Una città sospesa tra passato e presente

Orvieto. Ci venni per la prima volta qualche anno fa. Arrivai di sera,
in questo borgo medioevale che si inoltra su su per una strada tutta
curve. Ma la meraviglia mi aspettò l’indomani. Tetti e cortiletti
racchiusi tra balconi fioriti, E spicchi di cielo azzurro tra le case,
arroccate in viette lastricate di sanpietrini, un po’ scomodi certo, ma
pittoreschi.


E poi usci con porticine che non puoi nemmeno immaginare dove ti
condurranno. Scalette con respiri inaspettati, sempre racchiusi tra
verdeggianti sorprese. I negozi affacciati come tanti piccoli occhi
curiosi con merce appesa sui muri. Chincaglierie che riposano vicino a
capi firmati. Il lusso e la semplicità lenti nel loro cammino
giornaliero. Qui tutto sembra andare piano. Assai lontana appare la
frenesia delle città .Non c’è fretta tra la gente che cammina con garbo
tra le case che paiono quasi toccarsi, l’una di fronte all’altra. Giri
l’angolo e scopri una piazzetta. Un bar, una gastronomia, e a lato quasi
nascosto un bancomat, come a vergognarsi di deturpare tanta bellezza .Il
vecchio e il nuovo a fianco. L’eterno contrasto tra il passato e il
presente.

E poi all’improvviso, sua Maestà il Duomo di Orvieto ti si
presenta lì. Una cattedrale, all’interno di una città arrampicata sulla
collina. Una basilica in stile romanico il cui costruttore è a tutt’oggi
sconosciuto. Imponente e bellissima con le guglie rivolte verso il
cielo, in supplice preghiera.
Qui tutto è magia al punto che ti potrebbe capitare di incontrar messer
Guglielmo sul suo destriero o madamigella Florenzia col suo cestino
colmo di frutta. Un borgo tra realtà e fantasia. Il regno ideale di una
favola eterna.

Sonia Filippi