby”: “Così continuiamo a remare, barche controcorrente, risospinti senza posa nel passato”.

Sonia Filippi