Giuseppe Bignoli, in arte “Bagonghi”

Fino a qualche decennio fa dare del “Bagonghi” a qualcuno, significava classificarlo come mezza cartuccia, sbruffone. Eppure un tempo, aveva un altro significato e godeva di alta considerazione. Nel mondo del circo per esempio. Questo pseudonimo veniva usato per definire i nani che ivi lavoravano. Bagonghi in veste di clown, cavallerizzi o giocolieri erano la maggior attrazione per i bambini, ma anche per i grandi.

Il più famoso di tutti fu però uno solo, Giuseppe Bignoli da Galliate nato nel 1892 e morto nel 1939. Giuseppe nacque il 13 gennaio dopo due fratelli entrambi di statura normale, affetto da nanismo essendo alto soltanto 75 centimetri. Furono consultati molti medici, ma nessuno fu in grado di cambiare la sua situazione. Tuttavia Giusepin, come veniva chiamato, era molto intelligente e comprendeva e accettava la sua situazione seppur difficile. Restava comunque il dubbio di cosa potesse fare nella vita con una statura così bassa. L’idea gli venne una mattina del 1906 mentre guardava il circo Brizio Pellegrini in piazza a Galliate. Clown, giocolieri, cavallerizzi. Giuseppe si innamorò di quella vita e già il giorno dopo decise di partire con loro e lasciare la sua Galliate. Il proprietario del circo, Aristide Pellegrini prese in simpatia il ragazzo e iniziò a insegnargli tutti i trucchi del mestiere. Di parere contrario naturalmente la famiglia, che denunciò subito l’allontanamento del giovane. Ma invano, il circo era arrivato ormai in Francia in quel momento e a loro non rimase altro se non rassegnarsi.

Finché un giorno alla famiglia non arrivò del denaro proprio da quel figlio girovago di cui non avevano più notizie. Da lì la carriera di Giuseppe prese il volo. In Francia venne assunto dal circo delle sorelle Rancy specialiste in cavalli. Con loro assunse il nome di Bagonghi che compariva in tutti i cartelloni, diventando un cavallerizzo provetto in grado di compiere piroette mirabolanti. Stava diventando un divo nel suo campo e il suo nome iniziò a circolare nell’ ambiente. Perfino la famosa “Domenica del Corriere” gli dedicò una copertina. Dopo la Francia, si trasferì in Germania presso un altro circo molto famoso lo Schumann. Viveva in simbiosi con i suoi cavalli e diventò un artista rinomato al punto tale che nel 1910 a 18 anni gli arrivò una scrittura dall’ America. Prima il circo Wirth e poi il massimo: il circo Barnum, dove arriverà la fama, quella vera e i soldi, tanti. Vi rimarrà fino al 1926 per sedici anni, durante i quali farà molte tournée all’estero.

In Australia conoscerà quella che diventerà sua moglie, Irene Thompson, una nana che sposerà ma dalla quale divorzierà dopo nemmeno un mese per incompatibilità di carattere. Rimarrà in America proprio fino al 1926 per poi tornare a Galliate accolto come un eroe. Un piccolo uomo che aveva saputo trarre fortuna e ispirazione dalla sua bassa statura e che non si era mai abbattuto. A Galliate si fece costruire dalla Fiat un’auto su misura, una Balilla con i comandi adeguati. Rimise a posto la casa dei suoi genitori, spesso girava per il paese con un cavallo bianco e andava a Novara a giocare a carte. Insomma sempre una vita in pista. A Giuseppe piacevano le donne e in America aveva fatto un’eccellente carriera in questo senso. Molte le avventure che aveva vissuto per l’ambiente e la maggiore libertà di costumi. In Italia però le cose stavano diversamente.

Gli venne proposta una signora nubile di Trecate ma la storia non decollò. Fino a che non conobbe Teresa Rivetti, che sarà l’amore e gli rimarrà accanto fino alla fine. La vita funambolica del nano Bagonghi terminerà tragicamente il pomeriggio del 6 settembre 1939, quando perderà la vita annegando nell’ amato fiume Ticino, mentre era alla guida di un sandolino, una piccola imbarcazione. La corrente troppo impetuosa la rovescerà e Giuseppe incapace a causa della stessa di recuperarla, verrà trascinato via, scomparendo. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo su una spiaggetta dove si era arenato, presso Cuggiono. Il funerale del nano Bagonghi fu un evento, tutti i gerarchi fascisti dell epoca, vestiti di bianco gli resero omaggio. Il suo corpo fu tumulato nel cimitero di Galliate. Un piccolo uomo vissuto soltanto 47 anni ma che ha lasciato una traccia indelebile del suo passaggio in questa vita.

Sonia Filippi