Due Giovannini-Cipriani doc

Questa volta si sono superati proponendo al loro pubblico l’uscita di ben due libri. Stiamo parlando degli amici di una vita, di coloro che amano scrivere a 4 mani: Armando Cipriani e Bruno Giovannini. Dopo le vie dei Tarli, la PlaceBook ha pubblicato in queste settimane “Un crisantemo sulle vie del Tevere” e “Sognando Caravaggio”. Due storie scritte ancora insieme sullo sfondo della Capitale e con protagoniste le ormai famose antiquarie romane. Li abbiamo intervistati e vogliamo proporre ai lettori questa piacevole chiacchierata.

Perché vi è venuta l’idea di dedicarvi in contemporanea a due libri?

Armando: In realtà li abbiamo pubblicati “in contemporanea” ma scritti in due tempi.

Bruno: Ci sembrava più giusto evitare un libro con un titolo unico riferito poi a due diversi racconti nella stessa pubblicazione.

Però siamo sempre a Roma e le protagoniste sono sempre le antiquarie…

A: Si vede che ci siamo affezionati ai personaggi però nessuna preoccupazione, ne abbiamo uno già pronto e poi forse cambiamo. Lasciare Roma è un po’ più difficile, questa città è da sempre teatro di microstorie sconosciute e di grandi storie fin troppo conosciute. Noi ci manteniamo sul micro.

B: Abbiamo pensato ad una serie di racconti dopo la prima pubblicazione e abbiamo stabilito con le tre antiquarie protagoniste una sorta di rapporto affettivo virtuale. Sarà difficile abbandonarle. D’altra parte la narrativa è una forma di creatività e i personaggi acquistano un’autonomia propria. Flaubert diceva che avrebbe voluto, senza successo, liberarsi di Madame Bovary, sempre presente nella sua vita. Figurati le nostre protagoniste che, per quanto molto meno nobili, sono in tre e prendono il sopravvento su due autori di assai più modesta caratura.

Uno di voi due nutre una reale passione per l’antiquariato o le protagoniste sono nate per caso?

A: È Bruno che ha una passione reale per l’antiquariato, io da giovane ho fatto solo il rigattiere in un vicolo di Trastevere. I protagonisti non sono mai casuali, sono presi in prestito dall’esperienza, dalla fantasia, e sì anche dalla casualità ricercata.

B: Le arti figurative hanno sempre avuto una grande influenza sulle mie pur relative percezioni della grandezza artistica. Se vedo un quadro che mi attrae rimane impresso nella mia memoria per tempi indefiniti ma soprattutto mi immerge in altre dimensioni temporali.

Come avete scelto i titoli?

A: Sulla scelta dei titoli ci siamo molto confrontati. Siamo andati per approssimazioni, a volte collegandoli alla storia, altre volte ai personaggi e alla fine ci siamo trovati d’accordo.

B:I titoli debbono essere sintetici e muovere comunque la curiosità delle persone. Storia e personaggi, come dice Armando, offrono una ovvia indicazione per la loro determinazione.

Il fil rouge dei vostri libri rimane la via dei Tarli, ci spiegate perchè?

A: È un ambiente che sia Bruno che io conosciamo più che bene. Bruno ci vive, io sono meno stanziale, più vagabondo e perciò mi piace ritrovare luoghi e memorie.

B: Perché questo è il centro del centro di Roma, dove ancora vi è una variegata presenza di persone con esperienze, stili di vita ed estrazioni sociali diverse ma pur sempre immerse nell’appartenenza alla romanità.

Dove trovare l’ispirazione per i vostri gialli?

A: Nella vita che ci circonda, nelle memorie e a volte nei desideri. In realtà essendo in due e non potendo avere un’ispirazione unica, a uno di noi viene un’idea e inizia due righe di racconto che propone all’altro. In genere funziona.

B: Trovato insieme un punto di partenza, il racconto si svolge come un tappeto, che mostra gradualmente il suo disegno e le sue trame, nelle quali compaiono personaggi spesso presi in prestito dalla vita reale.

Raccontateci come procedete con la scrittura, utilizzate una scaletta, vi passate il manoscritto o ognuno di voi scrive una parte diversa?

A: Non utilizziamo scalette. Ci passiamo quanto scriviamo, con molto rispetto ci scambiamo considerazioni e correzioni. Credo di poter dire che Bruno cura di più l’intreccio, lo svolgersi della vicenda, a me piace di più caratterizzare e inventare personaggi.

B: Scrivere in questo modo è davvero un divertimento ed uno scambio continuo di proposte per lo sviluppo del racconto che in corso d’opera procede quasi da solo con una sua logica narrativa.

Come promuoverete questi due libri?

A: Qualche presentazione, presenza sui media, rapporti con chi abbia letto i libri precedenti e poi quello che capita

B: Oltre a quanto detto da Armando, abbiamo cercato di contattare le comunità italiane all’estero, in particolare in Australia e in Sud America, pensando che i nostri racconti mantengano la memoria delle origini. Abbiamo qualche positivo riscontro.

E gli altri come stanno andando?

A: Sulle vendite non so, sui riscontri dei lettori sono molto contento

B: Ovviamente non abbiamo una grande forza propositiva, tuttavia il primo racconto delle Vie dei Tarli, presentato dalla Casa d’aste Finarte, ha avuto una buona diffusione come libro parlato per gli ipovedenti, realizzato dal Centro Internazionale “Adriano Sergiotto”. Di ciò siamo particolarmente felici. Molto buoni sono anche gli apprezzamenti diretti di chi legge i racconti.

State scrivendo qualcosa di nuovo?

A: Come ho già detto, uno già pronto e poi una pausa da Roma, dalle storie e dai personaggi. Stiamo pensando di raccontare favole, personalmente partirei dal mare.

B: Il settimo racconto è già pronto. Vorremmo proporlo al nostro Editore a fine anno. La professionalità e la pazienza di Fabio Pedrazzi e di Claudia Filippini sostengono la nostra residua energia di ultra ottantenni.

Ora, come dice Armando, siamo già in una dimensione fiabesca e vorremmo trasmetterla con la leggerezza dell’impossibile.

Bianca Folino