Gli eremiti italiani si stanno preparando al Sinodo 2023, quando cioè si incontreranno probabilmente a Roma il prossimo maggio. E sarà la terza volta che gli eremiti italiani si riuniranno, dopo l’incontro dello scorso settembre in Molise, organizzato dai laici. Quel giorno di maggio sarà un momento in cui potranno pregare e meditare insieme, ma il fenomeno dell’eremitismo non riguarda solo i religiosi, contrariamente a ciò che si può pensare. In Italia ci sono 200 persone che vivono da eremiti, per la maggior parte sono donne laiche che spesso si nascondono in montagna e vivono del loro lavoro.
L’eremita da sempre è colui che vive lontano dal mondo considerato moderno dai più e si rifugia in luoghi isolati. Tra gli italiani che hanno fatto questa scelta ci sono coloro che vivono in eremi veri e propri e coloro che preferiscono al natura, tanto da decidere di dormire fuori o al riparo di una semplice capanna consumando solo i prodotti del proprio orto.
La parola eremita deriva dal latino “eremus” (e dal greco “eremos”) che vuol dire deserto e designa colui che orginariamente si ritirava a vivere nel deserto vivendo in preghiera, silenzio e solitudine. Per molti questo stile di vita è una vera e propria comunione con Dio. Per altri è semplicemente un modo di vivere diverso da quello solitamente conosciuto, a contatto con la natura e con un silenzio che a detta degli stessi eremiti “è guaritore”.
La condizione vissuta è di ascesi e non necessariamente di tipo religioso, la comunione con la Natura fa sì che queste persone scelgano questo tipo di vita, piuttosto semplice, fatta del proprio lavoro e della contemplazione della natura che li circonda: devono non solo coltivare prodotti dell’orto per mangiare, ma anche tagliare la legna per riscaldarsi. I luoghi prescelti sono infatti piuttosto isolati, non certo serviti come i paesi nei quali la maggior parte delle persone vive. I ritmi sono lenti e al contempo si segue esattamente il ciclo stagionale, riposando quando si fa buio e lavorando o meditando quando è giorno. Come abbiamo detto esistono religiosi, cioè preti o monaci, suore o monache che fanno questa scelta dedicando la propria vita alla contemplazione divina, ma ci sono anche tanti laici che scelgono di vivere lontano dalla folla, preferendo il silenzio e la meditazione, la semplicità di una vita che si dimostra soddisfacente, almeno per loro. Si tratta comunque di una scelta spirituale, di un cammino e molti degli italiani laici si sono sentiti in un certo senso chiamati dal luogo nel quale hanno poi scelto di vivere, c’è chi ha sentito il richiamo delle montagne e chi quello delle foreste.
Alcuni di loro vendono le conserve che hanno preparato o gli oggetti che hanno intagliato nel legno, ognuno si adopera in diversi modi per il proprio sostentamento. Molti di loro hanno iniziato attraverso i cammini, da Compostela alla franchigena, dalla via di San Michele fino ai ritiri spirituali nei monasteri. Come se ci fosse un’esigenza di spiritualità che prende piede e si esprime allargandosi a macchia d’olio. Soprattutto tra i giovani. Non tutti i ragazzi preferiscono le notti brave fatte di caos e musica, qualcuno di loro è alla ricerca di qualcosa, non ben definito e partendo da qualche corso di meditazione il passo per arrivare ad un ritiro spirituale è breve.
La storia ci racconta di eremiti famosi, quali Antonio d’Egitto del IV secolo considerato il fondatore del monachesimo, o Macario il Grande dello stesso periodo, San Girolamo considerato padre spirituale dell’Ordine che porta il suo nome.
Bianca Folino