Musica, parole e immagini sono scivolate in un libro diventando un trio vicente. Stiamo parlando dell’ultimo libro di Marco Galli edito da PlaceBook Publishing & Writer Agency, “Canzoni da leggere, immagini da ascoltare”. Un connubio con Erika Danello che ha fornito le immagini che corredano i testi musicali di Galli e la prefazione di Massimo Germini, chitarrista di Roberto Vecchioni e al quale Galli è molto grato. Anche in questo caso quindi un trio, di persone creative che ha voluto dar vita a questo testo. Galli è un cantautore e uno scrittore che svolge attività di tutor per i percorsi scolastici propedeutici nelle scuole materne e in “Alieno Academy”, scuola se così si può dire per aspiranti artisti. Con Germini ha collaborato per la realizzazione di un brano dedicato alle vicende palestinesi intitolato “Da questa parte del muro”. Questa è la sua quarta pubblicazione. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.
Perché hai voluto scrivere questo libro?
Prima di tutto perché alcune persone da un po’ di tempo mi invitavano a farlo. Ogni tanto pubblico dei testi di canzoni o poesie e nel mio piccolo posso dire che c’è un numero di persone che seguono ed apprezzano (spero) quello che scrivo e il mio stile. Il secondo motivo è perché ho messo insieme parecchio materiale e mi piaceva l’idea di scegliere alcune cose recenti e meno e di realizzare un libro che in realtà voleva essere un disco che poi ha capito che essere un libro era più saggio, più silenzioso e con un rimando al canale specifico dove poter ascoltare i brani.
E perché lo hai definito un disco mancato?
È una immagine che mi piace. In realtà ha voluto mancare apposta la sua iniziale missione. Mi piaceva l’idea di riportare la parola al centro, spogliata della componente musicale ed arricchita da delle immagini. In fondo è questo che sono le canzoni. “Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che immaginavo tutto”. Sono sicuro che ognuno di noi abbia visto il colore di quella maglietta, la ragazza che la indossava ed altri dettagli. Questo grazie proprio alla parola. Si potrebbe sostituire l’armonia con un’altra, la melodia con una diversa, ma sono le parole a fornirci le immagini, poi ognuno si dipinge come sente il quadro. Anna e Marco della bellissima canzone di Lucio Dalla sono stati visti andare via tenendosi per mano , sono sicuro che ognuno di noi ha visto quella scena e i due protagonisti, proprio grazie alle parole. Ecco perché mi piaceva l’idea di riportare la parola al centro.
Come hai scelto il titolo?
Dopo aver contattato Erika Danello per chiederle se le andasse di dipingere i quadri affidandosi ai testi è stato il titolo ad arrivare da solo. Si dice che abbiamo cinque sensi (ma secondo me sono anche di più) ma che li usiamo molto parzialmente ed allora ho voluto giocare con le parole per sottolineare come una canzone si possa anche solo leggere per sentirla secondo il proprio stato d’animo e la propria fantasia e che le immagini si potessero ascoltare oltre a vedere.
Cosa hanno in comune secondo te parole e musica?
Secondo me hanno tutto. Secondo come viene detta, la parola assume tonalità diverse pur restando una semplice parola. Ci rivela uno stato d’animo e quindi un suono più o meno piacevole secondo la situazione. La parola in sé racchiude già un suo suono. Poi dipende dal contesto in cui è collocata, dalla parola che la precede e da quella seguente, dalle pause, esattamente come le note su uno spartito, non per niente si parla di linguaggi diversi. Se spogliamo la musica delle parole otteniamo diversi effetti e questo lo possiamo notare soprattutto nelle colonne sonore dei film. Se spogliamo la parola della componente musicale rimane un testo, ed essendo che arrivo da quella generazione che correva a casa con un vinile, una cassetta o un CD in mano per togliere il cellophane e iniziare proprio a leggere i testi prima ancora di ascoltare l’album, ecco spiegato il motivo per cui ritenga importante il testo.
Ma la musica rimane per te sempre il punto di partenza di ogni cosa?
Vorrei che fosse così, lo vorrei tanto e sempre. In qualche modo mi sono reimpostato un modo di vivere che tiene la musica al centro, anche quando desidero attorno silenzio, c’è comunque sempre un suono attorno e dentro di noi. Quando scrivo un testo inizio a sentire una linea melodica nelle strofe. Poi magari la cambio ma solitamente ciò che sento durante la scrittura è quello che poi in qualche modo resta quando passo alla parte musicale e cerco di dare un senso di canzone o lascio che sia la canzone a dare un senso a me.
Che significato dai al silenzio?
Fondamentalmente. Il silenzio è come la fase preparatoria dell’atleta che sta per fare il salto con l’asta. Il silenzio è nutrimento per l’anima ed oggi lo è più che mai.Ho detto che oggi c’è talmente tanta musica che non c’è più musica ed è ciò che avverto. Ovunque c’è musica, in macchina, al supermercato, nei nostri smartphone, nei centri commerciali, nei locali. Il silenzio fa paura ma è una paura che bisogna assolutamente affrontare e vivere perché rimette ordine dentro e fuori di noi.
E le immagini?
Le immagini, almeno secondo quanto ho scritto prima, sono fondamentali perché rappresentano la nostra fantasia. Oggi tutto è già confezionato e questo toglie spazio alla nostra capacità di immaginazione. Sono cambiati i cartoni animati, i films, i video clip. Sempre facendo l’esempio della canzone di Baglioni, quel testo era pieno di immagini senza che ci fosse un video e neanche una foto. In età adolescente quel brano aveva una potenza notevole in senso evocativo e tutto questo senza alcuna volgarità.
Un testo “simile” di oggi ti sbatte in faccia già tutto dopo due frasi, il corpo della ragazza, la scena di sesso etc etc e la capacità di immaginazione di chi ascolta va in standby. Non so se sono riuscito a spiegarmi nel concetto ma lo spero.
Cosa vorresti arrivasse ai lettori?
Anzitutto che leggere un testo anche se di un autore molto minore come mi ritengo, abbia un potere notevole nel veicolare un messaggio sociale piuttosto che sentimentale. Poi mi piacerebbe che il lettore tornasse ad ascoltarsi maggiormente poiché ognuno può tranquillamente sentire una melodia diversa da persona a persona nel leggere un testo, e non serve essere necessariamente dei musicisti. Mi piace pensare che il connubio fra le parole e le immagini dipinte egregiamente da Erika riesca a portare il lettore su un piano “ di ascolto” diverso da quelli considerati “normali”. Mi piacerebbe infine che il lettore o la lettrice trovassero qualcosa di sé nei testi, nei dipinti e nei brani ascoltabili tramite il QR code inserito in coda.
Come promuoverai questo libro?
Insieme ad Erika stiamo contattando alcune sedi, librerie in primis e circoli culturali. Poi ci sarà qualche ospitata in alcuni programmi radio e TV con date in via di definizione e poi attraverso i nostri semplici canali social.
Qualche progetto in cantiere?
Scrivere ancora canzoni e possibilmente vere, cose che nascono da quello che mi tocca profondamente. Per il resto sono già felice di poter fare musica con i bambini nelle scuole e con qualche allievo privatamente. Tutto questo mentre continuo a prendere appunti su come si possa diventare bravi, esperti e talentuosi , ma sono ancora molto indietro col percorso perché mi piace troppo cazzeggiare . D’altronde si dice che i saggi indichino l’ozio come importante momento di creatività o di preparazione a qualcosa in divenire. Ecco, ho preso molto seriamente questo messaggio.
Bianca Folino